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Ecco i dati rilevati da Goletta Verde lungo le coste marchigiane / VIDEO

Ecco i dati rilevati da Goletta Verde lungo le coste marchigiane / VIDEO

Tre punti su dodici campionati sono risultati oltre i limiti di legge. Osservato speciale è la foce del fiume Esino a Falconara Marittima. Focus su mucillagine: ecco come l’agro-zootecnìa impatta sull’Alto Adriatico

ANCONA – Si chiude la tappa di Goletta Verde nelle Marche con la presentazione dei dati sul monitoraggio delle acque delle coste marchigiane: 3 punti su 12 campionati dai volontari e dalle volontarie di Legambiente sono risultati oltre i limiti di legge, più precisamente “inquinati, secondo il giudizio di Goletta Verde.

A sforare i parametri due punti prelevati alle foci dei fiumi e un punto a mare: alla foce del fiume Esino in località Rocca Priora a Falconara Marittima; il prelievo effettuato alla foce del fiume Tronto presso la Riserva naturale regionale Sentina in provincia di Ascoli Piceno; il punto a mare, presso la foce del fiume Tenna a Porto Sant’Elpidio.

I prelievi sono stati effettuati dai volontari e dalle volontarie di Goletta Verde dal 17 al 18 luglio scorsi per poi essere analizzati da laboratori specializzati. I risultati del monitoraggio delle acque sulle coste marchigiane sono stati presentati questa mattina durante una conferenza stampa tenutasi presso la Mole Vanvitelliana ad Ancona presso il Museo Omero. Osservato speciale: l’osservato speciale da Goletta Verde nelle Marche è il punto di prelievo presso la foce del fiume Esino, a Falconara Marittina. Gli “osservati speciali”, novità di quest’anno, sono quei punti storicamente critici per i quali Legambiente ha deciso di ripetere i prelievi anche nei mesi che precedono il passaggio della campagna, a supporto della fotografia scattata nei mesi estivi. Il punto attenzionato risulta essere da anni oltre i limiti di legge, e anche nei campionamenti effettuati nei mesi di aprile, maggio e giugno i risultati hanno confermato la tendenza negativa degli ultimi anni.

“Registriamo il miglioramento dei dati sulla qualità delle acque delle coste marchigiane rispetto all’anno scorso quando i punti risultati oltre i limiti di legge erano ben sei, la metà dei punti campionati complessivamente – dichiara Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche. Questo trend, però, di certo non ci deve fare abbassare la guardia perché sappiamo bene che le foci dei fiumi sono il tallone d’Achille del nostro territorio. Ormai il punto esaminato alla foce del fiume Esino è presenza fissa tra i punti inquinati o fortemente inquinati dal 2021. Stesso discorso per la foce del fiume Chienti che non è tra i punti monitorati ma è un tratto di costa dichiarato non balneabile per la presenza di pericolose sostanze contaminanti. Ci ha sorpreso l’esito del monitoraggio alla foce del fiume Musone che, dopo diversi anni, è risultato avere parametri a norma. Chiediamo alle autorità e alle amministrazioni locali uno sforzo in più per efficientare la rete fognaria e gli impianti di depurazione ma soprattutto nell’effettuare maggiori controlli per individuare eventuali scarichi abusivi, i controlli dovrebbero essere estesi anche alle aree dell’entroterra”.

“Come ogni anno stiamo solcando le coste italiane con la campagna Goletta Verde di Legambiente, e anche nelle Marche oggi abbiamo spiegato qual è lo stato di salute del mare che bagna le coste marchigiane – il commento di Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde. In alcuni casi le annose criticità continuano a permanere mentre in altri, come per la foce del fiume Musone, la situazione è rientrata nei parametri di legge. Chiediamo vengano sfruttati nel miglior modo possibile i fondi messi a disposizione dal PNRR: sono 8 gli interventi ammessi a finanziamento per l’efficientamento. Mettere subito in cantiere questi lavori vorrebbe dire trovare la via d’uscita dalla procedura d’infrazione inflitta dall’Unione Europea e, soprattutto, dare un contributo decisivo a tutela dei mari e della loro biodiversità, al turismo e alla blue economy della costa delle Marche”.

Mucillagine in Alto Adriatico: il peso di agro-zootecnìa sulla salute dei mari. Sulle coste dei mari dell’Alto Adriatico, in particolare dalle Marche, Emila Romagna, Veneto al Friuli-Venezia Giulia, sono visibili ad occhio nudo grosse chiazze di colore verde-marrone. Che cosa è? Si tratta della mucillagine prodotta dalle microalghe che emerge in superfice dai fondali marini. Da cosa deriva il fenomeno? Iniziamo col dire, sgombrando il campo da facili allarmismi, che si tratta di un fenomeno naturale e che non ha nessuna conseguenza diretta per la salute pubblica. È diventato imponente negli ultimi tempi – non si notava da decenni – a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti, come azoto e fosforo provenienti dal bacino del fiume Po, che alimentano una maggiore secrezione delle microalghe presenti nei fondali del litorale Adriatico. A cosa è dovuto questo eccesso di nutrienti?  I nutrienti, come azoto e fosforo, sono una diretta conseguenza del loro uso in agricoltura e negli allevamenti di bovini e suini. Le forti piogge dei mesi scorsi in tutto il bacino del Po, ma non solo, hanno di fatti dilavato i terreni agricoli di queste sostanze arrivate in Adriatico attraverso i fiumi. Il peso dell’agro-zootecnia sul mare Adriatico? Secondo i più recenti dati pubblicati dall’ISTAT, le regioni del Nord si intestano un consumo di fertilizzanti che rappresenta il 62% del dato nazionale per l’azoto e del 58% per il fosforo. Stesso discorso per gli allevamenti intensivi: nel Nord si concentra il 67% di bovini e il 90% dei suini allevati in tutta Italia. Il tutto si traduce in un grosso peso per l’Adriatico, in termini di azoto e fosforo. Uno studio di Autorità di Bacino del Po e le università di Ferrara, Parma e Torino ci dice che 251mila tonnellate di azoto finiscono ogni anno nei fiumi e nelle falde e da qui, nell’alto Adriatico mentre il quantitativo di fosforo ammonta a 73mila tonnellate all’anno.

Partner principali della campagna sono: ANEV, CONOU, Novamont e Renexia, e la media partnership de La Nuova Ecologia.

Il CONOU, Consorzio Nazionale Oli Usati, sostiene da anni la campagna estiva di Legambiente, nella convinzione che sia assolutamente necessario agire collettivamente per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Il Consorzio è parte attiva in questo scenario: con la sua attività di raccolta e rigenerazione degli oli minerali usati è un esempio di eccellenza di economia circolare, non solo in Italia, ma addirittura in Europa. Raccogliendo l’olio lubrificante usato alla fine del suo ciclo di vita nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli, il CONOU fa in modo che questo rifiuto – altamente pericoloso se non gestito correttamente – si trasformi in una preziosa risorsa. Oltre il 98% dell’olio raccolto dal Consorzio viene infatti rigenerato e trasformato in nuova materia prima riutilizzabile, con benefici per l’ambiente e la salute grazie alla riduzione dell’utilizzo di risorse naturali e delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti.

Il monitoraggio scientifico     I prelievi di Goletta Verde vengono eseguiti da tecnici, volontari e volontarie di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando i laboratori sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli). Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai Km di costa di ogni regione.

Qui la mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi.

QUI SOTTO un video:

 

 

 

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