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Nel Mito d’Irlanda con l’ultimo libro di Paolo Maria Rocco

Nel Mito d’Irlanda con l’ultimo libro di Paolo Maria Rocco

“Canti per Éirinn, poesie irlandesi d’amore e libertà dal Medioevo a oggi”

FANO – Poesie da una Terra in cui il mito è storia e contemporaneità: poesie dall’Irlanda, poesie da Éirinn, il luogo innominabile, perché sacro, dell’identità irlandese individuale e collettiva. Poesie che attraversano i secoli, dal medioevo fino ai nostri giorni, intrecciando il canto di antiche guerre di resistenza all’invasore con l’amore e la conoscenza visionaria del Poeta-Veggente.

Una Antologia le pubblica con testo a fronte, per un viaggio nella leggenda e nella nostra vita attuale. Perché in questi testi rivive ancora e sempre la lotta contro l’usurpatore, l’amore per la Donna visione di conoscenza/identità di popolo.

Queste Poesie sono leggibili nella bellissima Antologia “Canti per Éirinn. Poesie irlandesi d’amore e libertà dal medioevo a oggi, con testo a fronte” per la cura e la traduzione di Paolo Maria Rocco, pubblicata dalle Edizioni Il Foglio Letterario. Già noto ai lettori peri suoi libri di poesia (ultimo dei quali “Temi e Variazioni” che ha ricevuto importanti riconoscimenti) e per la saggistica, l’Autore ci offre un’Antologia di poesie irlandesi che è quasi una raccolta di poesia sacra -come ha sottolineato l’”Avanti!” in un redazionale dedicato al poeta e traduttore-, edita con un tempismo spiegabile forse solo come uno di quei momenti felici che nella vita di una cultura realizzano l’incontro tra lo spirito profondo dell’epoca e gli avvenimenti della cronaca che ne rappresentano l’emergere in superficie, o, nel più laico dettaglio, rendono visibile da un lato l’incrocio fra i temi contraddittori del ritorno delle identità dei popoli formatesi nella Storia, (e della critica non più solo teorica della globalizzazione mentre si globalizza l’invocazione dei diritti umani dell’individuo al di là delle culture storiche); e dall’altro la guerra di resistenza e le rivolte che il mondo sta vivendo in questi mesi.

(…)/ Non è stato consacrato questo terreno,/ non è stato benedetto da mani sante,/ nessuna campana qui suona il suo rintocco solenne,/ e nessun monumento qui si innalza// Ma qui vengono versate le lacrime del patriota, qui si dà la benedizione al povero;/ sì, sono essi a consacrare i loro virtuosi morti,/ e questi innalzano la loro fama al cielo. –  Robert Emmet, 1778-1803

La poesia del Re folle, Buile Suhibne, portatrice di un valore di conoscenza, e del quale l’Introduzione del curatore ci chiarisce la sua qualità di archetipo del poeta-veggente (il Fili, figura centrale di tutta la poesia irlandese dalle origini a oggi) è un momento del più lungo viaggio che l’Antologia di trentatre poeti e poetesse irlandesi ci invita a compiere, assieme alle donne e agli uomini che lo hanno intrapreso nel mito e anche dopo il mito, in testi che si pongono agli albori della coscienza nazionale e della coscienza di sé di un’Irlanda che entra nella Storia, come nei testi di J. Clarence Mangan, Robert Emmet, Oscar Wilde, Jonathan Swift, T.W.H. Rolleston, W.B. Yeats, James Joyce, Padraic Colum e tanti altri, e in testi più recenti, quali quelli di Seamus Heaney, o di Thomas Kinsella e ancora di Derek Mahon.

