Una Carmen ambientata negli anni ‘50 e ‘60 fa centro al teatro La Fortuna di Fano
Una Carmen ambientata negli anni ‘50 e ‘60 fa centro al teatro La Fortuna di Fano
di PAOLO MONTANARI
FANO – Vi era una grande attesa per la Carmen del regista Paul-Emile Fouray e scene di Benito Leonori portata in scena in un teatro La Fortuna di Fano, gremito di persone. E le sorprese non sono mancate proprio dalla originale regia dell’opera di Bizet. Regia che ancora una volta ha diviso il pubblico fra i tradizionalisti rispettosi del libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halevy, che ambientava l’opera in quattro atti di Bizet in Spagna. Invece Fourny alla terza messiinscena di Carmen, ha voluto dare una lettura contemporanea all’opera, che lo sfortunato Bizet non riuscì mai a vedere, per la sua prematura scomparsa. L’ ambientazione spagnola è stata volutamente cancellata, per meglio sviluppare la drammaturgia.
E in effetti l’opera organizzata dalla Fondazione Rete lirica delle Marche e portata in scena anche a Fermo e ad Ascoli Piceno , ha avuto un impatto visivo che ha momentaneamente frastornato gli spettatori. In realtà fin dalla sinfonia l’atmosfera era surreale e la prima scena di un delitto ambientato fra gli anni ’50 e ’60 sembrava riprendere il genere noir televisivo . Lo stesso ispettore che poi con una serie di flash backs diverrà don Jose e l’assassino.
Per i primi due atti i protagonisti Carmen Don Josè Micaela, un buon cast vocale, vivono in una ambientazione del secolo scorso e solo nel terzo e quarto atto il regista riprende l’ambientazione spagnola con un finale dove Carmen Don Josè il coro del Teatro della Fortuna vivono il dramma della morte con la simbologia delle maschere e dei burattini. Molto buona l’esecuzione dell’Orchestra Sinfonica Rossini diretta dal maestro Venazi.
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