La centralità del Consorzio di Bonifica per battere la fragilità del sistema
MACERATA – Sono state queste le parole che il Prof. Renato Brunetta ha voluto regalare a tutti i Consorzi di Bonifica presenti alla firma dell’accordo interistituzionale fra CNEL e ANBI sottolineando il ruolo strategico che i Consorzi ricoprono nelle diverse regioni italiane.
Un ruolo che mai come adesso, in piena emergenza climatica e con un continuo altalenarsi di improvvisi e violenti episodi alluvionali a lughi periodi siccitosi, ha ragione di esistere ed è in grado di mettere in campo specifiche competenze sia in ambito di mitigazione del rischio idraulico che di gestione della risorsa acqua disponibile.
A dieci anni compiuti dall’unione dei tre storici enti già presenti nel territorio marchigiano, il valore generato dal Consorzio di Bonifica sul territorio è spesso passato sotto traccia, figlio di quella economia della manutenzione che giorno dopo giorno ha puntato al fare e fare bene per il territorio, nell’ambito delle competenze assegnate dalla Regione Marche e nel limite delle risorse economiche a propria disposizione, senza grande clamore.
Il Consorzio di Bonifica delle Marche è responsabile primo della manutenzione ordinaria del reticolo idrografico minore in ambito extraurbano: una fitta rete di corsi d’acqua di oltre 18.000 km che attraversano tutta la regione. Quest’opera di manutenzione è finanziata esclusivamente attraverso il contributo di bonifica. Solo nel 2024, gli interventi di manutenzione ordinaria sono stati 421 per un costo totale di € 2.400.000 a fronte di un totale di contributi effettivamente versati di € 3.450.000, parzialmente destinati anche al mantenimento del Consorzio che in quanto ente pubblico “economico” non riceve finanziamenti per la sua gestione. Un dato che da solo parla e che evidenzia come, le risorse a disposizione del Consorzio, rappresentino oggi il limite primo rispetto ai tanti interventi da fare a supporto della sicurezza idraulica di tutte le Marche e che ovviamente non riguarda il solo reticolo idrografico minore, ma anche i torrenti ed i fiumi attualmente di competenza regionale. Il Consorzio di Bonifica delle Marche spicca fra quelli di tutt’Italia per il minor numero di contributi di cui può disporre, a carico, pressoché interamente, dei soli agricoltori, rispetto ai km quadrati di territorio da gestire.
Le alluvioni che hanno segnato la regione Marche, hanno evidenziato tanto la centralità del ruolo rivestito dal Consorzio quanto la fragilità di un sistema che investe ancora troppo poco in prevenzione e troppo nel recupero dei danni post-emergenza.
A fianco dei tanti interventi in somma urgenza realizzati in collaborazione con la struttura del sub-commissario per l’alluvione ing. Stefano Babini (nel solo 2024 la struttura commissariale ha finanziato oltre € 4.000.000 di interventi in somma urgenza realizzati dal Consorzio, più o meno il doppio di quanto quest’ultimo ha potuto investire con proprie risorse nella manutenzione ordinaria), il Consorzio si è impegnato a promuovere una nuova cultura della bonifica dove da un sistema su segnalazione puntuale si passi ad un sistema di programmazione di aree e interventi da realizzare così da arginare a priori l’impatto di possibili, e sempre più frequenti, eventi climatici estremi.
Nel futuro in cui il Consorzio vuole andare, gli interventi di bonifica sono strumenti di prevenzione del rischio idrogeologico e vanno di pari passo a quelle opere strutturali che puntano a mitigare il rischio idraulico e a mettere in sicurezza luoghi e persone, tessuto economico e sociale. Il rischio idrogeologico può essere solo mitigato e mai purtroppo completamente eliminato, è possibile però scongiurare drammatici episodi come quelli di settembre 2022 o maggio 2023 e la perdita di vite umane vissuta.
Un esempio fra tutti i lavori in partenza nel mese di febbraio a Falconara. Alla manutenzione propedeutica dei fossi di San Sebastiano, Cannetacci e Liscia, ne seguirà l’ampliamento della sezione idraulica per un investimento complessivo di 3.9 milioni di euro, finanziato dalla Regione Marche (a cui compete la realizzazione di queste opere), affidato al Consorzio di Bonifica, e che dovrebbe – anche grazie alle due casse di espansione presenti – contribuire a salvaguardare la città dalle future alluvioni.
