La casa di accoglienza Dilva Baroni un’opera di straordinaria gratuità a Torrette di Ancona / Video
La casa di accoglienza Dilva Baroni un’opera di straordinaria gratuità a Torrette di Ancona / Video
di MASSIMO CORTESE
ANCONA – Ubicata in via Cesano 1, divisa da una scalinata in pietra dall’edificio principale di Colle Ameno, la Casa di Accoglienza “Dilva Baroni” è una di quelle opere che fanno bene al cuore ed aprono alla speranza. La struttura, di proprietà della Curia Arcivescovile della Diocesi di Ancona-Osimo, ha un’unica missione: ospitare gratuitamente le famiglie delle persone ricoverate negli Ospedali cittadini, che non hanno le disponibilità economiche per sostenere i costi di un albergo.
Alle ore 16.00 del 23 ottobre 2023, dopo aver contattato Cinzia, una volontaria che ricopre il suo turno settimanale nel giorno di lunedì, sono andato a visitare la struttura. La Casa, gestita da una settantina di volontari, nel pomeriggio di oggi 23 ottobre ospitava undici persone. La struttura può arrivare ad ospitare fino a trentatré persone: infatti vi sono sette camere da due posti ciascuna, una da tre posti e poi vi è un altro piccolo fabbricato con quattro stanze da 4 posti ciascuna, destinata ad accogliere le famiglie numerose.
Il primo contatto avviene all’accettazione, dove appunto si trovano Cinzia e Mirco, un addetto alla registrazione dei nomi degli ospiti e alla successiva trasmissione alla Questura di Ancona, rispettando – come precisa Cinzia- la Normativa prevista per gli alberghi, con la sola differenza che questa Casa non è un albergo. Dopo la stanza preposta all’accettazione, entriamo nell’edificio vero e proprio, dove accanto alla porta di ingresso noto la Statua lignea della Madonna di Loreto che si trovava nell’abitazione della signora Dilva Baroni, e che gli eredi hanno deciso di donare alla Casa. Si tratta di un’opera suggestiva, la cui storia viene riportata nel volume “Senza camminare per andare lontano”, scritto da Mara Ranucci e Massimo Tenenti, pubblicato nel 2008, in occasione del Ventennale della Casa di Accoglienza.
Il primo locale che visito è una stanza dove vi sono quattro tavoli, ognuno dei quali può ospitare un massimo di sei persone. Di fronte ai tavoli vi sono i cassetti corrispondenti alle varie camere, a disposizione degli ospiti. Poi, a poco a poco, appaiono armadi, pentole piatti, bicchieri, oltre a quattro grandi frigoriferi, dieci punti cottura, due forni, la lavatrice, l’asciugatrice: insomma l’ambiente è familiare, accogliente e funzionale. Noto una cura scrupolosa per mettere gli ospiti a proprio agio. In un angolo, accanto all’immagine di una Madonnina, vi è un registro rosso, all’interno del quale gli ospiti lasciano le loro impressioni sulla Casa. Riporto testualmente la prima testimonianza, presente nel quaderno, datata 5 agosto 2018, che recita: “Nei momenti difficili trovare degli angeli mandati dal cielo è la cosa più bella che possa capitare. Grazie ad ognuno di voi per tutto quello che state facendo”. Un linguaggio semplice e lineare, oserei dire essenziale, che testimonia la gratitudine delle persone che ricevono assistenza.
La Casa è stata inaugurata il 19 marzo 1988 da don Aldo Pieroni, e in trentacinque anni di attività ha ospitato circa 25.000 ospiti. Queste informazioni le ho ricevute da Fiorenzo, un altro volontario che mi accompagna a vedere un paio di stanze, ognuna delle quali ha un colore diverso alle pareti, e tra i due vani vi è il bagno. In ogni stanza è presente un piccolo crocifisso, che ci ricorda l’origine dalla Casa. Alla fine ritorno all’accettazione, da dove è iniziata la mia visita, che ormai sta per concludersi. Qui trovo delle cose importanti: un orologio in rame donato dal fratello di un ospite, tre quadri raffiguranti la Casa e, accanto ad alcune targhe di ringraziamento, i tre attestati di civica benemerenza dell’amministrazione Comunale dorica, riconoscente per l’opera della Casa, sottoscritti, in occasione della consegna dei Ciriachini, dai primi cittadini: Franco Del Mastro nel 1991, Fabio Sturani nel 2008 e Valeria Mancinelli nel 2018.
È tempo di lasciare la Casa, sono ormai prossimo a congedarmi. Ecco allora un elemento fino a quel momento mancante, la voce di un ospite. Cinzia risponde alla telefonata di un’anziana signora, che chiede di essere accompagnata da un reparto dell’Ospedale di Torrette alla Casa. Cinzia andrà a prendere la signora con la sua automobile. Per queste necessità, la Casa dispone di un pulmino a nove posti.
La visita è terminata. Se dovessi scegliere un termine per qualificare questa esperienza, faccio difficoltà a trovarlo: che cosa posso dire della Casa di accoglienza, di tanta bellezza, della sensibilità e della cura dei volontari?
SBALORDITIVA è l’aggettivo che mi viene alla mente, e non aggiungo altro.
La Casa si sostiene con le donazioni libere e con la scelta del 5X1000. Teniamolo a mente: un Grazie ed un Arrivederci per questa grandiosa opera di misericordia, che commuove e consola.
QUI SOTTO un video:
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