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Tragedia alla stazione di Jesi, servono maggiori controlli nei cantieri

Tragedia alla stazione di Jesi, servono maggiori controlli nei cantieri

Il Partito della Rifondazione comunista e la segreteria della Uil intervengono per sollecitare chiarezza e sicurezza

JESI – “È appena cominciato l’anno e già ci sono diversi morti sul lavoro.  L’ultimo, un operaio di 55 anni, oggi alla stazione di Jesi. Ci saranno le solite indagini, gli iter giudiziari, si troverà il solito errore umano a giustificare  l’ “ imprevedibile”. Eppure questa – si legge in una nota del Partito della Rifondazione comunista – è una delle tante “morti annunciate”. L’operaio è morto in un cantiere edile che operava sui marciapiedi della stazione  ferroviaria in prossimità dei binari di circolazione ed è ovvio che questa condizione di lavoro moltiplica il rischio, già alto, dell’ attività edilizia.

“Gli spazi sono più angusti, i rumori si sovrappongono , i tempi sono contingentati dal fluire della circolazione ferroviaria, proprio per questo, in altri tempi gli stessi erano sorvegliati e protetti da personale ferroviario atto a interagire con l’organizzazione di quelle attività.

“Negli ultimi decenni però la privatizzazione di molte attività ferroviarie, la cultura che un certo management ha introdotto scoprendo la categoria dell’ “eccesso di sicurezza “ come elemento di costo e di inefficienza ha fatto via via sparire queste cautele. Se aggiungiamo che nello stesso periodo Fs è stato “utilizzato “ come moltiplicatore d’ investimento da cui sono scaturiti centinaia e centinaia di contratti d’appalto multimilionari la misura della cui efficienza è la “velocità della spesa” è facile intuire che la “deregulation” e il fare diventino le implicite parole d’ordine.

“Nelle nostra regione – afferma sempre Rifondazione comunista – sono decine e decine i cantieri che operano al “miglioramento” della rete ferroviaria, in alcuni casi opere urgenti, in altri necessarie  però la filosofia che presiede alla realizzazione di questi interventi è sempre la stessa, sarebbe auspicabile che invece  delle inchieste giudiziarie che vengono dopo eventi funesti o , come in questo caso tragici, avvenissero , oltre a doverosi e più assidui controlli, anche quelle inchieste “sociali” che sono prerogativa delle organizzazioni dei lavoratori.

“Un’indagine di massa accurata, anzi occhiuta, fatta dai lavoratori prima  durante e dopo l’inizio di queste attività.  Si dirà ma esistono già le leggi, si eleggono i delegati alla sicurezza,  la loro presenza è prevista nelle procedure di attivazione dei cantieri, tutto vero ma qualcosa non sta funzionando le denunce di violazione di queste norme si contano sulle dita della mano di Muzio Scevola mentre i morti che si piangono sono sempre di più.

“È ora di agire – conclude Rifondazione Comunista – perché “basta” non sia solo un grido di dolore”.

“Esprimiamo la nostra vicinanza – si legge invece in un intervento della segreteria della Uil -, in un momento così triste e drammatico, alla famiglia dell’operaio morto sul lavoro stamattina presso la stazione ferroviaria di Jesi.

“Al tempo stesso vogliamo esprimere anche tutta la nostra rabbia per l’ennesima vittima sul lavoro, una delle prime per questo nuovo 2021.

“Inutile dire che di fronte a queste sciagure occorre non abbassare la guardia, fare controlli, perseguire l’adozione di tutti i sistemi di sicurezza etc etc: lo diciamo ogni volta che ci si trova di fronte ad un infortunio sul lavoro.

“Le parole e le denunce, oltre alla mobilitazione, che come sindacato siamo soliti esternare in momenti simili – aggiunge la segreteria della Uil – risultano vane se poi ogni volta, passata qualche settimana, ci si dimentica dei lutti e si ritorna ad operare come prima, come se non fosse accaduto nulla.

“Esigiamo più controlli, severi e puntuali ma costanti, così come esigiamo che si lavori molto di più sulla cultura della sicurezza, che a nostro avviso è la vera chiave di volta per scardinare questo infernale meccanismo di morte sul lavoro.

“Stessa cosa vale per i contratti applicati, le ore di lavoro svolte, le ore ed i turni di riposo; tutti fattori che incidono pesantemente sui livelli di sicurezza.

“Soprattutto va chiarito una volta per tutte – conclude la Uil – che la sicurezza non deve essere vista come un costo, ma come un’opportunità, altrimenti continueremo a piangere l’ennesima vittima di infortunio sul lavoro”.

 

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