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Per l’omicidio stradale di Huub Pistoor nuova citazione a giudizio per il conducente dell’autocarro

Per l’omicidio stradale di Huub Pistoor nuova citazione a giudizio per il conducente dell’autocarro

OSIMO – Ci sono novità riguardo al procedimento per l’omicidio stradale di Huub Pistoor (nella foto). L’ingegnere olandese che viveva da ventotto anni a Osimo e lavorava a Jesi, era stato travolto e ucciso nel marzo 2019 da un rimorchio staccatosi dalla motrice di un camion.

In questi giorni la Procura di Ancona ha notificato al legale dei familiari di Pistoor il decreto di citazione a giudizio per il conducente del camion già condannato. Subito dopo il patteggiamento (1 anno e 3 mesi con pena sospesa e non menzione nel casellario) la famiglia Pistoor aveva presentato una denuncia in quanto la Procura non aveva preso in considerazione un altro  capo di imputazione: l’omissione di soccorso.

Gioia Bucarell, che era la compagna di Pistoor, precisa: “Ci sarà un’udienza e il conducente dovrà spiegare perché non si è fermato e perché non ha chiamato i soccorsi, arrivati solo grazie all’intervento e alla telefonata di una automobilista che si trovava in quel momento dietro al rimorchio. Lei aveva temuto che ci fosse alla guida un ubriaco vedendo che il mezzo invadeva improvvisamente la corsia opposta per poi accorgersi con sgomento che non c’era alcun conducente ma era un rimorchio fuori controllo senza motrice.  L’omissione di soccorso è un reato particolarmente grave e non potevamo accettare che si ignorasse completamente il comportamento successivo dell’autista. Prestare soccorso è un obbligo di legge ma dovrebbe essere sentito come un obbligo e un dovere morale. Sono invece purtroppo tanti i casi in cui i conducenti scappano e non prestano assistenza.

Nella maggioranza dei casi vengono poi individuati e devono rispondere anche di questo reato. Sui giornali continuiamo a leggere “auto pirata”, “pirata della strada”, espressioni che deresponsabilizzano come tante altre che si usano nella narrazione sbagliata degli scontri stradali. L’udienza si terrà tra oltre un anno, una ulteriore conferma della lentezza della Giustizia in Italia. Si prova amarezza pensando che non ci sarebbe stata senza il nostro esposto.

Servono davvero  grande tenacia e resistenza ai familiari delle vittime e non dovrebbe essere così. Noi ci troviamo costretti a lottare da quattro anni e mezzo per  conoscere la verità e per chiedere almeno la celebrazione di un processo, diritti che dovrebbero essere riconosciuti e garantiti quando ci sono vite interrotte.

E’ incomprensibile l’archiviazione per i proprietari dei due mezzi pesanti che avevano gravi inefficienze tecniche, usura e pessima manutenzione e non avrebbero perciò dovuto circolare. Attendiamo l’esame della CEDU Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo che ha accolto il nostro ricorso richiamando lo Stato italiano riguardo all’archiviazione e al sistema di revisione dei mezzi pesanti”.

 

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