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Contro il biodigestore di Barchi doppio ricorso al Consiglio di Stato

Contro il biodigestore di Barchi doppio ricorso al Consiglio di Stato

TERRE ROVERESCHE – Doppio ricorso contro la sentenza del Tar favorevole alla realizzazione del biodigestore di Barchi. Nella giornata di ieri (lunedì 19 giugno) il Comune di Terre Roveresche, assistito dall’avvocato Massimo Luciani e il Comitato A Difesa del Territorio con il legale Raffaela Mazzi, hanno depositato appello al Consiglio di Stato nei confronti della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale del 15 aprile scorso. Che ha respinto l’istanza di annullamento dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Pesaro e Urbino alla società Feronia srl a costruire un impianto di trattamento integrato anaerobico aerobico di rifiuti non pericolosi da 50mila tonnellate (38mila di forsu e 12mila di verde) per la produzione di biometano ed ammendante compostato misto in località Ca’ Rafaneto.

“Avevamo detto che non ci saremmo fermati al primo grado di giudizio amministrativo e così é – commenta il sindaco Antonio Sebastianelli -. Perché quello del biodigestore di Barchi è un progetto senza senso, che non ha nessun punto d’incontro con la nostra idea di gestione dei rifiuti, che non tutela ambiente e cittadini ed è basato solo sulla logica del profitto. Un amministratore deve cercare soluzioni sostenibili e che risolvano i problemi ma, allo stesso tempo, ha anche l’obbligo di dire ‘no’, se il progetto presentato non rispetta i diritti dei cittadini. Ed è quello che stiamo facendo con tutti gli strumenti concessici dalle norme, perché un impianto come quello ipotizzato deturperebbe un’area a forte vocazione agricola con diverse aziende di valenza nazionale, e con un altissimo spessore storico”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il Comitato A Difesa del Territorio, il cui direttivo puntualizza: “Ci siamo assunti l’impegno di salvaguardare la qualità della vita in questo lembo di Valcesano al fianco dell’amministrazione comunale e la nostra battaglia va avanti. Le carenze nella procedura della Provincia durante la conferenza di servizi e le lacune progettuali sono così evidenti da non consentire lo sviluppo del progetto, concepito su un terreno in frana; con un forte impatto ambientale in zona agricola, dove manca una rete del metano, con la conseguente necessità di liquefare il gas  prodotto, trasportarlo su gomma e poi ritrasformarlo allo stato gassoso. Semplicemente assurdo, com’è incomprensibile proseguire con tali attività imprenditoriali visto che per il 2035 l’Europa ha messo al bando i biocarburanti, biometano compreso”.

 

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