Nell’insieme, a partire dall’Anonimo del VII secolo con il quale si apre l’Antologia, parlano le voci di Poeti e Poetesse quali Dorothea Dubois, Mary Tighe, Lady Jane Elgee madre di Oscar Wilde, fino alle contemporanee Eavan F. Boland, Nuala Ni Dhomhnaill, Anneamrie Ni Churreáin, scrittori e scrittrici che hanno rinnovato la poesia, la letteratura e l’arte irlandesi, e che hanno avuto un ruolo culturale e politico essenziale per la rinascita di Éirinn invocata da questi poeti anche attraverso il ritorno all’uso dell’antica lingua originaria, il gaelico, fondamentale strumento identitario.

Nell’acqua ripongo la mia speranza/ in questa piccola barca/ della lingua, come fosse il corpo/ d’un infante/ adagiato in un cesto/ di foglie di iris intrecciate/ con il fondo coperto/ con bitume e pece// per spingerla poi/ tra le canne/ e i giunchi sulla sponda/ di un fiume/ (…)   – Nuala Ni Dhomhnaill

Infine in questa Antologia (in conclusione della quale troviamo un utilissimo Indice biografico dei poeti selezionati e le Note ai testi) trovano espressione, come sottolinea il curatore Paolo M. Rocco nel bel testo introduttivo, «la lotta secolare per la libertà e per l’affermazione dell’identità di nazione e di popolo, la vita vissuta nel dispiegarsi dei sentimenti di un intenso romanticismo, l’irriducibile volontà -percorsa non di rado da una dolce vena di malinconia- di superare divisioni sociali, religiose e politiche che hanno straziato l’Irlanda fino a pochi anni fa. Così i riferimenti a episodi famosi tratti dai Cicli dei re e dai Cicli epici, e alla narrazione di gesta e sacrifici eroici trasmettono tra le righe il contenuto politico e insieme l’espressione delle emozioni d’amore. Poesia di donne e di uomini che in epoca moderna e contemporanea hanno attinto alla materia viva del mitico, del leggendario e della Storia riconoscendovi e restituendo ad essa la funzione catalizzatrice dei valori e del carattere di un popolo; poetesse e poeti custodi di un’alta tradizione che scrivono di una quotidianità attuale e partecipe di una visione del mondo unica e irripetibile».

Nel solco dell’opera di traduzione di opere letterarie di Culture ‘altre’, che l’Autore da anni propone ai lettori italiani e europei, dobbiamo dire che quest’ultimo libro sulla Poesia d’Irlanda non è solo un brillante prodotto letterario ma l’attestazione dell’attività anche di divulgazione culturale che Paolo M. Rocco sta realizzando con risultati di grande interesse. Per questo gli Ambasciatori d’Italia Nicola Minasi e Marco Di Ruzza lo hanno voluto a Sarajevo a presentare pubblicamente i suoi libri, tra cui “Izet Sarajlic per Sarajevo-Vita e Poesia”, ad un pubblico giunto da diverse regioni dei Balcani, non solo dalla Bosnia -regione nella quale il poeta italiano ci ha raccontato in alcuni suoi libri e a lui cara, come ci dice, per «una lieta consonanza di una visione del mondo e della Creatività della Poesia sviluppata con coraggio e impegno in alcuni ambienti letterari di grande significato, come il Club Plava Paleta e il Festival internazionale di poesiaLa Piuma di Zivodrag Zivkovic’, entrambi ideati e organizzati dall’importante poeta Emir Sokolovic, e per il comune obiettivo del primato della Conoscenza e dell’Arte»- ma anche dalla Serbia, dalla Croazia, dal Montenegro. Intellettuali, cittadini, poeti, studiosi intervenuti per salutare uno scrittore e la sua opera che attraversa i confini e raccoglie ovunque importanti apprezzamenti e premi: «La sensibilità e l’attenzione che gli Ambasciatori Minasi e Di Ruzza mi hanno rivolto – sottolinea Paolo M. Rocco – mi onora in modo profondo, insieme alla presenza, durante la presentazione a Sarajevo, di scrittori, intellettuali, lettori balcanici e italiani che hanno reso quell’incontro un evento davvero memorabile. Ringrazio per questo anche la poetessa Sejla Sehabovic, direttrice del Museo di Letterature e Arti di Sarajevo che ha curato la presentazione insieme all’Ambasciata, la bravissima interprete Amela Zec Filipovic e gli Addetti culturali dell’Ambasciata di Sarajevo, Lorenzo Donatelli e Carlo Marcotulli».  (V.M.)

