CRONACAIN PRIMO PIANOSENIGALLIA

E’ morto a Senigallia il vescovo emerito di Fano Mario Cecchini

E’ morto a Senigallia il vescovo emerito di Fano Mario Cecchini

SENIGALLIA – E’ deceduto questa mattina, all’Opera Pia Mastai Ferretti, il vescovo emerito della diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, monsignor Mario Cecchini. Aveva 87 anni ed era da anni
ospite della struttura per anziani.

Monsignor Mario Cecchini aveva importanti patologie pregresse ed era stato contagiato dal Covid-19 nell’ultimo focolaio scoppiato il mese scorso all’interno della struttura residenziale senigalliese.

“Il Vescovo Armando, il Vescovo Franco, il Vescovo Giuseppe, il Presbiterio della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola e della Diocesi di Senigallia, le sorelle Nella, Cesarina, Lucia, i nipoti e i parenti tutti, confortati dalla speranza cristiana in Gesù Risorto – si legge nel manifesto apparso questa sera -, annunciano il ritorno alla casa del Padre di Sua Eccellenza Mons. Mario Cecchini Vescovo Emerito di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola di anni 87 Al Signore Buon Pastore offrono tutto il bene da lui compiuto negli anni di servizio pastorale. Elevano preghiere di suffragio invocando dalla misericordia divina il premio promesso al servo buono e fedele”.

La camera ardente per monsignor Mario Cecchini verrà allestita domani, giovedì, dalle ore 12, nella chiesa della Maddalena. I funerali si svolgeranno invece venerdì 15 gennaio, alle ore 15, nella Basilica Cattedrale di Senigallia presieduti dal Cardinale Edoardo Menichelli. Seguirà il trasporto al cimitero di Ostra Vetere.

Nato a Piticchio di Arcevia il 25 gennaio 1933, il vescovo emerito Mario Cecchini fu ordinato presbitero nel 1958 ed eletto alla sede vescovile di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola l’11 febbraio 1986.

Divenne poi vescovo emerito l’8 settembre 1998. Da vescovo di Fano si impegnò per unificare le diocesi di Fossombrone, Cagli e Pergola con quella di Fano.

“Persona paterna, amabile e vicino alla gente – viene così ricordato nel sito della Diocesi di Fano – Fossombrone – Cagli e Pergola -, la sua presenza alla guida della diocesi fanese è stata segnata da un grave incidente subito alla fine degli anni ’80. Nel suo ministero ha favorito le Missioni ad gentes visitando, laddove svolgevano il loro ministero, i preti fidei donum della diocesi. La su devozione a Maria, madre di Gesù, ha segnato profondamente la sua spiritualità e il suo agire pastorale. Tutto il popolo di Dio, il Vescovo Armando, il presbiterio, i diaconi, i religiosi e le religiose, lo ricordano con gratitudine all’altare del Signore”.

“Mi addolora la notizia della scomparsa di mons. Mario Cecchini, vescovo emerito di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola”. Esprime profonda amarezza il sindaco di Fano Massimo Seri dopo aver appreso del suo decesso.

“La nostra comunità – continua Massimo Seri – lo ricorda con tanto affetto, sia per la saggezza che per la concretezza con cui ha condotto azioni importanti, tra cui la trattativa con il Vaticano per l’acquisto dell’ex seminario regionale. Se ne va un riferimento che per anni ha contribuito alla crescita spirituale e sociale della nostra città”.

Ecco, invece, come il vescovo emerito Mario Cecchini viene ricordato da don Enrico Secchiaroli. “Ricordare è sempre riguardare un passato che non tornerà più, fatti che sono successi e non possono più essere modificati nella loro positività o negatività. Il ricordo di una persona rientra un poco in questa logica temporale ma, essendo una persona, ha un’altra incidenza non solo nella nostra memoria ma nella nostra vita, è come il cibo che assimiliamo, diventa parte nella nostro essere.

“Ricordare una persona è verificare la propria vita! Mons. Cecchini mi ha ordinato Diacono e Sacerdote e, a un certo punto, mi ha chiesto di fargli da segretario, pur continuando l’attività pastorale in parrocchia. Con Monsignore non era difficile relazionarsi, un uomo semplice, buono, diremmo alla mano. Pur nel rispetto della sua dignità Episcopale permetteva quella spontaneità che ti faceva sentire di casa, accettava perfino degli appunti che potevi fargli, anche se poi faceva come voleva; era il Vescovo del resto! Quel suo carattere alla mano lo rendeva “popolare” amato dalla gente, e a farlo stare in Episcopio era un’impresa. Preferiva uscire, andare per incontrare la gente, le persone, le realtà sociali ed ecclesiali.

“Quanti giri per la Diocesi sia per la celebrazione dei Sacramenti, sia per incontrare i sacerdoti, sia per andare a trovare qualcuno del quale aveva, secondo lui, bisogno, per una sua iniziativa. Tante volte ti stancavi, era notte e ancora giravi e lui con la sua tranquillità ancora ti diceva: «adesso diciamo il Rosario».

“Voleva realizzare tante cose, alcune le ha fatte, altre sono rimaste li, ma era lui che diceva «se Dio le vuole! Intanto noi diamoci da fare». Stando con Lui ho sperimentato la dedizione alle persone che incontrava, e non tutte erano per un dialogo o per un impegno pastorale, eppure anche con quelle che esageratamente, secondo me, chiedevano alla sua carità, era pronto, disponibile: «stà bonino! obbedisci!» mi ripeteva, quando io brontolavo.

“Con lui non c’era un solo lavoro, il segretario, ma anche quello di viceparroco e se era necessario ti mandava a fare quel Campo con i ragazzi perché il prete sta male, a celebrare la Messa in quell’altra parrocchia oppure «vammi a dir Messa li perché io non mi sento bene», «ma Eccellenza lì oggi ci sono le Autorità», «embè! tu digli che ti mando io». Un giorno mi chiama e mi dice «tu mi vai a Roma», pensavo di dover andare a parlare con qualcuno a suo nome, no «a Roma a studiare».

“E non solo, mi portò Lui in Facoltà, parlò personalmente con il Rettore e stabilì il corso accademico; «tu studia, per il resto vedremo come fare»: Roma locuta causa finita! La famigliarità che si era sviluppata era tale da trattarmi come un figlio. Da quando si è ritirato all’Opera Pia ho cercato sempre di incontrarlo, i primi anni anche portandolo qualche volta in parrocchia, poi, in questi ultimi anni, quando la sua salute è andata sempre più diminuendo, recandomi mensilmente a trovarlo.

“E’ stato il modo per continuare a volergli bene, del resto se è un famigliare lo si pensa spesso, e lo si va anche a trovare. Avrà avuto, come tutti, i suoi difetti, l’Ordinazione Episcopale magari li avrà anche accentuati, ma una cosa è certa anche nella prova ha saputo umilmente mettersi da parte, e, come tutti o sacerdoti ospiti all’Opera Pia, ringraziare ogni volta che lo andavi a trovare. Prima di lasciarti ti diceva «quando ci ritorni», «appena posso Eccellenza!».

 

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