L’emergenza Covid-19 mette una pesante ipoteca anche sul futuro del Parco Zoo di Falconara
L’emergenza Covid-19 mette una pesante ipoteca anche sul futuro del Parco Zoo di Falconara
Appello alle istituzioni dei titolari: “Non lasciateci soli. Siamo in difficoltà. Durante il lockdown abbiamo continuato a sostenere spese elevate. Servono chiarezza e misure di sostegno economico per il settore”. Nel frattempo la vita continua: sono nati tre fenicotteri rosa
FALCONARA – Il lockdown disposto per contenere la diffusione del Coronavirus e la mancanza di un pacchetto di aiuti economici mette una pesante ipoteca sul futuro del Parco Zoo Falconara (Ancona), fiore all’occhiello del turismo regionale e centro didattico di eccellenza per scuole e famiglie.
La struttura dovrebbe riaprire le porte il prossimo 18 maggio ed è pronta a farlo nel rispetto di tutte le misure a tutela dell’utenza e dei propri dipendenti. Ma le difficoltà sono davvero tante. Perché alle elevate spese di gestione e per la cura degli animali sostenute negli ultimi mesi dovranno aggiungersi richieste di finanziamento, che non potranno non pesare su un bilancio già gravato da mutui serviti a trasformare il parco in uno dei principali punti di riferimento nel panorama dei giardini zoologici d’Italia.
“Non siamo solamente un’impresa a vocazione turistica – affermano i titolari – ma una realtà che svolge una preziosa attività di pubblico interesse. Il Ministero dell’Ambiente, dal quale dipendiamo e a cui ci siamo rivolti tramite l’Associazione Nazionale Zoo ed Acquari per chiedere un intervento economico, ci ha rimandato al Cura Italia. Questo significa altri debiti. Sinora, a fatica, siamo riusciti a far fronte a tutto, ma il rischio, in assenza di un pacchetto di aiuti per il settore e della possibilità di recuperare almeno una parte della stagione, è di finire in ginocchio”.
Così, se da un lato i tre pulcini di fenicottero rosa venuti alla luce pochi giorni fa rappresentano un simbolo di speranza, dall’altro il Parco Zoo Falconara va avanti tra dubbi, incertezze e timore per la propria sorte.
“Chiediamo alle istituzioni – proseguono i titolari – di non lasciarci soli e di prevedere interventi economici mirati per il nostro settore. Per garantire il benessere degli animali, al di là della chiusura o dell’apertura al pubblico, servono ingenti somme di denaro e certezze. Al momento non sappiamo neanche se, alla riapertura, potremmo accogliere solo gli abitanti del nostro Comune o aprire ai visitatori provenienti da tutta la regione”.
C’è dunque forte preoccupazione per le sorti di una struttura da oltre 50 anni luogo di svago, ma anche punto di riferimento per la ricerca scientifica, la conservazione delle specie minacciate di estinzione, tra cui una coppia di Okapi, l’unica presente in Italia, l’educazione alla biodiversità e per le tante persone con disabilità, in particolare quelle affette da autismo, che nel giardino zoologico hanno trovato un’oasi dove sentirsi a loro agio.
Da un primo calcolo, l’estensione calpestabile dello zoo, di oltre 2 ettari, consentirà di ospitare un buon numero di visitatori, riuscendo a garantire un’efficace distanziamento sociale nel rispetto di tutte le misure di contrasto alla pandemia emanate dal Governo.
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