La Cenerentola, musica divina eseguita in modo sublime dall’Orchestra Sinfonica Rossini
La Cenerentola, musica divina eseguita in modo sublime dall’Orchestra Sinfonica Rossini
di GIOSETTA GUERRA
FANO – La Cenerentola di Rossini è…musica…, tre ore ininterrotte di “delizia al cor”.
Regina della serata è stata l’Orchestra Sinfonica Rossini, diretta da Andrea Foti, per la maestria e la sensibilità con cui ha restituito la sublimità della musica rossiniana. Rossini ha affidato all’orchestra un buon numero di brani solistici di vari stili musicali, che l’orchestra sinfonica ha saputo eseguire con rispetto dei colori e delle dinamiche per l’attivazione dei canoni della prassi esecutiva rossiniana. Talvolta ha strategicamente coperto alcune carenze vocali dei cantanti.
I giovani interpreti, per lo più allievi dell’Accademia rossiniana, hanno dimostrato padronanza della scena, sono entrati nel carattere del loro personaggio con disinvoltura, hanno rivelato una buona conoscenza della tecnica rossiniana, un buon uso della voce nel sillabato comico e nella zona acuta, che si è rivelata ampia ed estesa, ma carenze di peso e di volume nella zona grave.
Il tenore Pietro Adaini (Ramiro il principe) ha voce chiara di certo spessore, duttile e di bel colore, sognante nelle mezze voci e sicura nella tessitura acuta e sovracuta e nelle fitte agilità; il baritono Matteo Mancini (Dandini) ha un bel colore e un buon peso vocale, ma non sempre mostra sicurezza nella gestione del fiato; il mezzosoprano Chiara Tirotta (nel ruolo protagonista di Angelina – Cenerentola) ha tratteggiato il carattere malinconico con un canto pacato eseguito con una bella vocalità ampia e pastosa, nella tessitura acuta grandi slanci armoniosi mostrano potenza e ampiezza vocale, poco consistente invece è la zona grave; il baritono Giuseppe Toia (Don Magnifico) ha voce aspra e troppo chiara per il ruolo, suoni flebili nel sillabato; il soprano Patricia Calvache (Clorinda) e il mezzosoprano Tamar Ugrekhelidze (Tisbe) realizzano con abilità il dinamismo incalzante e la frivolezza dei personaggi brillando con potenti slanci nella zona acuta e cinguettando in quella grave; il baritono Giacomo Nanni (Alidoro) esibisce voce ampia, duttile, di bel colore e notevole volume, corretto modo di porgere, compresa la messa di voce, suoni morbidi in tutti i registri e adeguato peso vocale anche nella zona grave. Il Coro del Teatro della Fortuna, diretto dal Maestro Mirca Rosciani, emerge poco nel canto a mezza voce e mostra in seguito tutta la sua potenza vocale.
L’allestimento scenico, a cura di Lorenzo Maria Mazzoletti, era originale e gradevole, ma un po’ ingombrante per le dimensioni del palco del Teatro della Fortuna. Un’ enorme libreria, che ricordava quella ideata da Ronconi per la storica Cenerentola del R.O.F., occupava tutto il fondale e anche parte del palcoscenico a più strati, un grande libro aperto era posizionato sul pavimento e sopra c’era un grande smaniglio illuminato che fungeva da poltrona, dall’alto pendeva una grande insegna luminosa, un neon bianco che tratteggiava la parola MAGNIFIC riferito forse all’allestimento scenico, ma anche con un richiamo ad un personaggio chiave dell’opera, che è Don Magnifico. L’insegna luminosa scompariva al momento della festa per dare spazio a sontuosi lampadari.
I personaggi entravano in scena anche attraverso una scala che scendeva dall alto tra i libri al centro del palcoscenico, l’azione si svolgeva soprattutto sopra le due pagine del libro aperto e il coro rimaneva un po’ sacrificato ai lati nei piccoli spazi rimasti vuoti.
La costumista Viola Sartoretto ha accentuato la comicità dei personaggi usando vari stili fiabeschi, sottolineando la stravaganza e il cromatismo: parrucche strane per tutti, vestiti scintillanti e svolazzanti per le sorellastre, semplici e austeri per cenerentola casalinga, bamboleggianti e spumeggianti per cenerentola al ballo e alle nozze. Gli uomini vestivano abiti moderni con colori sgargianti, Alidoro era vestito da mandarino cinese, il coro indossava camicioni neri con fiocchi e bottoni rossi sopra bermuda neri che lasciavano comparire le gambe coperte da calzetti lunghi con giarrettiera e avevano in testa dei lunghi cappelli conici rossi da mago.
Il tutto sostenuto e arricchito da un adeguato disegno luci di Silvia Vacca.
Orchestra, coro e cantanti si amalgamano perfettamente nei brillanti e travolgenti concertati rossiniani.
La cifra registica di Matteo Anselmi (coadiuvato dall’Assistente Giulio Leone) era la vivacità e il ritmo, in sintonia con la musica di Rossini, senza esagerazioni.
L’allestimento avrebbe avuto maggior risalto in un palcoscenico più grande, comunque lo spettacolo è stato piacevolissimo, anche grazie all’orchestra che ha restituito l’essenza di una musica che non finisce mai di sorprenderti.
(Le foto sono di Marilena Imbrescia)
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