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Quando un’antologia diventa esemplare

Quando un’antologia diventa esemplare

di TIBERIO CRIVELLARO

Uscita un’antologia diversa per tema da tante pubblicate, almeno a memoria, nell’ultimo trentennio: “Sfilata d’alti modi – Ritratti poetici di figure esemplari” (Ed. La Scuola di Pitagora – Napoli, ottobre 2024) a cura di Giuseppe Langella già ordinario di Letteratura Italiana Moderna all’Università La Cattolica di Milano.

Solo una trentina i poeti italiani scelti chiamati a testimoniare il valore di altrettanti poeti di varie epoche attraverso un testo commemorativo, gea “sinossi” poetica di identificazione e transfert d’Autore (?). Tra i promossi (senza voto – non me ne vogliano quelli non citati per via di esiguo “campo”): Alessandro Fo, Giuseppe Grattacaso, Elisa Donzelli, Vivian Lamarque, Eugenio De Signoribus, Lino Angiuli, Elio Pecora, Fabio Pusterla, Paolo Ruffilli,  Umberto Piersanti, Nina Nasilli, Ida Travi. I “modelli esemplari” citati dai vate e dalle cantore o cantrici, se preferite, sono funzione “pedagogica” di una sfera estetica dove beltà e bontà letteraria si con-fondono.

Ma che titolo straniante “Sfilata d’alti modi”! Se state attenti, ci arriviamo; una funzione insegnante quando al maschile plurale “alti modi” poi al femminile singolare diventa l’haute couture non del tutto immaginaria di “alta moda” la quale, nel gioco di parole si transita verso il fascino dell’Estetica e dell’Etica dove la bellezza dell’oggetto poetico usato dai nostri marinai è singolare nel “bastimento” di Capitan Langella. Ma pochi, attraverso i loro testi, hanno ricordato personaggi più o meno noti con cui si sono trovati in stretta relazione, anche di amicizia, hanno contribuito alla loro maturità poetica. Quattro a mio parere: due poeti e due poetesse.

Stefano Carrai ricorda l’amico Renzo Gherardini che si era formato “all’Università” delle Giubbe Rosse, noto caffè di Firenze frequentato da intellettuali, artisti e poeti “laureati”, tra i quali Montale, Gadda, Luzi e sicuramente da Bigongiari: “L’ho conosciuto bene lo sai Renzo…/ io che riportavo sempre il discorso/ a quel tempo passato alle Giubbe/ ad ascoltare Rosai o Parronchi…” (il mio vecchio amico Alessandro conosciuto a Padova nel 1997!). O quello di Alessandro Fo che rammenta il magnetismo d’un giovane assistente universitario Massimo Vetta; poi la malattia, la prematura scomparsa: “Massimo Vetta…/ Anni settanta del Novecento, assistente di greco./ Origini macedoni, castano, bello, gentile,/ riservato, elegante./ Passava nella vita come defilandosi,/ ispirato a nobiltà segreta, discreta…” L’esempio di Antonietta Gnerre evidenzia il sapor d’Irpinia dedicato all’insegnamento di Ugo Piscopo, alla naturalezza del linguaggio pacato, “piano”, giacché la poesia ha anche il privilegio di parlare sia al passato che al presente nella prospettiva del dialogare: “Non domandare nulla/…perché/…Ora tutto sembra immenso./ Nell’aria è attesa di preghiera,/ C’è speranza per i fiori, per noi,/ per quel millimetro/ che ci separa da una poesia.”. E Vivian Lamarque, quando uno studente decenni fa, le chiese: “Ma che poesie sono le sue? Si capisce tutto.” Il suo testo è dedicato a figure preziose: a Domenico Iannacone, Eraldo Affinati, Anna Luce, all’idimenticabile Alberto Manzi:..”…iersera ho visto un Uomo Buono./ Lui era dentro la televisione,/…dentro la tv dentro le sue orecchie aveva/ un filo diretto direttamente pinzato con le orecchiete/ del cuore/…Anche le mani le muoveva diversamente…” Seppur non contemplato nei quattro casi, a concludere questa mia “traversata” evidenzio il “gabbiere” Giuseppe Grattacaso con la sua “Celeste e i garofani” a ricordo di tal esile figurina esile nell’aprile del 1974, quando la rivoluzione popolare di Lisbona (detta dei Garofani) mise fine alla dittatura dell’epoca, e quell’atto poetico di un’eroina (a pag. 56, 57 e 58): “Celeste Martins Caeiro era una donna minuta, sembrava/ ancora più piccola e schiva col fascio/ dei rossi garofani,// Celeste dei fiori, la guardarobiera,/…sembrava più piccola allora/tra uomini grandi, e enormi armi, che andava/ per strada in salita nel Chiado, accanto/ al carro armato, Celeste dei fiori,/…si arrese: voleva fumare il soldato…/ ho questi/ soltanto e sono felice, gli disse Celeste/ donandogli un fiore…(…)”. Meravigliosi versi che invito tutti a leggere compiutamente. Ottima, fluente, chiassosa e passionale passerella, l’antologia giunta al Porto, di Capitan Langella. Ave.

SFILATA D’ALTI MODI

Ritratti poetici di figure esemplari

A cura di Giuseppe Langella

Edizioni La Scuola di Pitagora

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