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Presentata a Jesi l’idea progettuale per la chiesa di San Marco

Presentata a Jesi l’idea progettuale per la chiesa di San Marco

JESI – «Come comunità rompiamo il silenzio sulla chiesa di San Marco, un simbolo che rappresenta Jesi che non è in situazione di emergenza ma attorno al quale è necessario predisporre un progetto di restauro complessivo»: così l’assessora ai lavori pubblici e urbanistica del comune di Jesi, Valeria Melappioni, si è rivolta alle tante persone che hanno preso parte all’incontro “Una mano al nostro bel San Marco” nella sala conferenze di Palazzo Bisaccioni. L’iniziativa promossa dal settimanale diocesano Voce della Vallesina con il patrocinio del comune di Jesi e in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi che ha concesso l’ambiente, è stata pensata dal prof. Vittorio Massaccesi, sindaco della città dal 1971 al 1975 e opinionista del settimanale diocesano. «In Massaccesi rivedo quell’atto di vicinanza per la città e per questo lo ringrazio» ha detto il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo che ha descritto la chiesa di San Marco come un presidio di umanità a cui è ora di tendere una mano e di stringerla in un atto di cura comune che dà sostanza allo spirito di comunità.

«Anche se la chiesa di San Marco non è di proprietà della diocesi di Jesi, è un luogo molto caro alla chiesa jesina» ha detto il vescovo di Jesi mons. Gerardo Rocconi.

«La chiesa di San Marco, edificata come romitorio intorno al 1100, è in relazione con il contesto che la circonda, con la Terra Santa, con Venezia, Assisi, Como e Rimini – ha spiegato la storica dell’arte Laura Barbacci – ed è una delle tante abbazie benedettine che costellavano il cammino dei viandanti che vi si potevano ristorare in sicurezza». Nella sua relazione, Barbacci ha descritto l’origine e la trasformazione della chiesa di San Marco, da romanica allo stile gotico, e si è soffermata sull’ampia affrescatura, sui restauri e sul portale in stile emiliano-lombardo. «A San Marco ci sono dei manufatti che provengono dalla Terra Santa come il pluteo in marmo inserito nel portale mentre gli affreschi hanno un fortissimo impatto emotivo, soprattutto la Crocifissione. – ha detto la storica Barbacci. -Dobbiamo fare in modo di non perdere gli elementi artistici e architettonici che creano un ponte per il domani.»

Nella sua relazione l’assessora Melappioni ha spiegato che il comune, rispetto alla chiesa di San Marco e al suo valore per la città, non deve attivare un intervento di emergenza ma gli elementi di criticità vanno presi in carico e risolti in tempo, pensando a un progetto ampio e complessivo per questo bene che è posto al di fuori del centro storico. Si sono poi alternati i dirigenti Barbara Calcagni dei lavori pubblici e Mauro Torelli dell’ufficio cultura del comune che sono entrati nelle caratteristiche del progetto da avviare e della raccolta fondi appena iniziata. «Per accedere ai bandi pubblici è necessario avere un progetto di fattibilità tecnica ed economica – ha spiegato la dirigente Calcagni – che consenta di approfondire le trasformazioni subite nel tempo, di avere un rilievo di tutto l’edificio, di fare indagini conoscitive e prove diagnostiche per valutare lo stato di degrado, le priorità e le urgente di restauro. La seconda fase sarà predisporre il progetto di restauro e il cronoprogramma della ristrutturazione, da condividere con la Soprintendenza».

Il comune di Jesi ha attivato, per la prima volta, un crowfunding civico; nel sito internet comunicherà settimanalmente l’avanzamento della raccolta fondi per la progettazione e le modalità di partecipazione.

https://www.comune.jesi.an.it/articoli/Una-mano-al-nostro-bel-San-Marco-00001/

«La chiesa non è aperta con continuità ma per l’estate sono attivati accordi e collaborazioni con il Monastero delle Carmelitane e con le associazioni culturali per permetterne la fruibilità ai turisti»  ha detto il dirigente Torelli che ha ricordato che San Marco come altre chiese della città è uno dei beni passati al comune con i Decreti Valerio.

All’incontro ha portato il suo contributo l’assessora alla partecipazione Loretta Fabrizi che ha ricordato il lavoro di cura e custodia della Chiesa svolto dalle monache carmelitane e ha invitato i rappresentanti delle associazioni presenti e la diocesi a organizzare maggiori iniziative ed eventi a San Marco. Tra il pubblico, hanno offerto alcune riflessioni Maria Cristina Zanotti, coautrice del libro “La chiesa di San Marco, un gioiello nascosto” e vicepresidente della sezione Italia Nostra di Jesi, l’ex assessore del comune di Jesi Mario Bucci, il direttore dell’ufficio beni culturali della diocesi Randolfo Frattesi.

La chiesa di San Marco

«Una prima notizia riguardante la chiesa di San Marco, che apparteneva allora ai Frati Minori Conventuali – scrive Alvise Cherubini in “Arte medievale nella Vallesina. Una nuova lettura” (pag. 233) – si ha nel 1222 e si riferisce all’esistenza della “Custodia Jesina”, cioè di una circoscrizione territoriale comprendente diversi conventi di quell’Ordine, alla quale era preposto un frate detto Custode. (…) La fondazione del convento di Jesi doveva risalire ad alcuni anni prima del 1222. (…) Una seconda notizia dell’esistenza del convento di San Marco si ha nel 1239 allorché vi soggiornò per alcuni mesi il francescano fra Salimbene da Parma, famoso cronista. In quegli anni il convento dovette avere il sostegno di fra Crescenzio Grizi, jesino, eletto ministro della Marca nel 1239, il quale fu poi ministro generale dell’Ordine dal 1244 al 1247 e vescovo di Jesi dal 1252 al 1262».

(Le foto sono di Pierpaolo Mascia)

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