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La posizione di Chiaravalle Domani sulla “strada di bordo a Nord-Ovest”

La posizione di Chiaravalle Domani sulla “strada di bordo a Nord-Ovest”

CHIARAVALLE – “Qualche giorno fa, a seguito del Consiglio comunale tenutosi venerdì 21 luglio, il gruppo Insieme per Chiaravalle è uscito con un comunicato composto da mezze bugie e mezze verità. Preme qui chiarire la posizione del gruppo di maggioranza Chiaravalle Domani in particolare sul tema della cosiddetta “strada di bordo a Nord-Ovest” (zona di via Sant’Andrea), ma andiamo per punti.

“La mozione presentata dal gruppo di Sabbatini su via Verdi – si legge nel documento – non è stata bocciata in toto dal gruppo di maggioranza, bensì Chiaravalle Domani si è espresso negativamente soltanto su un punto: impegnare il nostro ufficio tecnico nella redazione di uno studio di fattibilità per una nuova strada di bordo.

“Sul resto, il rifacimento della segnaletica orizzontale e verticale e la realizzazione di nuovi attraversamenti pedonali illuminati su via Verdi, l’opposizione ci trova più che d’accordo; similmente anche in merito all’impegno ad aumentare l’organico dei vigili urbani. Tutti temi presenti nel nostro programma elettorale e nelle nostre linee programmatiche.

“Riguardo all’installazione di telecamere per il controllo dei veicoli che transitano in via Verdi il discorso è diverso, il sistema di videosorveglianza serve solo per controllare la regolarità dei mezzi, e non possono essere impiegate per verificare la legittimità del loro transito all’interno della città, per fare ciò servono le pattuglie dei vigili che già oggi assolvono questo compito con cadenza settimanale.

“La riqualificazione di corso Matteotti – si legge sempre nel documento – è presente sia nel programma elettorale che nelle linee programmatiche, mentre riguardo all’area ex fintecna e all’area del consorzio agrario nessuna chiusura da parte del nostro gruppo politico, soltanto rimaniamo in attesa di proposte che puntino a migliorare la nostra città e la nostra comunità oltre al recupero di quelle zone; cosa molto diversa da quei progetti – presentati in passato -che hanno puntato soltanto ad ampliare interessi privatistici e personalizzati. I tempi sono cambiati e Chiaravalle viene prima di ogni cosa.

Strada di bordo.

“In pochi lo sapranno ma via Verdi nasce anche come strada di bordo, infatti, nelle intenzioni degli amministratori chiaravallesi del passato c’era il bisogno di realizzare una nuova arteria stradale di alleggerimento del traffico veicolare che iniziava ad insistere sul centro storico cittadino; in aggiunta quella via avrebbe dovuto strutturare il nuovo sviluppo urbano della nostra cittadina e della sua crescita residenziale prevista proprio in quella direzione.

“All’inizio degli anni ’70 l’Amministrazione comunale chiaravallese – si legge sempre nel documento – decise di redigere un nuovo piano urbanistico, prevedendo una ulteriore arteria stradale in aggiunta e parallela a via Verdi ma spostata ulteriormente verso l’aperta campagna. Erano tempi in cui i piani urbanistici prevedevano consistenti sviluppi edilizi e le previsioni di crescita della popolazione e dello sviluppo urbano erano sempre e fortemente al rialzo. D’altronde la popolazione cresceva davvero e, di pari passo, sarebbe dovuta crescere anche la città.

“Quest’ultima nuova strada non vide mai la luce e rimase semplicemente un’idea per una nuova via Verdi, ed è dimostrato chiaramente dagli elaborati grafici del piano regolatore di quegli anni che questa sarebbe stata circondata da aree edificabili: molte quelle residenziali meno quelle a servizi o produttive. Stiamo parlando comunque di un’altra Chiaravalle: non esisteva via Che Guevara, non c’era la piscina comunale e la zona di parco Berlinguer doveva ancora essere costruita.

“Con la variante generale del piano regolatore di fine anni 80, la strada di bordo a Nord – Ovest venne definitivamente stralciata, a seguito dell’esigenza di evitare un’ulteriore segmentazione del territorio e di assicurare maggiore coerenza all’indirizzo progettuale dello strumento urbanistico che stava prendendo forma.

“Alla fine degli anni ’90 venne redatto il cosiddetto piano programma, un ulteriore strumento di governo del territorio che stravolgerà le previsioni delle variante generale di pochi anni prima. Un programma che attuava una nuova e diversa strategia d’intervento sulla forma urbana di Chiaravalle, con l’intenzione di restituire alla città il suo carattere di disegno radiale aperto e quindi avverso alla realizzazione di un anello infrastrutturale: l’obiettivo da perseguire era aprire la città al territorio circostante e così avvenne.

“La Chiaravalle di oggi è figlia di tutti questi progetti urbanistici e pensare di realizzare adesso una nuova strada di bordo a Nord-Ovest è nient’altro che un’idea vetusta e poco lungimirante, un’azione del genere avrebbe come unico risultato ulteriore consumo di suolo e la distruzione dell’ultima zona agricola di pregio rimasta a Chiaravalle: via Sant’Andrea.

“Infine, per costruire una nuova strada occorrono delle aree dove poterla realizzare ed i soldi per poterla progettare e costruire, se non si dispone di tutto ciò si è obbligati ad espropriare i terreni interessati dal nuovo tracciato viario ai relativi proprietari (con tempi lunghissimi ed esborso consistente di soldi pubblici al netto di eventuali e molto probabili ricorsi alla giustizia amministrativa) e occorre prevedere nuove zone edificabili così da incassare i fondi che la legge destina in questi casi alle opere di urbanizzazione; altrimenti si può soltanto procedere prevedendo delle consistenti spese dal bilancio comunale.

“Lo abbiamo ribadito in Consiglio comunale, tra l’impegno di risorse comunali per l’adeguamento sismico di una scuola o quello per la realizzazione della nuova strada di bordo, noi scegliamo la prima; e abbiamo suggerito ai gruppi di opposizione di impegnare l’attuale amministrazione sulla redazione di nuovi strumenti di programmazione quali il P.U.M.S. (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), il P.E.B.A. (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche) e il P.A.U. (Piano per l’Accessibilità Urbana) e non su progetti vecchi di oltre cinquant’anni, superati, utili soltanto per riattivare una nuova corsa al mattone e l’ennesima speculazione edilizia”, conclude il documento.

 

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