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Il poeta Paolo Maria Rocco ci parla di poesia e della fortuna dei libri

Il poeta Paolo Maria Rocco ci parla di poesia e della fortuna dei libri

Ha ricevuto in premio la Medaglia della Presidenza del Parlamento italiano

di FRANCESCO FERRONI

FANO – È certamente un piacere quando viene attribuito un importante premio a una persona che risiede e vive da tanti anni nelle Marche, non solo perché viene riconosciuta l’importanza di un lavoro originale e brillante – e, con esso, anche il suo autore – ma anche perché quel premio è direttamente connesso al luogo nel quale il lavoro è stato prodotto e che, così, ne viene arricchito.

Si può dire, allora, che ricevere in premio la Medaglia della Presidenza del Parlamento italiano travalica il significato di quell’attribuzione. Quando poi si aggiunga che quel premio è stato attribuito per un’opera di Poesia, allora la cosa si fa ancora più interessante. Il destinatario della prestigiosa Medaglia assegnata un mese fa circa, per iniziativa del Comitato di La Spezia dell’Istituto Dante Alighieri, è Paolo Maria Rocco, napoletano e residente nelle Marche da tanti anni.

È qui che ha compiuto i suoi studi superiori conseguendo poi la laurea (di quelle “di una volta”, impegnative) a Urbino con il massimo dei voti quando era ancora Magnifico Rettore il grande letterato Carlo Bo e quando l’Ateneo poteva vantare (oltre a quelli attuali) nomi di importanti intellettuali di area umanistica quali, per esempio, Mario Luzi, Rosario Assunto, Paolo Fabbri, Italo Mancini e, prim’ancora Leone Traverso, Arturo Massolo, Scevola Mariotti e altri.

«Aggiungerei, tra le rilevantissime personalità che hanno contribuito a elevare la bellezza e la storia di Urbino, anche l’illustre Paolo Volponi, urbinate…», ci dice Paolo M. Rocco al quale chiediamo: lei li ha conosciuti? «Non tutti, purtroppo. Ho avuto il privilegio di avere rapporti legati agli studi e alla mia attività nella scrittura con Rosario Assunto, Mario Luzi, Paolo Volponi, Sergio Quinzio, Vittorio Sgarbi. Negli anni universitari e successivamente».

È contento della Medaglia del Parlamento italiano assegnata al suo impegno nella poesia?: «Certo, sono molto grato che il mio lavoro abbiano ricevuto questo prezioso riconoscimento».

Ha ricevuto altri premi per la sua attività di scrittore?: «Sì, alcuni. Tra questi, tutti importanti, quello al quale sono particolarmente affezionato è il Primo Premio attribuitomi dal Festival internazionale di Poesia “La Piuma di Zivodrag Zivkovic” in Bosnia-Erzegovina, a Zenica (che si pronuncia Zeniza), ideato dal poeta Emir Sokolovic con il quale, poi, si è creato un rapporto di vera amicizia e di lavoro».

Perché partecipare a Premi letterari in Italia?: «Io lo faccio soprattutto per promuovere i miei libri. Altri perché sanno di vincere prim’ancora della convocazione della giuria: e in genere sono, questi ultimi, vincitori di premi in denaro».

Premi già decisi?: «Si tende a misconoscere ciò che accade in molti premi nazionali e non parlo, per esempio, dello Strega o del Bancarella… ma di altri, diciamo minori».

A cosa si riferisce?: «Mi viene in mente un incontro di 5-6 anni fa con un bravo poeta mio conoscente da circa quarant’anni, molto apprezzato in Italia, il quale, mi disse: … a chi non è addentro a certi circuiti culturali/editoriali non conviene partecipare ai Premi letterari, perché tutti i Premi sono praticamente già attribuiti prim’ancora che venga pubblicato il Bando di iscrizione…».

Un’affermazione ‘pesante’. Chi è l’autore di questa confessione?: «Non dirò chi è ma sicuramente, se leggerà questa intervista, si riconoscerà. E comunque questa rivelazione non mi stupì ma mi diede da pensare. Non tanto al fatto che questo poeta molto apprezzato suggeriva, così, che i suoi premi li aveva vinti perché qualcun altro aveva condizionato i giurati, quanto alla sostanza di certi ambienti così come quella rivelazione li definisce. Ho pensato, allora, che se quanto detto è vero e l’attribuzione di molti premi letterari è già decisa ‘ab origine’, c’è poco da fare. Anche perché io mi tengo lontano, e ne sono contento, da consorterie, gruppi, tendenze, scuole o, peggio, da ambienti politico-ideologici, tutti ‘luoghi’ che hanno un peso determinante nell’attribuzione di un premio; non vanto amicizie in nessuno di quei ‘circuiti’: sono felicemente avulso da questo intreccio di interessi. In questo senso, avendone vinto anch’io qualcuno posso dire di essere l’eccezione che conferma la regola».

