“Siamo tutti coinvolti”, alla Rotonda a mare presentato un libro con 30 storie di resistenza dai reparti Covid-19
“Siamo tutti coinvolti”, alla Rotonda a mare presentato un libro con 30 storie di resistenza dai reparti Covid-19
SENIGALLIA – Si è tenuta, presso la Rotonda a mare, la presentazione del libro “Siamo tutti coinvolti” (Venturaedizioni). Il libro, come dice il sottotitolo (30 storie di resistenza dai reparti Covid-19), è una raccolta, curata da Valentina Cottini, di 30 storie vissute e raccontate da altrettanti operatori sanitari, come infermieri, oss, medici, ma anche da soccorritori e operatori del mondo del volontariato, di tutta Italia, che hanno prestato la loro opera nei reparti Covid-19 o comunque in occasione dell’emergenza causata dalla pandemia. L’ampia sala della Rotonda, opportunamente allestita per garantire il necessario distanziamento, è stata riempita da un pubblico attento, che ha seguito per due ore i racconti, emozionanti e autentici, dei giovani infermieri Valentina, Chiara e Francesco, introdotti dalla responsabile della protezione civile Iole Egidi che ha sottolineato l’importanza di questa testimonianza, per non dimenticare e per fare tesoro di quanto imparato da questa drammatica situazione.
Non sono mancate le lacrime (Chiara, infermiera di pronto soccorso a Milano, prestata al reparto Covid della terapia intensiva al “Sacco” di Milano, non può dimenticare i nomi dei pazienti, anche quando li ha persi dopo poche ore, e anche a casa non “stacca” mai dal lavoro) ma anche i sorrisi (Francesco, il filosofo divenuto infermiere al Sacco di Milano, collega e amico di Chiara, per conoscere l’ora durante i lunghi turni di lavoro accende la tv sul canale di una nota emittente radio-televisiva e dice che comunque la musica aiuta, tanto che Iole Egidi pensa di introdurre la musica in aggiunta ai bollettini dei contagi trasmessi a gogò in Sala Operativa di protezione civile), come quando Valentina, infermiera a Jesi e poi nel reparto di terapia intensiva a Bologna, ha raccontato la sua gioia nel sentirsi chiamata per nome da un paziente che l’aveva riconosciuta per la sua “erre moscia”.
Ma soprattutto dai racconti dei tre infermieri, scritti nel libro e raccontanti dalla loro voce martedì sera, è emersa una grande umanità e questo ha suscitato i frequenti applausi del pubblico presente in sala.
Valentina che voleva fare l’infermiera in sala operatoria, in un ambiente asettico e senza contatti personali con i pazienti, ha imparato ad amare il contatto umano proprio nel reparto Covid di Jesi al punto da sentirne la mancanza nell’ospedale in cui è stata poi assunta a Bologna, nel reparto di terapia intensiva dove i pazienti sono in condizioni più gravi e impossibilitati ad interagire con il personale sanitario.
Chiara che ha raccontato come durante i giorni dell’emergenza non riusciva più a staccare dal lavoro e a riposarsi, mentre fuori il mondo sembrava fermo in una eterna domenica, con tutti a casa, tutti i negozi chiusi.
Infine Francesco che alla domanda “come state? Se questa è stata una guerra e voi i soldati, oggi siete dei reduci? Cosa vi è rimasto della tragedia che avete visto?” ha risposto “grazie” e ha detto che non si è mai abituato a veder morire le persone e che tutto si porta dentro e a volte si incontra con i colleghi con cui ha condiviso quei giorni nei reparti della terapia intensiva e si raccontano quello che hanno vissuto, proprio come fosse una terapia di gruppo, come dei reduci.
Insomma, alla fine quello che è venuto fuori è che questi nostri giovani infermieri e come loro i tanti altri che in Italia (e nel mondo) hanno prestato la loro opera e ancora lo fanno, sono tutt’altro che supereroi, sono degli “umani” dal cuore grande. Come la copertina del libro sembra suggerire.
L’editrice Catia Ventura ha ricordato, infine, che le 11 illustrazioni del libro sono l’opera di 11 giovani artisti che hanno regalato le loro creazioni aderendo al progetto di Valentina Cottini.
Una parte dei proventi del prezzo di vendita del libro sarà devoluto alla Protezione civile.
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