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Dopo un litigio con due connazionali si arma: albanese arrestato a Calcinelli dai carabinieri

Dopo un litigio con due connazionali si arma: albanese arrestato a Calcinelli dai carabinieri

COLLI AL METAURO – I carabinieri della Stazione di Colli al Metauro hanno arrestato per detenzione illegale di armi un operaio albanese di 43 anni, residente da quasi vent’anni nella frazione Calcinelli di Colli al Metauro.

Erano circa le sei di sabato pomeriggio quando è arrivata una chiamata al 112 dal proprietario di un appartamento di un condominio della frazione Calcinelli, che ha riferito di aver notato una pistola a tamburo tipo revolver, con matricola solo parzialmente leggibile ma perfettamente funzionante, all’interno di una cassetta postale del palazzo con lo sportellino aperto. Immediato l’intervento dei militari della locale Stazione che hanno subito constatato la presenza dell’arma e, soprattutto, il particolare che il tamburo era carico, con 5 proiettili calibro 380, e che il cane risultava armato, quindi bastava premere il grilletto affinché l’arma sparasse.

I militari, quindi, dopo aver messo in sicurezza l’arma, hanno iniziato i primi accertamenti: la cassetta postale è subito risultata abbinata ad un condomino non abitante da tempo nel palazzo, quindi non vi era nessuna correlazione tra l’arma e la cassetta postale.

Nel pomeriggio però, gli stessi militari erano stati allertati per un diverbio tra cittadini albanesi in via Flaminia, con reciproci danneggiamenti di auto. Giunti sul posto però i militari non avevano trovato il richiedente aiuto e alcuna denuncia era stata sporta in merito.

Il particolare, però, non è risultato di poco conto: uno degli albanesi, guarda caso, è risultato residente nello stesso condominio dove è stata rinvenuta la pistola. Ancora poco però per dimostrare la paternità dell’arma.

L’operaio è stato subito ascoltato dai militari e benché abbia ammesso la lite, non ha fornito alcun particolare circa l’arma rinvenuta. Immediata, dopo l’interrogatorio, la perquisizione domiciliare nell’abitazione di residenza. In una cassettiera porta utensili del suo garage i militari hanno trovato un’altra pistola, sempre a tamburo, tipo revolver, priva di marca e matricola (quindi di fatto da considerarsi clandestina) anche questa perfettamente funzionante. Insieme all’arma anche 48 cartucce calibro 22 e una calibro 7,65. Sempre nel garage sono state trovate altre due pistole a gas con relativo munizionamento a salve, materiale questo di libera vendita.

E’ a questo punto che l’operaio albanese è crollato fornendo la versione completa dei fatti e ammettendo la paternità di entrambe le pistole: il diverbio con i suoi due connazionali era nato per la richiesta, avanzata loro, di restituzione di 50 euro, quale credito vantato dall’operaio nei loro confronti.

Sono seguite due diverse aggressioni, avvenute sempre nella giornata di sabato, nella mattinata e nel primo pomeriggio, in occasione delle quali l’operaio albanese, anche perché solo contro due, aveva riportato delle lesioni. E’ a questo punto che ha pensato bene di prendere uno dei due revolver che aveva in garage e di riporlo nella cassetta postale, in modo da poterla usare contro i connazionali qualora fossero tornati ad aggredirlo.

I militari, viste le evidenze riscontrate hanno dichiarato immediatamente il giovane in stato di arresto. Le risultanze dell’attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro nella persona del sostituto procuratore dottoressa Silvia Cecchi, sono state vagliate dal Giudice nell’udienza di convalida e contestuale rito per direttissima, tenutisi questa mattina.

Il cittadino albanese ha dichiarato al Giudice di aver trovato le due pistole e il munizionamento 7 – 8 anni fa, durante dei lavori edili in un cantiere di Pesaro e che, inizialmente, era sua intenzione incontrare i due connazionali con la pistola indosso, prima di ripensarci e riporla nella cassetta postale.

Detenzione abusiva di armi, di cui una clandestina, detenzione illegale di munizionamento per arma da fuoco, ricettazione delle armi rinvenute: queste le accuse portate avanti dal pubblico ministero nell’udienza.

Dopo l’assenso delle parti è arrivata una, sentenza di patteggiamento e l’operaio edile è stato condannato, complessivamente, alla pena di anni 1 e mesi 10 di reclusione e a 3.000 euro di multa. Confiscate le armi e il munizionamento, per i quali il Giudice ha disposto la distruzione.

Sono tuttora in corso indagini per verificare l’esatta provenienza delle armi ed il loro eventuale utilizzo in altri episodi.

Un intervento tempestivo e particolarmente incisivo, quello dei carabinieri di Colli al Metauro, che ha di fatto evitato che la situazione potesse degenerare irrimediabilmente.

 

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