Anche Cartoceto ha partecipato al flash mob “Palermo chiama Italia al balcone” in memoria delle vittime di mafia
Anche Cartoceto ha partecipato al flash mob “Palermo chiama Italia al balcone” in memoria delle vittime di mafia
Il sindaco Enrico Rossi: “È attraverso la nostra coscienza di ogni giorno che gli rendiamo onore e non permettiamo che sia vanificato il loro lavoro, il loro sacrificio”
CARTOCETO – Nel giorno del ventottesimo anniversario della strage di Capaci che vide la morte del magistrato Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, e che inaugurò la terribile stagione delle stragi mafiose, la Fondazione Giovanni Falcone in accordo con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, lancia il flash mob “Palermo Chiama Italia al balcone”, iniziativa pensata per commemorare tutte le vittime della mafia in tempo di coronavirus.
Il Comune di Cartoceto ha partecipato alla chiamata volta a commemorare il senso del lavoro di due uomini di Stato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, osservando il doveroso minuto di silenzio e calando dal balcone di Palazzo Marcolini un banner raffigurante i due magistrati.
Accanto al Sindaco Enrico Rossi anche alcuni studenti ed insegnanti dell’Istituto Comprensivo “M. Polo”.
«È trascorso un po’ di tempo, dall’ultima volta che mi fermai all’altezza di Capaci, lungo l’autostrada che collega Trapani a Palermo, e in via D’Amelio, nella stessa città di Palermo, – racconta il sindaco Enrico Rossi – circostanza nella quale mi sforzai di immaginare, con gli occhi e con la mente, le stragi in cui vennero uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e le loro scorte. Quel brivido, quell’angoscia, quello sgomento che mi trafissero, sono ancora vivi, nitidi e forti. I due colleghi di giustizia, ma non di giustizialismo, – continua Rossi – furono anche due amici veri, schietti».
Proprio dell’amicizia che lega i due magistrati, fatto tutt’altro che marginale ma anzi pregno di forza e significato, Enrico Rossi ricorda un aneddoto «Si racconta che una sera Paolo Borsellino disse a Giovanni Falcone: “Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte. Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero…ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”».
Dopo soli 57 giorni dalla strage di Capaci, anche l’amico Paolo Borsellino fu assassinato per mano della mafia.
«Il 23 maggio e il 19 luglio 1992, – sottolinea con forza il Sindaco Rossi – rappresentano due cardini nella storia della nostra democrazia, che al ricordo rafforzano ogni volta quel senso del dovere e di responsabilità che è tutto, per chi nella propria vita ha scelto di servire le Istituzioni. Sono stati uccisi due eroi di Stato. È anche attraverso la nostra coscienza di ogni giorno, che non dobbiamo vanificare il loro lavoro, rendere loro onore e non sbiadendo la memoria».
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