Ad Ancona un interessante incontro sull’emergenza educativa con il sociologo Silvio Cattarina
Ad Ancona un interessante incontro sull’emergenza educativa con il sociologo Silvio Cattarina
di MASSIMO CORTESE
ANCONA – In occasione della festa dei Santi Patroni, la Comunità Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie ha organizzato un incontro con il sociologo e psicologo Silvio Cattarina.
L’incontro, che si è tenuto presso la Sala San Francesco, affollatissima per l’occasione, aveva l’ambizioso tema “Aiutiamo a crescere i nostri figli”. Prima di riassumere, con poche parole, quanto ha detto il sociologo, anche rispondendo alle preoccupate domande del pubblico, mi soffermerei su due episodi che ci ha riferito verso la fine del suo intervento.
Il giovane Silvio viene bocciato al terzo anno. Arrabbiatissimo, si trova costretto a ripetere l’anno. Ebbene, al primo giorno di scuola, un’anziana insegnante, giunta peraltro al suo ultimo anno di insegnamento, claudicante, gli dice, dandogli del lei (come si usava un tempo): Cattarina io so benissimo della rabbia che si prova a dover ripetere l’anno dopo una bocciatura, ma c’è sempre tempo per recuperare e riprendersi. Cattarina, io la terrò d’occhio, io su di lei ci conto. .
Secondo episodio, siamo sempre alla scuola superiore. Questa volta il sociologo si è commosso. Un compagno di classe muore, ma il giorno dopo nessun insegnante ne parla, come se nulla fosse accaduto. La giovane supplente di Francese, all’inizio della sua ora di lezione, dice: “Ho saputo che è morto il vostro compagno. Io ho pianto per lui. Diciamo una preghiera”. Tengo a precisare che il fatto è avvenuto oltre cinquanta anni fa, perché se ai nostri giorni un’insegnante proponesse la recita di una preghiera andrebbe forse incontro ad un provvedimento disciplinare, oltre che al linciaggio mediatico.
Queste due insegnanti, l’anziana e la giovane, hanno assolto in pieno al ruolo di educatrici, in quanto si sono preoccupate della sofferenza dei ragazzi. D’altra parte, la famiglia, restando pure il luogo privilegiato d’educazione, va aiutata; essa non può rimanere sola di fronte all’aggressività della società moderna che tende a diseducare i giovani.
Torniamo all’incontro. Per Cattarina il vero problema dei nostri giorni è l’emergenza educativa, e nei prossimi anni verremo giudicati su come è stata affrontata la questione. In particolare, Cattarina ha evidenziato il fatto che nei giovani è subentrata la convinzione che la vita non sia bella e che il male vincerà, ma non è così. Per il sociologo i genitori sono i primi educatori e hanno il dovere di far presente ai figli che esiste un significato di tutto ciò che li circonda. Perché ciò accada, i genitori, più che amare i figli, debbono amare la vita.
A questo punto lo psicologo, che illustra quanto dice con degli episodi ben precisi, parla della madre. “Mia madre cantava sempre. Nonostante le difficoltà della vita, i soldi che spesso mancavano, lei cantava sempre, canti di chiesa, canti popolari, e così via. E poi mi diceva Tu devi avere un cuore grande”. Oggi c’è una corsa continua verso il raggiungimento del risultato, la prestazione, non ci si accontenta più.
E ancora “Essendo io anche psicologo, una mamma mi ha confessato che suo figlio, quando non trova una via, chiede di ottenere le informazioni che gli servono domandando alla rete, Tu mamma, che chiedi le informazioni alle persone, non ti vergogni? E sapete che cosa ho detto io? La mamma fa bene a chiedere alle persone, non suo figlio ad arrangiarsi col cellulare”.
L’educazione dei giovani rimane dunque la grande sfida per la nostra società informatizzata nella quale il progresso tecnologico non va di pari passo con il progresso umano. A pensarci bene, penso che ritornare alla centralità dell’educazione, intesa come unità per misurare il valore di una persona, ci vorrebbe un miracolo. Ma Cattarina ha pensato anche a questo. Nel congedarsi dalla Sala, ha proposto ai presenti il suo ultimo libro, dal titolo “Voglio il miracolo”, Itaca 2022.
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