“Anche a Chiaravalle è necessario un cambio di modello di produzione energetica”
“Anche a Chiaravalle è necessario un cambio di modello di produzione energetica”
Il gruppo Chiaravalle Domani chiarisce le responsabilità dell’Amministrazione nell’iter dell’impianto di via San Bernardo: “Un progetto necessario per la transizione energetica, su cui vigileremo per garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità e tutela del paesaggio”
CHIARAVALLE – In questi giorni si parla molto dell’impianto agro-voltaico che sorgerà alle porte di Chiaravalle lungo via San Bernardo, un intervento di grandi dimensioni, inizialmente previsto per 50 ettari e successivamente ridotto a circa 40 ettari.
Appena l’amministrazione comunale – si legge in un intervento diffuso dal gruppo Chiaravalle Domani – venne a conoscenza del progetto, a seguito dell’attivazione della valutazione di impatto ambientale con procedimento del Ministero dell’Ambiente, si mosse subito per avere spiegazioni in merito e fu diramato un comunicato stampa già lo scorso 20 aprile per informarne la cittadinanza.
Il Sindaco Cristina Amicucci si espresse pubblicamente e il gruppo di maggioranza “Chiaravalle Domani” nel Consiglio Comunale di Aprile presentò una interpellanza, che fu poi trasformata in mozione per dare la possibilità ai Consiglieri di dibatterne più ampiamente.
Sarebbe stato interessante già da allora capire dalla consigliera di minoranza Paolini le “criticità che presenta l’impianto da ogni punto di vista”. Peccato che i consiglieri Fenucci e Paolini non parteciparono alla discussione lasciando il Consiglio Comunale. Diciamo che la consigliera c’è arrivata tardi, le sono occorsi mesi. Il circolo cittadino di Fratelli d’Italia sostiene, infatti, che l’impianto di via Sant’Andrea prenderebbe il posto della cittadella dello sport voluta con l’approvazione di una variante urbanistica avvenuta nel 2023.
Similmente l’ex segretario del PD di Chiaravalle, Falà, che al tempo dell’approvazione della variante urbanistica di via Sant’Andrea “sedeva ai banchi dell’opposizione”. Sì, sedeva ai banchi, ma molto spesso si svagava e tra una distrazione e l’altra non è riuscito a comprendere che l’area destinata – da questa amministrazione – a verde sportivo è adiacente allo stadio comunale e al circolo tennis, mentre l’impianto agro-voltaico (in corso di V.I.A. provinciale) è ubicato dalla parte opposta di via Sant’Andrea, vicino alla strada del Galoppo. Due zone totalmente diverse.
Riguardo all’impianto solare di via S. Bernardo, invece, sottoposto a Valutazione d’Impatto Ambientale (V.I.A.) ministeriale, il Comune di Chiaravalle, come tutti gli altri Enti competenti in materia (Regione, Provincia, A.R.P.A.M., Soprintendenza, ecc.) può soltanto partecipare alle varie Conferenze dei Servizi indette dal Ministero e lì presentare eventuali osservazioni (come del resto è avvenuto).
Quello che accadrà a Chiaravalle, come nel resto d’Italia, è frutto delle politiche energetiche europee sottoscritte dall’Italia e confluite nei vari Piani nazionali e nelle varie Strategie di settore, detto in altre parole bisogna aumentare la produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili nel rispetto dei patti sottoscritti in sede europea.
Per questo la legge italiana considera le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti. In altre parole, per realizzare questo tipo di impianti è possibile derogare la maggior parte dei vincoli paesaggistici, ambientali e urbanistici esistenti.
I Comuni non vengono informati precedentemente e possono solo fornire contributi istruttori ed esprimere osservazioni durante il procedimento amministrativo, mentre le società private che realizzano le opere fanno le proprie valutazioni economiche e procedono come da norma; se tutto è conforme alle leggi vigenti in materia partono i lavori, con obbligo di prevedere la dismissione delle strutture dopo circa vent’anni.
Quando non c’è interesse da parte di nessuno a coltivare i terreni, le società energetiche ne approfittano acquistandoli con l’obiettivo di realizzare impianti di produzione di energia, aiutate anche dai cospicui incentivi economici messi a disposizione dallo Stato proprio per fare questo. Se non c’è chi vuole coltivare la terra le conseguenze sono queste e la proprietà privata ha diritto di scegliere a chi vendere.
Se i terreni sono idonei e bisogna subire le scelte di ubicazione degli impianti agro-voltaici è fondamentale, invece, che il progetto venga ben pianificato e che riesca a garantire allo stesso tempo l’utilizzo del suolo (spesso lasciato incolto e/o in stato di abbandono) anche per fini agricoli o pastorali, prevedendo dopo tot. anni la dismissione dei pannelli solari, riconsegnando così terreno fertile per le future generazioni.
Siamo convinti della necessità di un cambio di modello di produzione energetica, passando dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili, soprattutto in un territorio come il nostro martoriato dagli effetti di una raffineria di petrolio; ma siamo altrettanto convinti che i Comuni dovrebbero essere maggiormente coinvolti, in particolare modo dall’Ente regionale, quantomeno nella scelta delle aree dove ubicare gli impianti energetici.
Questo per dare attuazione ad un adeguato quadro di tutele ambientali e paesaggistiche utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione, in particolare modo quelli legislativi, come la nuova legge regionale sulle aree o superfici idonee per l’ubicazione degli impianti energetici a fonti rinnovabili, che dovrà essere emanata entro il 2 gennaio 2025, in attuazione del decreto ministeriale del 21 giugno 2024.
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