Dieci giochi di carte italiani che non conoscevi
Dieci giochi di carte italiani che non conoscevi
Anche nell’epoca dei social e degli smartphone i giochi di carte continuano ad essere molto diffusi, soprattutto nello Stivale. Si può affermare addirittura che il gioco di carte in Italia rappresenti una tradizione di popolo come se facesse parte del folklore nazionale: d’altro canto, basta un semplice mazzo di carte per dare vita a più attrazioni dalle regole completamente differenti. Alcuni giochi tipicamente italiani sono indubbiamente molto famosi, come il caso della scopa. Esistono però anche tanti giochi che vengono praticati ancora ai giorni nostri, sebbene non godano della stessa fama di altri. Col passare degli anni, tuttavia, non sono affatto passati di moda.
Si pensi ad esempio alla canasta: nonostante non si tratti di uno dei giochi più popolari a livello nazionale o internazionale, il gioco può vantare ancora una certa visibilità in rete. Ad esempio su blog che parlano di giochi di carte si possono trovare articoli sulle regole della canasta al fianco dei post dedicati a poker o scopa o altro. La canasta si gioca in 2 o in 4 persone utilizzando fino a 108 carte francesi. In seguito alla distribuzione di 11 carte a testa, quelle rimanenti occupano il centro del tavolo.
Ogni giocatore deve verificare di possedere uno o più di 3 rossi di mano, da mettere eventualmente da parte per poi pescare dal tallone un pari numero di carte. Il mazziere scopre quindi la prima carta del tallone, che diventa la base del pozzo. Lo scopo del gioco è quello di realizzare una combinazione di un minimo di 7 carte per poi esaurire tutte quelle che si possiedono in mano, così da eseguire la chiusura.
Molti altri giochi sono tipici di alcune regioni specifiche. L’asino è molto conosciuto in Veneto e può coinvolgere addirittura una ventina di partecipanti. Dopo che il mazziere sceglie una carta da nascondere si occupa di distribuire le altre ai vari giocatori, che devono poi scartare le coppie dello stesso valore e prelevare una carta a caso dal giocatore seduto alla propria sinistra, nella speranza di formare un’altra coppia da scartare. Dato che all’inizio il mazziere aveva tenuto fuori una carta, significa che una delle possibili coppie non potrà essere formata e di conseguenza chi rimarrà con l’unica carta spaiata in mano diventerà “l’asino” perdendo la partita. In Romagna è presente un gioco molto simile, il somarone, dove è solo l’asso di bastoni a decretare però la sconfitta.
Il busche è invece un gioco praticato con le carte piacentine, che ricorda molto il tresette, al punto da esserne considerato una versione alternativa. L’obiettivo è quello di ottenere almeno un punto, senza superare i punteggi degli altri partecipanti. Una partita consta di più giri, nei quali il mazziere consegna 10 carte ad ogni giocatore. Ogni volta si gioca una sola carta con l’obbligo di rispondere con lo stesso seme e chi vince la mano ha il compito di dare il via a quella successiva.
Dopo aver esaurito il mazzo si effettua l’assegnazione delle busche, che si calcolano in base ad apposite fasce di punteggio. Chi perde ricopre il ruolo del mazziere nel giro successivo e si procede fino al superamento del limite di busche. Anche il marafone, diffuso nel ferrarese, è simile al tresette. Si gioca in coppie e per vincere si arriva a 31 o 41 punti e ogni mano è composta da una serie di 10 prese.
Una sorta di variante bresciana della scopa è la cicera bigia, che però richiede l’impiego di un mazzo da 52 carte per iniziare una partita. Si gioca in coppie e quasi tutte le regole sono condivise con la scopa classica. A vincere è chi ottiene almeno 51 punti. Nel caso in cui entrambe le coppie raggiungessero i 51 punti nel corso della medesima mano, a prevalere sarà chi possiederà il punteggio superiore. Se gli score dovessero però coincidere si continuerebbe a giocare ad oltranza, finché non si arriverà ad avere dei punteggi differenti tra loro.
Nell’Italia meridionale è invece più diffuso il tozzolo, un altro gioco simile alla scopa, che si pratica con le carte regionali. In questo caso l’asso può prelevare tutte le carte presenti sul tavolo, proprio come nell’assopigliatutto. La spatola è invece una specie di fusione tra scopa e spazzino, dove è possibile ottenere punti aggiuntivi se le prese comprendono carte dello stesso seme.
Di natura totalmente differente è la zecchinetta, nella quale i giocatori sono chiamati a presentare delle puntate nella speranza che le carte esibite di volta in volta siano di pari valore di quella del mazziere, mentre se il valore è lo stesso delle carte dei giocatori è proprio il mazziere a raccogliere e incassare le puntate. Ancora più di nicchia è infine Las Vegas, una sorta di variante del poker in cui la vincita viene divisa equamente tra il giocatore con il punteggio più alto e quello il punteggio più basso.
Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.laltrogiornale.it