Sabato a Senigallia un presidio per sostenere l’approvazione di una legge che riconosca il diritto dello ius culturae
Sabato a Senigallia un presidio per sostenere l’approvazione di una legge che riconosca il diritto dello ius culturae
SENIGALLIA – La rete di associazioni “Senigallia per la cittadinanza” sostiene l’urgenza dell’approvazione della legge da parte del parlamento italiano che dia la piena cittadinanza alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi di origine straniera, nati in Italia o giunti nel nostro Paese prima del dodicesimo anno di età e che abbiano frequentato regolarmente la scuola per almeno cinque anni e abbiano completato un ciclo di istruzione.
Questi giovani e giovanissimi hanno appreso la lingua italiana, i costumi, i modi di leggere e vivere la realtà proprio come le nostre figlie e i nostri figli, loro compagni di scuola, di gioco e di aggregazione spontanea o organizzata nel tempo libero.
Il riconoscimento della cittadinanza italiana permetterebbe a questi bambini e adolescenti, che abitano le nostre città e frequentano le scuole, le associazioni e i luoghi di aggregazione insieme ai bambini e agli adolescenti cittadini italiani, di uscire da uno “stato giuridico di fantasmi”, di non essere percepiti dalla società contemporanea come “diversi”, con il pericolo di subire per questo discriminazioni. Si supererebbero così gli ostacoli legati alle procedure dei permessi di soggiorno dei loro familiari e alle lungaggini burocratiche del riconoscimento della cittadinanza dopo il diciottesimo anno di età, ostacoli che generano un profondo e continuo senso di precarietà, inquietudine e insicurezza.
Lo “ius culturae” è uno dei diritti civili fondamentali che l’Italia deve subito riconoscere per fondare una società che abbia a cuore la convivenza pacifica tra persone di culture diverse e un autentico processo di inclusione sociale e culturale, la cui sfida è lanciata dal processo di globalizzazione in atto. Un Paese che investe nella istruzione, educazione e formazione delle giovani generazioni deve avere la lungimiranza di riconoscere a pieno titolo cittadini italiani coloro che beneficiano dei processi di apprendimento negli ambienti scolastici. L’Italia intera ha bisogno di questa legge per ridurre tensioni e conflitti, per prevenire chiusure e auto-ghettizzazioni.
La cosiddetta società reale è più avanti della legislazione: gli asili nido, le scuole dell’infanzia, le scuole primarie, che accolgono con successo (anche secondo quanto emerge dalle comparazioni statistiche internazionali) il 10% di alunni senza diritto di cittadinanza e per questo dichiarati da una legge obsoleta stranieri, sono ad oggi laboratori di inclusione culturale e sociale, il cui lavoro deve essere riconosciuto a livello legislativo con l’approvazione della legge sullo ius culturae. Infatti, come a scuola viene praticato il paradigma per cui “nessuno è straniero”, così lo stesso principio deve essere sancito dalla legge dello Stato italiano per i minori di origine straniera, nati in Italia o che vi sono giunti fin da piccoli e che sono regolarmente iscritti nella scuola pubblica di questo Paese.
Oltre ad approvare lo ius culturae, è necessario cancellare i cosiddetti “decreti sicurezza”, così come tutti quei provvedimenti governativi che, contrastando con i principi della Costituzione italiana, hanno ulteriormente peggiorato la legislazione sul tema dell’immigrazione. Non esistono “comunitari” o “extracomunitari”, ma esistono persone che fuggono da condizioni di violenza o di miseria e che quando giungono in Europa dovrebbero avere la libertà di scegliere il proprio destino, in una nuova dimensione di “cittadinanza europea”. Oltre tutti i confini.
Ag – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.laltrogiornale.it