In un’ottica di semplificazione e di efficientamento del sistema di prevenzione del rischio idrogeologico nella nostra regione, il Consorzio si candida fin da ora ad estendere le proprie competenze alla manutenzione straordinaria dei corsi d’acqua minori, a quella ordinaria e straordinaria degli stessi corsi d’acqua nei centri urbani ed a quella ordinaria e straordinaria di fiumi e torrenti, oltreché a realizzare per conto della Regione opere idrauliche strutturali. Tutto questo richiede ovviamente una profonda e coraggiosa riforma dell’attuale sistema, che dovrebbe prendere l’abbrivio da scelte legislative nazionali.
Il cambiamento climatico richiede un cambio di scenario anche in ambito di irrigazione, altra funzione propria del Consorzio di Bonifica delle Marche. Gli ultimi anni di inusuale siccità e la generale obsolescenza degli impianti hanno sollevato nuove problematiche e nuove riflessioni.
Al di là dei lavori che il Consorzio sta facendo o ha in animo di fare in un’ottica di efficientamento delle reti esistenti o di estensione degli impianti, quello che non è possibile demandare oltre è la definizione di una “priorità” nell’uso dell’acqua disponibile. Se i nuovi impianti a pressione consentiranno nuove e più moderne pratiche di irrigazione con conseguente risparmio della risorsa idrica, non risolveranno purtroppo la carenza d’acqua dovuta alla siccità che “svuota” i laghi.
A fronte di uno stress idrico dove a precipitazioni di portata biblica si intervallano infinite estati senza piogge, e nonostante un uso estremamente oculato delle risorse disponibili nei cinque invasi gestiti dall’ente, oggi è più che mai fondamentale capire come e dove dev’essere raccolta l’acqua e, successivamente, come dev’essere usata.
“La stessa acqua può sostenere o affondare una nave” cita un proverbio cinese.
Basterebbe la logica per capire che in un quadro generale come quello attuale, l’acqua delle diverse dighe presenti nella nostra regione deve necessariamente essere destinata in primis al consumo quotidiano e all’agricoltura e poi, in caso di effettiva disponibilità, all’idroelettrico. È una riflessione questa che si impone in previsione delle prossime scadenze delle concessioni per il prelievo idrico su dighe e fiumi delle Marche.
Michele Maiani, Presidente del Consorzio di Bonifica, dichiara: «Dieci anni dopo la nascita del Consorzio unico marchigiano, il nostro ente è perfettamente consapevole delle sue quotidiane responsabilità, conferma la volontà di essere soggetto attuatore al servizio della Regione ed è pronto – sia a livello di struttura che di competenze presenti – ad affrontare le sfide di mondo in pieno cambiamento climatico. È nel nostro DNA prenderci cura del territorio, programmare, progettare e realizzare, in un’ottica di sicurezza idrogeologica. Quello che auspichiamo, come Consorzio e come parte di un sistema consortile nazionale, è l’adozione da parte delle istituzioni preposte di una strategia innovativa di lungo periodo che si scrolli di dosso la logica dell’emergenza e che sposi il concetto di prevenzione e di corretta gestione dell’acqua, vero pivot dello sviluppo futuro. A livello regionale ci auguriamo che si segua la logica adottata da molte altre regioni italiane dove la manutenzione del reticolo idrografico è intesa come attività a beneficio universale nella quale investire in maniera collettiva e solidale».
E prosegue Francesca Gironi, Presidente dell’Assemblea del Consorzio e dell’ANBI Marche: «Il settore agricolo è stato flagellato dagli eventi alluvionali, dalla siccità. Chiede risposte, chiede supporto; i Comuni, le famiglie, le attività produttive e commerciali, sono stati feriti dagli eventi alluvionali, nel privato, in ambito professionale e chiedono risposte, chiedono supporto. Noi ci siamo. Perfettamente al centro fra istituzioni e cittadini e cogliamo l’opportunità che gli eventi degli ultimi anni ci stanno dando: quella di evolvere e crescere, mettendo in discussione il nostro agire, quando necessario, aprendoci a nuove prospettive e facendo rete, attraverso l’ANBI nazionale, con gli altri consorzi presenti in tutta Italia. Ci accomuna un obiettivo primo: ascoltare le istanze che ci arrivano dal territorio, intercettare le adeguate risorse finanziarie pubbliche e dare risposte concrete, innovative, votate alla sostenibilità ambientale e alla salvaguardia idrogeologica».
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