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“La quasi luna” di Alice Sebold un libro tutto da leggere

“La quasi luna” di Alice Sebold un libro tutto da leggere

di TIBERIO CRIVELLARO

Riedizione (lo scorso agosto) in tascabile di un successo mondiale: “La quasi luna” (E/O Edizioni) di Alice Sebold, per intenderci, quella di “Amabili resti” (E/O Edizioni) riproposto in un film visto da milioni di spettatori che ha vinto l’Oscar. Oscar anche nel 2004 per “Il signore degli anelli” e a “La quasi luna”.

La Sebold è di penna cruda e sottile, miniera d’oro pure per i produttori del cinema. Un romanzo, questo, di livello altamente qualitativo non seconda ai migliori autori concomitanti di spessore. La storia narrata fa ricordare l’attuale spregio per la vita altrui tra parricidi, figlicidi, femminicidi e matricidi come quello narrato in “La quasi luna” in ogni suo sconvolgente particolare. Helen (la protagonista) ammazza la madre ormai preda della demenza senile, in sostanza una madre diventato nel tempo “marcia come l’acqua stagnante”.

Quando, quello che diventò suo marito la conobbe era bellissima, capace di amare sino a che il declino e la potente nevrosi non l’aveva trasformata in un sopramobile vivente, affetta da claustrofobia, insopportabile, capricciosa e astiosa anche verso la figlia. Forse per questo il padre di Helen si era suicidato con un colpo di pistola alla nuca. Come Helen uccida la madre, ve lo lascio scoprire nella lettura.

“Alla fin fine, ammazzare mia madre mi è venuto facile”. Per pietà o per odio? O per un estremo tentativo di cercare quell’affetto materno mai trovato? Antònimia d’amore? Ciò si capirà dalla cronaca del fatto, in quel giorno e in quelli successivi quando Helen tirerà in ballo in modo complice l’ex marito da cui è divorziata da anni.

Elena Ferrante, ci mette la pezza su “La Repubblica” dichiarando che questo libro non è solo la storia di un matricidio, ma anche la storia di un amore furioso di una figlia per la madre. Tuttavia una Ferrante  radicale mica pensa che di per sé il fatto, secondo noi di qua, potrebbe pure trattarsi di una atto accidentale, forse un tragico lapsus senza alcuna premeditazione.

Ad esempio, quanti si ammazzano in incidenti stradali per distrazioni evitabili? Anche questi sono lapsus, inconsciamente per punirsi o autodistruggersi? Peccato che spesso ammazzano anche altri che non c’entrano. Si, suicidio, analiticamente osservando. Ma i lettori non facciano il lapsus di dimenticare la Sebold quando, in libreria, s’accorgono di aver dimenticato portafogli e carta di credito a casa. Quando si esce di casa si controlli di aver tutto, anche le chiavi di casa. Ave.

ALICE SEBOLD

LA QUASI LUNA

E/O Edizioni

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