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“Nelle Marche durante le feste la sanità non esiste.  Né per i vivi, né per i morti”

“Nelle Marche durante le feste la sanità non esiste.  Né per i vivi, né per i morti”

di BEATRICE MARINELLI*

ANCONA – In questo periodo di festività, ci sono stati segnalati numerosi e gravi episodi di assenza di assistenza medica e sanitaria. Non si tratta di semplici disservizi o inefficienze, ma di una completa mancanza di servizi essenziali.

In primis, il problema, caratterizzante la gran parte del territorio regionale, dell’assenza della guardia medica. A partire dalla giornata di martedì 31 dicembre – peraltro, giorno feriale e non festivo! – e fino a tutt’oggi, il servizio è stato infatti sospeso in diverse sedi, con invito all’utenza a rivolgersi altrove, presso un’altra delle già estremamente rarefatte strutture di continuità assistenziale presenti sul territorio, ovvero quasi sempre a non meno di 30/40 km di distanza.

Prendiamo la provincia di Macerata, ad esempio. L’ultimo giorno dell’anno i cittadini di Montefano e zone limitrofe, avendo la vicina guardia medica di Recanati chiusa, si sono dovuti recare a Civitanova Marche. I residenti di quest’ultima, d’altro canto, nei giorni immediatamente successivi, hanno visto chiuso il proprio ambulatorio di guardia medica e si sono dovuti spostare a loro volta a Recanati. Parliamo di un territorio che tra comuni maggiori (Civitanova Marche: 42.000 abitanti e Recanati: più di 20.000) e comuni minori, conta oltre 100.000 abitanti.

La situazione non è diversa in provincia di Fermo: sospeso di frequente il servizio di guardia medica di Pedaso, i cittadini ivi residenti sono stati dirottati a Petritoli.

Analoghe condizioni ovunque, in tutta la regione, e per tutto il periodo delle feste.

Ad aggravare il quadro, la conseguente ed inevitabile indisponibilità dell’unica guardia medica di volta in volta reperibile su ciascun territorio, ad effettuare le visite domiciliari, per il rischio di “lasciare scoperto” il servizio durante le uscite. Eppure è bene ricordare che l’assistenza medico-sanitaria a domicilio, in tutti i casi in cui vi è un’effettiva indifferibile necessità e che non sono – per gravità – di competenza del servizio di emergenza-urgenza (118) è un diritto essenziale che dovrebbe e deve essere garantito al cittadino. Tanto più a coloro che sono oggettivamente impossibilitati a spostarsi in autonomia: pensiamo ai nostri anziani, alle persone con disabilità, alle famiglie monogenitoriali dove il genitore e/o uno dei figli è malato e non vi sono parenti a cui lasciare in custodia i minori mentre ci si reca – spesso per molte ore – al più vicino punto assistenziale. Proprio da queste categorie ci sono pervenute, per la maggior parte, le segnalazioni di tali problemi e difficoltà: difficoltà che – si badi bene – ci sono per tutti, ma che il cittadino medio, che possiede discrete disponibilità economiche ed autonomia di azione, è ormai purtroppo abituato a sopportare e fronteggiare  “arrangiandosi”; per tutti gli altri c’è il baratro.

Ma se i servizi sono inesistenti per i vivi, lo sono anche per i morti. Un’altra segnalazione che ci è giunta da un familiare di un marchigiano deceduto nella notte tra il 31 dicembre ed il primo dell’anno, riguarda l’irreperibilità di un qualsivoglia sanitario, che fosse il medico di base, la guardia medica, oppure il personale della cooperativa di assistenza domiciliare che seguiva da tempo l’anziano allettato, disponibile a recarsi a casa per la constatazione del decesso. La questione è stata risolta, con modalità irrituali e del tutto discutibili, solo nel tardo pomeriggio dell’1 gennaio, a distanza di molte ore dalla dipartita dell’anziano signore.

Un nuovo anno, insomma, che non è iniziato al meglio per il servizio sanitario pubblico marchigiano, che a volte – quello sì- sembra davvero defunto e sepolto.

*Dirigente tecnico del Comitato Pro Ospedali Pubblici delle Marche

 

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