La crisi della Beko: Uncem Marche in prima linea per tutelare i lavoratori delle aree interne
La crisi della Beko: Uncem Marche in prima linea per tutelare i lavoratori delle aree interne
ANCONA – La presentazione del piano industriale di Beko Europe al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) che prevede circa 1.935 esuberi a livello nazionale su 4.400 occupati entro il 2025, ha messo sotto pressione il territorio marchigiano, dove gli effetti rischiano di essere devastanti. Le previsioni includono la chiusura dello stabilimento di Comunanza nell’ascolano con 320 lavoratori coinvolti, 400 esuberi tra lo stabilimento di Melano nel Fabrianese e la chiusura del Centro Ricerca e Sviluppo di Fabriano, simbolo di innovazione e futuro per il comparto produttivo locale, colpendo anche il settore impiegatizio e manageriale.
La cessazione degli stabilimenti e la riduzione dell’occupazione sono un duro colpo per le aree interne delle Marche, già provate da spopolamento, crisi economiche e il sisma del 2016. Comunanza e Fabriano rischiano di perdere non solo posti di lavoro, ma anche competenze industriali e tecnologiche difficilmente recuperabili.
“Di fronte a questa emergenza – ha dichiarato il Presidente di UNCEM Marche Giuseppe Amici – non solo abbiamo espresso immediatamente la nostra solidarietà e vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti dalla crisi Beko, ma si è anche deciso di predisporre ogni azione necessaria per sollecitare l’intervento delle istituzioni: il Governo, la Regione Marche e il Commissario Straordinario per la Ricostruzione Sisma 2016. Questo impegno include anche la richiesta di misure normative straordinarie per garantire la sopravvivenza degli stabilimenti e salvaguardare i posti di lavoro”.
L’intervento di UNCEM Marche sulla crisi Beko si inserisce all’interno di un’azione per la tutela delle aree interne, che rappresentano un valore assoluto della regione, ma che da troppo tempo soffrono di marginalizzazione. La perdita di un’importante realtà industriale come quella di Beko rischia di aggravare ulteriormente il divario tra le zone costiere e quelle montane con conseguenze irreversibili per la coesione territoriale.
“La crisi Beko è un banco di prova per le Marche e per l’Italia intera – ha rimarcato Giancarlo Sagramola Vicepresidente di UNCEM Marche –. La capacità di affrontare questa sfida sarà un indicatore della volontà di investire nel rilancio delle aree interne, nella tutela dei lavoratori e delle loro famiglie. È fondamentale un’azione congiunta e coordinata. Il Governo e la Regione devono intervenire con urgenza, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, incluse le risorse legate alla ricostruzione post-sisma e ai fondi europei”.
Nelle foto: il presidente Giuseppe Amici ed il vice presidente Giancarlo Sagramola
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