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Domenica nuova manifestazione sul monte Catria per protestare contro gli sbancamenti

Domenica nuova manifestazione sul monte Catria per protestare contro gli sbancamenti

FRONTONE – Domenica, in cima all’Acuto, per protestare contro il lavori di ampliamento del polo sciistico non ci saranno solo i gruppi dell’Italia centrale del Cai, Club Alpino Italiano. Interverranno anche le associazioni che operano nella difesa del paesaggio, della natura e degli animali. A sostegno dell’iniziativa dei club Cai Montefeltro, Pesaro e Cai Marche si sono infatti schierati il Fai (Fondo Ambiente Italia), Italia Nostra, il Wwf, Legambiente, “Salviamo il Paesaggio”, Pro Natura, il Grid, la Lav (antivivisezione), Forum Paesaggio, Argonauta, Lega Anticaccia, il Ghiro, Pungitopo e Lupus in Fabula. Attivisti decisi insieme a manifestare il loro dolore per gli sbancamenti sul Catria.

Un dolore che obbedisce ad un progetto pubblico ed autorizzato dall’UM Catria Nerone a dicembre 2016 ed oggi, con le proteste, è sotto la lente d’ingrandimento degli esperti, tra i quali Fabio Taffetani, professore di botanica sistematica e direttore dell’orto botanico “Selva di Gallignano” della Politecnica delle Marche.

“Mi sono interessato ai lavori quando nel 2017 seguivo la tesi di un mio studente – spiega il botanico  – sul rifacimento del monte dopo la prima serie di lavori legati alla funivia e alla sciovia triposto e multati dai carabinieri forestali per eccesso di disboschimenti. Lavori che però non sono niente a confronto di quelli eseguiti quest’anno”.

Per il professore, il problema non è l’esecuzione dei lavori previsti per il polo turistico e i parametri tecnici prescritti ma la visione di una montagna che ha movimentato investimenti e motivato il processo autorizzativo ad ampliare e potenziare il polo.

“Non si è considerata la perdita di habitat prioritario come i faggeti, agrifoglio, tassi che rientrano nella norma “habitat” della Rete Natura 2000 dove l’Europa ci dà fondi per garantirne la conservazione e non per distruggerli. Si è fatta una valutazione numerica considerando che il taglio dell’habitat primario non incide più del 1% sulla superficie complessiva di un sito considerato d’importanza comunitaria. Pertanto non tiene conto dell’aspetto qualitativo della risorsa e dell’impatto gestionale sull’area”-

Inoltre aggiunge il professore “c’è una visione arcaica dell’uso di una montagna che non si considera come una risorsa”.

Infine lancia un appello: “Prima di proseguire converrebbe valutare se ci sono state attività significative degli impianti, analizzare profitti e perdite, stimare le perdite delle attività di pascolo e di alpeggio e anche turistica”.

 

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