In “The Washington tales” 18 mini racconti di Paolo Teobaldi
In “The Washington tales” 18 mini racconti di Paolo Teobaldi
di TIBERIO CRIVELLARO
Sono 18 i mini racconti, o meglio i “frammenti” di Paolo Teobaldi in “The Washington tales – Racconti di Vasìnto” (E/O Edizioni). Frammenti che restano in sospeso tanto da lasciare a bocca aperta – rifugio per mosche – per gli ascoltatori che restano con un pugno di mosche nel “frammento” della Gisella ad esempio.
Il fatto è che il “Padre narratore” va a puntate che rimandano ai curiosi frammenti, un serial story di un campagnolo partito a fare il soldato nella seconda guerra mondiale, catturato dai nazi a Bologna, senza sparare un sol colpo e mandato a lavorare in un campo di concentramento in Germania, perché là, o si moriva di stenti, sparati dai mauser, o dalle Luger parabellum, a volte anche di fame, boia cane, come racconta la Storia che dovreste aver imparato, tanto da non fare saluti da gladiatori come alcuni giovani e meno giovani imbecilli fanno.
Mai si è saputo che fine abbia fatto la piccola Gisella salvata dal narratore-falegname nel mezzo di un bombardamento alleato? Mah, coraggio lettori, una cosa bisogna dirla: i racconti son pieni di curiosi particolari che la penna del Teobaldi descrive a giovani, e meno giovani villani, a mogli che smettono le faccende serali curiose di ascoltare nel paese del “raccontatore”, tra un “toscanello”, una “nazionale” senza filtro e un buon vinello. Vi chiederete: ma chi è sto Vasìnto?
Ma il Padre narratore, ovvio! Il tizio che è stato nel lager tedesco e che all’arrivo degli “mericani” liberatori, fuggiti i nazi, con i compagni sopravvissuti che si sono mangiati i cattivi cani pastori che morsicavano i prigionieri. Da ogni rutto-racconto vengono sopra tutto i ricordi del campo nazista e dei tanti che hanno tirato le cuoia per stenti. Tanti “frammenti” tragicomici a descrivere anche una misera italietta fascista. Il Teobaldi è ironico e bonario, mette tutti zitti zitti come se guardassero la prima televisione in bianco e nero di fine anni ’50.
Sentite alcuni titoli delle storie serali, quali: “frammento del massaggino sulla chiappa”, “frammento del riccio sotto il portone”, “frammento del giorno di paga”, “frammento delle rape e della sciolta (caccarella)” e “frammento della buona educazione”. Figuratevi gli altri dodici! Invece che il “carosello” Rai o i soliti film parrocchiali, era meglio ascoltare il Vasìnto per il popolino di terza o quinta elementare e qualche analfabeta che, a dir il vero, qualcuno sapeva delle terzine della Divina commedia, sempre relative all’inferno dato che all’epoca si viveva in un purgatorio e credendo che Dante fosse un olio di oliva per “siur” E il limbo? Quello la prossima, dato il calo demografico attuale.
PAOLO TEOBALDI
THE WASHINGTON TALES
Racconti di Vasìnto
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