Un curioso accidente, un nuovo personaggio entra nella ricca galleria di Gabriele Lavia
Un curioso accidente, un nuovo personaggio entra nella ricca galleria di Gabriele Lavia
di GIOSETTA GUERRA
FANO – Alessandro Camera crea una scenografia particolare: un grande drappo rosso fa da sfondo alla scena e si allunga sul pavimento, si spinge verso la platea, creando un breve camminamento per dar modo agli artisti di avere a disposizione l’intero teatro.
Vecchi bauli sono sparsi in qua e in là, ai lati del palcoscenico è posizionato un pianoforte a sinistra e allestito un camerino con specchio illuminato a destra. Le luci di Giuseppe Filipponio contribuiscono a creare la giusta atmosfera di questa commedia degli equivoci. I bei costumi sono di Andrea Viotti. La fervida creatività di Gabriele Lavia come regista intesse uno spettacolo di grande presa introdotto da lui stesso con una bella lezione di teatro e di letteratura.
Il ritmo è la cifra stilistica dello spettacolo, i silenzi e le pause contribuiscono a rendere più apprezzabile l’allure teatrale basata sulla parola e sul movimento. I giovani artisti hanno una mobilità incredibile e usano, almeno inizialmente, un linguaggio aulico e un fraseggiare shakespeariano che attanaglia l’attenzione dello spettatore. A questi si unisce lo stesso Gabriele Lavia nel ruolo protagonista dell’anziano padre Filiberto. Indossando un vecchio pastrano e un berretto di lana, si aggira per il palcoscenico con deambulazione precaria quando rimugina sulla situazione presente, scende in platea e interloquisce col pubblico, canta con i coristi in palcoscenico che eseguono musiche composte da Andrea Nicolini e dallo stesso Lavia, fa da spettatore, disteso in silenzio sulla poltrona del suo camerino, al susseguirsi delle azioni dei vari protagonisti coinvolti in una storia d’amore segreta.
In breve la storia è questa: Madamigella Giannina, figlia di Filiberto ricco mercante olandese, è innamorata ricambiata di Monsieur della Cotterie, giovane tenente francese spiantato e senza possibilità di eredità. Per deviare i sospetti, Giannina dice a suo padre che il tenente è innamorato di Madamigella Costanza, figlia del ricco finanziere Riccardo. L’equivoco è aggravato dal fatto che Costanza crede veramente nell’amore di questo giovane.
Venuto a conoscenza della storia il vecchio Filiberto consiglia la giovane Costanza di ribellarsi al padre, di convolare segretamente a nozze e di mettere il padre di fronte al fatto compiuto. Il vecchio Filiberto, nel programmare questo piano strategico, pregusta già la reazione dell’altro e naturalmente rimane poi sconvolto quando esce la verità e lui si trova investito dal suo stesso piano. Simone Toni e Federica di Martino, nel ruolo dei due innamorati veri, sono scenicamente mobilissimi, usano un linguaggio poetico di stile shakespeariano e la recitazione della donna è particolarmente elegante.
All’inizio del secondo atto c’è un cameo introdotto dal regista Gabriele Lavia in omaggio a Carlo Goldoni: Arlecchino, interpretato da Lorenzo Volpe, latore di una lettera, entra saltellando, balbettando e ossequiando nello stile del grande e storico interprete della maschera Ferruccio Soleri. In realtà Arlecchino non figura nel cast della pièce ed è per questo che alla fine la sua immagine non viene riflessa nel grande specchio del camerino davanti al quale si riuniscono tutti gli attori che hanno dimostrato padronanza del palco scenico e della recitazione.
Beatrice Ceccherini è una tenera e ingenua Costanza, Giorgia Salari interpreta brillantemente la domestica Marianna, Andrea Nicolini è un versatile attore nel doppio ruolo di Monsieur Riccardo e primo pianista, coadiuvato da Leonardo Nicolini nel ruolo del secondo pianista, Lorenzo Volpe è un agile Arlecchino nello stile della Commedia dell’Arte, Lorenzo Terenzi è un bravo Monsieur Gascogna. Suono di Riccardo Benassi, regista assistente Enrico Torzillo, produzione Effimera, Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Teatro della Toscana.
Nella commedia degli equivoci c’è sempre un sottile godimento sinistro di chi intesse un percorso ai danni di qualcuno al fine di raggiungere un interesse personale e, se Goldoni ha un’ideazione fervida e brillante, Lavia ha la. Tutti i suoi personaggi, Macbeth, Zio Vanja, le neveu de Rameau, le bon dieu et le diable, l’uomo senza nome, Filiberto e tanti altri, entrano nella sua persona e ne assumono le sembianze, il gesto, la parola, l’anima.
La sua abilità teatrale capta l’attenzione del pubblico ma non impedisce agli altri attori di far valere la loro presenza e la loro bravura. Lavia, sia come attore che come regista, riesce ad amalgamare il cast, abilmente preparato da lui stesso. Tre ore consecutive di recitazione e di azione confermano l’inossidabilità di questo artista straordinario. La sua recitazione sicura e naturale è frutto di una lunga esperienza on stage, supportata da una preparazione culturale profonda e da una competenza effettiva. Lavia è il Maestro.
Lo spettacolo ha avuto il gradimento del pubblico.