Lei però continua a partecipare a Premi letterari…: «Sì, a volte, raramente, partecipo a qualche premio, a quelli che ritengo non condizionati, senza aspettarmi nulla come qualsiasi altro onesto scrittore. E, così, non essendo io un raccomandato, accade che le mie poesie ricevano riconoscimenti importanti. Esiste, per fortuna, una piccola parte di Premi rilevanti e frequentabili. La Medaglia della Presidenza del Parlamento italiano è una di quelle attestazioni che confermano che la bontà del lavoro, l’impegno nella scrittura, la consapevolezza della Poesia in quanto Arte, il saper trasmettere con la poesia una visione del mondo originale e significativa vengono poi riconosciuti».

Cosa pensa della Poesia com’è oggi praticata e pubblicizzata?: «Penso che vi sono bravi poeti ma che sono molti di più quelli che tentano di scrivere in versi avendo compreso poco della Poesia. Che è, appunto, un’Arte e che in quanto Arte (come la Musica, la Pittura, e altre) ha regole che vanno conosciute e rispettate. In generale, purtroppo c’è poco rispetto per la Poesia, oggi. Ma non dico nulla di nuovo a questo proposito; lo dicevano già, tra gli altri, Céline e Montale 50 e più anni fa… Dico che c’è una grave disattenzione da parte dalle scuole (ad esclusione dei Licei) nelle quali le materie umanistiche sono considerate, dalla gran parte degli studenti, alla stregua di un optional spesso istigati in ciò da ‘storture’ didattiche mortificanti. Sappiamo tutti, per esempio, che poi molti studenti arrivano agli ultimi anni di scuola superiore senza saper scrivere una frase correttamente, e che all’Università producono spesso testi da scuola elementare. C’è un analfabetismo funzionale preoccupante: nel mondo l’Italia, secondo dati Ocse del 2018, è nella fascia medio-bassa, con percentuale preoccupante di analfabeti funzionali, che, cioè, non capiscono un testo e quindi non sanno acquisire informazioni, con buona pace di gran parte dei dirigenti scolastici di ogni livello».

Così si attirerà delle inimicizie…: «Non credo ma, seppure accAdesse, non importa. Sto dicendo che finché la Poesia riesce a instillare un po’ di grazia nelle persone è un bene che anche molti vogliano praticare quest’arte, ma bisogna farlo con cognizione. Però, sappiamo in tanti che non è così e allora perché non dirlo? Potrebbe servire, lo spero, a suggerire un diverso approccio a questa materia…».

Lei si considera un artista?: «Non penso a me stesso in questa accezione. Coltivo un’Arte, quella della Poesia, e lo faccio avendo molto studiato, letto, scritto e avendo il privilegio, voluto, di essere fuori dai giochi. E vedo che i miei libri vengono letti e apprezzati, e so cosa significa. Quello che ho raggiunto lo devo solo a me stesso».

Infatti dei suoi lavori letterari si è interessata persino un’Ambasciata italiana all’estero: «Sì, l’Ambasciata italiana in Bosnia-Erzegovina, diretta, fino a Giugno scorso dall’Ambasciatore Nicola Minasi. Ho avuto la fortuna, in Bosnia, di conoscere l’Ambasciatore Minasi, che è una personalità di assoluto rilievo, e da quella conoscenza, grazie alla sua gentilezza e competenza sono nate collaborazioni per me importantissime, rese più agevoli anche in virtù del lavoro prezioso svolto dal Responsabile degli affari culturali di quell’Ambasciata, Carlo Marcotulli, che, tra l’altro, è marchigiano. L’Ambasciatore Minasi ha riconosciuto la bontà del mio lavoro e ha patrocinato un Progetto interculturale che ho organizzato a Fano, e poi due miei libri. Anche il Console della Bosnia-Erzegovina a Milano, Dott.ssa Emira Kordic,  mi ha personalmente manifestato, di recente a Torino, essendo giunta lì espressamente per assistere alla presentazione di alcuni miei libri, il suo interesse verso il mio lavoro».

Sta scrivendo altri libri?: «Innanzitutto sto promuovendo il mio ultimo libro di poesie “Temi e Variazioni”, e il mio libro di saggi sul grande poeta Izet Sarajlic, entrambi editi da Il Foglio. Poi sto scrivendo poesie per un mio prossimo libro e mi sto occupando della traduzione (insieme allo scrittore Bozidar Stanisic) di un libro molto bello di cui è autore Predrag Finci (che si pronuncia Finzi), scrittore e filosofo bosniaco che vive dal 1993 a Londra. Tra poco vedrà la luce. È un libro davvero molto interessante sia per ciò che dice sia per come lo dice, attraverso una scrittura per frammenti in prosa e che a tratti diventa prosa lirica. Un libro già pubblicato nel Regno Unito, in Bosnia e in Israele; è inedito in Italia e sarà proprio una bella sorpresa».

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