CULTURAMARCHE

Tante emozioni in “Paradigmi della complessità” di Silvia Elena Di Donato

Tante emozioni in “Paradigmi della complessità” di Silvia Elena Di Donato

di TIBERIO CRIVELLARO

Il pianeta poesia si va popolando sempre più di autrici assolutamente non “popolari” diversamente da quei poeti “laureati”, infine “cattivi maestri” per coloro che potrebbero intraprendere il “mestiere”, ma soffocati dai poteri delle grandi case editrici o di “casupole”, spesso solo stamperie che si fanno oltremodo pagare. Rare quelle “piccole” che investono su autori meritevoli.

Il solito polemico? In questo senso si, eccome! Mal sopporto questo tempo famelico. Ritornare ai fasti esempi del ‘900 con le Amelia Rosselli, le Antonia Pozzi o con i Zanzotto, i Porta, i Sanesi? E oggi? Al femminile, tra quelle di valore, Silvia Elena Di Donato (anche filosofa e docente di un Liceo Classico a Chieti) con i suoi “Paradigmi della complessità” (Di Felice Edizioni, Martinsicuro – Te : ecco un piccola Casa Editrice che non vessa ma investe).

Nella raccolta di cui mi occupo, è prezioso il suggerimento, nella prefazione, di Vincenzo Guarracino: ossia che le due chiavi di lettura-ascolto sono “Emozione” e “Vertigine”. Come un’ascensione verso una vetta, “all’agnizione…dove le parole si rivelano salvifiche” distanti dai “crepacci” delle cacofonie dei tanti? Attraverso l’arteria dei versi scritti che pulsano dal cuore nell’articolazione dei “paradigmi” senza troppe “complessità”. Un bell’esempio: “Dove mi tenta/ l’esiguo gioco dalle molte figure/ del domani possibile…” Verso i salvifici esplorativi significanti: “Oltre la circostanza/ scuto fraseggi e parole acrostiche/ di un rapsodico dire divino/ che salva” (in “Il deserto perfetto” a pag. 52).

E, nel complesso, pare che “Ci saremo sempre” a “Itaca” – il ritorno – con l’augurio che certe “Pratiche semantiche” siano “Il più grande dono – In riva a certe vertigini” che vengono “dal periplo di Itaca” spesso punto ove spiaggiano certe “Emozioni”, traslate fuori da buie stanze dove decupitano gli idioti fabbricati dal neoliberismo, daglii stolti politici del populismo destrorso, disarticolato, feroce, senz’anima. Questi dettami tolgono o limitano la funzione dei significanti esemplari nella “clinica” dell’arte, nelle sue infinite pieghe.

La singolarità del significante, sembra ribadire Silvia Elena, fanno scorrere i “buoni versi” incontro al cuore della sua “raccolta” citando miti, quali: Narciso, Afrodite, Atena, Zeus, ma anche il “pensiero” di Mastro Tiresia, e di docenti-poetesse quali: la Cvetaeva, la Dickinson, archetipi, donne-identificazioni. Il resto, quello più tosto con dettagli altri, leggetelo nel libro. Per chi ha sale in zucca; umani fuori dal coro degli “stonati”, insomma. Anche questo è un paradigma.

SILVIA ELENA DI DONATO

PARADIGMI DELLA COMPLESSITÁ

Di Felice Edizioni

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