Anche l’esercito delle api scende in campo, nelle Marche, per dare una mano nelle battaglie contro le aggressioni batteriche
Anche l’esercito delle api scende in campo, nelle Marche, per dare una mano nelle battaglie contro le aggressioni batteriche
di CAMILLO NARDINI
JESI – Anche l’esercito delle api scende in campo, nelle Marche, per dare una mano nelle battaglie contro le aggressioni batteriche di varia natura. A parte l’enfasi del titolo, sappiamo tutti che il miele è un antibatterico naturale. Per ragionare su quale sia, in questo periodo così incerto e complesso, il futuro del miele e della bio-gricoltura nelle Marche, si sono incontrati a Jesi, presso la C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) un nutrito gruppo di apicoltori marchigiani e Bruno Garbini, una delle tre figure di spicco del Progetto ARCA, assieme a Enrico Loccioni e Giovanni Fileni.
Il binomio “Terra buona e sana alimentazione” è stato l’ospite illustre della tavola ovale sulla quale si è consumato il dibattito sulla necessità di difendere l’integrità del territorio, bene prezioso in nostro possesso. Senza suolo buono, pulito da fitofarmaci e prodotti chimici, non potremo mai avere un cibo sano.
“Le api – ha esordito l’apicoltore Adelmo Calamante – sono le sentinelle dell’ambiente, e noi apicoltori ne siamo i custodi”. Ma il commercio globale sta mettendo in crisi il settore, bisogna unire le forze. Il progetto ARCA (Rigenerazione Controllata dell’Ambiente) nato nel 1988 dal precursore Bruno Garbini prevede “un ambiente sano e pulito dove l’ape vive meglio e può produrre un ottimo miele”.
Dopo l’introduzione di Lorenzo Romagnoli, che ha riassunto il compito di ARCA, “Gli agricoltori, decidendo la scelta biologica, sono produttori di eccellenze del cibo”, Bruno Garbini ha invitato tutti i presenti a riflettere sul ruolo che agricoltori e apicoltori marchigiani sono chiamati a svolgere, “Abbiamo una ‘vision’ in comune: rigenerare il suolo e salvaguardare l’ambiente. L’ape è la testimonial, è l’indicatore biologico per eccellenza. Noi curiamo il suolo con la nostra competenza, a partire dall’uso delle “cover crops”, cioè la copertura vegetale viva che protegge il terreno dall’erosione, gli permette di utilizzare al massimo i raggi del sole e offre alimento alle api tra una coltura e l’altra”.
Per Sergio Cocciarini, Presidente del “Consorzio Apistico Provinciale di Ancona”, questa incontro rappresenta “un’opportunità che va valorizzata, per affrontare sempre meglio le difficoltà create da prodotti di origine lontana, scadente qualità e oscura filiera”. Il Prof . Camillo Nardini, delegato FEE per Ecoschools-Bandiera Blu delle Marche, sottolinea, da piccolo apicoltore, la necessità che tutti gli apicoltori marchigiani assumano piena consapevolezza della loro identità: “Il miele marchigiano – ha sottolineato – è fra i prodotti più eccellenti della regione. Ora, dobbiamo valorizzarlo perché diventi un brand di successo. Coinvolgeremo le nuove generazioni, i giovani, le scuole: queste sono il nostro patrimonio immenso, i giovani la nostra eredità più preziosa che dovremo coinvolgere per realizzare il prossimo obiettivo: “Le Marche: regione delle api”.
La giovane apicoltrice Paola Poloni condivide, con Bruno Terzoni, apicoltore di lungo corso, la scelta di coniugare sempre meglio apicoltura e bioagricoltura, “anche perché – sottolinea – è questa la strada migliore per concordare insieme le buone pratiche da mettere in campo”.
La conclusione dell’incontro è affidata a Dimitri Giardini, agronomo presso la CIA, che esprime il suo pieno apprezzamento per l’iniziativa e invita tutti, apicoltori e bioagricoltori, a guardare al futuro “con lo stesso spirito di questa sera, per dare risposte professionali e di qualità ai consumatori, continuando ad impegnarsi per tutelare una terra buona e garantire un cibo buono”.
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