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Paolo Maria Rocco: poeta, traduttore, docente, giornalista ha pubblicato poesie tradotte e ospitate in varie raccolte e antologie in Bosnia, USA, Canada, Croazia, Romania, Messico: “I Canti” 2016; “Bosnia, appunti di viaggio e altre poesie” (bilingue) 2019; “Temi e Variazioni”, 2021; “Antologia di Poeti contemporanei dei Balcani”, bilingue, in collaborazione con Emir Sokolović, 2019; “Izet Sarajlić, per Sarajevo – Vita e Poesia”, bilingue, raccolta di saggi, testimonianze, poesie e documenti tutti inediti per e di Sarajlić, che rappresenta la più autorevole e completa ricostruzione della biografia e dell’opera del grande poeta balcanico in ambito internazionale, presentata a Sarajevo nel 2022 a cura dell’Ambasciatore d’Italia Marco Di Ruzza (che, insieme all’Ambasciatore Nicola Minasi, ha patrocinato il libro). Ha pubblicato inoltre i testi narrativi “Virginia, o: Que puis-je faire?” romanzo sulla vita di Guido d’Arezzo, 2015, e “Divina e altri racconti” 2015-17. Si deve a lui l’esordio in Italia dello scrittore e filosofo bosniaco Predrag Finci con il libro “La Stazione e il Viaggiatore” del quale ha promosso la pubblicazione per Il Foglio Letterario (2022) e per il quale ha curato la traduzione (insieme a Bozidar Stanisic) e la Postfazione. Le poesie e i libri di P.M. Rocco hanno ricevuto premi e importanti riconoscimenti in Italia e all’Estero. Suoi studi di critica letteraria sono stati pubblicati in Atti di Convegno. Fra le sue traduzioni vanno ricordate anche quelle da Georges Bataille, e di poeti dei Balcani pubblicati in Riviste italiane. Nel 2018 ha ideato e realizzato a Fano la Giornata di Studi “Dialoghi culturali con la Bosnia” patrocinata dall’Ambasciatore d’Italia a Sarajevo, Nicola Minasi, e dal Comune di Fano.

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Titolo: Canti per Eirinn, poesie irlandesi dal medioevo a oggi con testo a fronte

Cura, Traduzione e Introduzione: Paolo Maria Rocco

Editore: Il Foglio Letterario, Piombino

Anno: 2022

Pagine: 220

Prezzo: Euro 16.00

ISBN 978-88-7606-949-9

Nelle foto: a sinistra l’Ambasciatore d’Italia a Sarajevo Marco Di Ruzza; a destra: Paolo M. Rocco in occasione della presentazione dei libri di poesia dello scrittore italiano nella capitale bosniaca; con la gentile e brava interprete Amela Elezovic Filipovic a Sarajevo; alla presentazione: a sinistra il valente poeta bosniaco e grande amico Emir Sokolovic, e il tenore bosniaco Alen Abdagic (frequentatore del “Rossini Opera Festival”); con il poeta e caro amico Ilija Balta; da sinistra: Sejla Sehabovic (direttrice del Museo di Letterature e Arti teatrali di Sarajevo), l’Ambasciatore Marco Di Ruzza, io e l’interprete Amela Elezovic Filipovic; ultimo a destra nella foto, accanto a Paolo Maria Rocco, il grande editore bosniaco Goran Mikulic; primo a sinistra lo scrittore montenegrino Braho Adrovic; con il poeta bosniaco Goran Simic (al centro) e con Tamara Sarajlic-Slavnic e suo figlio Vladimir (primo a sinistra); con la pregevole interprete Amela Elezovic Filipovic

 

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