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“Dalla pandemia alla guerra”, ad Ancona un interessante dialogo con le psicologhe

“Dalla pandemia alla guerra”, ad Ancona un interessante dialogo con le psicologhe

di MASSIMO CORTESE

ANCONA – Nella Parrocchia San Giuseppe Moscati di Ancona, ha avuto luogo un incontro con le psicologhe Rita Frascari, Donatella Lisciotto e Valeria Tossichetti.

Il tema è stato “Dalla Pandemia alla guerra- cosa induce e sostiene la speranza”. Questo stesso tema ha ispirato anche il gruppo di lavoro che si è costituito durante la Pandemia, al quale hanno partecipato diverse psicologhe, insieme ad altri ‘addetti ai lavori’, allo scopo di gestire una situazione mai affrontata prima.

Se ci chiedessero di sintetizzare gli ultimi tre anni con una parola, probabilmente penseremmo a “paura”. L’onda lunga della pandemia è un senso di angoscia costante e di incertezza per il futuro. Questo sentimento ha creato, soprattutto nei giovani, un profondo senso di solitudine e demoralizzazione.

Andiamo con ordine. La scrittrice Giorgia Coppari ha presentato le psicoanaliste: Rita Frascari di Bologna, Donatella Lisciotto di Messina e Valeria Tossichetti di Ancona, accomunate dalla formazione psicoanalitica sulla coppia e sulla famiglia. In particolare, Donatella Lisciotto ha scritto il libro “Dalla Pandemia alla guerra- Appunti”, Edizioni Bette 2022, una sorta di romanzo/diario con spunti psicoanalitici, con cui ha approfondito un periodo tanto particolare per lei e non solo. Nel libro, Lisciotto parla di ‘strane corrispondenze, strane coincidenze’, come quando, mentre faceva colazione, e pensava alla guerra, le arriva improvvisamente una poesia dell’amica Valeria Tossichetti, tanto da ipotizzare un inconscio ectopico, una sorta di legame che avrebbe messo in contatto le due donne. In proposito, Rita Frascari cita Freud e quello che lui definiva come il concetto di sentimento oceanico, che sembra potersi paragonare al concetto di senso religioso elaborato da don Luigi Giussani.

Diverse sono state le domande provenienti da un uditorio interessato e attento. Al fondo la questione è: “C’è spazio per la speranza?”

La nostra società è condizionata dalla solitudine, è vero, ma siamo sicuri che cinquant’anni fa le cose andavano meglio? Non è propriamente così, anzi oggi, vi è una rete di solidarietà che un tempo non esisteva. Certo, siamo frammentati e tenuti distanti da contrasti e conflitti, eppure nonostante tutto, stiamo mettendo di nuovo l’altro nelle nostre conversazioni. Nasce dunque l’esigenza di analizzare la realtà per riuscire a comprenderne la ricaduta a livello più profondo e poterne fare un patrimonio. In quest’ottica anche le esperienze negative diventano una sfida e un’opportunità di crescita.

Le sollecitazioni da parte del pubblico non sono mancate, e le psicoanaliste hanno sempre risposto in modo chiaro e semplice riferendo casi concreti estrapolati dalla loro esperienza professionale. Ne è scaturito un bel dialogo, sicuramente inconsueto, tra studiose di psicologia e persone che affrontano la vita quotidiana con tutte le sue contraddizioni.

Siamo certi che il confronto è stato utile e ha consentito a tutti, studiosi e non, di avere una maggiore consapevolezza verso la realtà che, talvolta, può sembrare vuota, ma vuota non è mai.

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