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Verso la riqualificazione dell’area dello stadio di Senigallia: perché è bene non fidarsi troppo del project-financing

Verso la riqualificazione dell’area dello stadio di Senigallia: perché è bene non fidarsi troppo del project-financing

SENIGALLIA – Dal movimento culturale Quelli dell’Onda (Un gruppo di persone che si pone domande e propone soluzioni utili alla formazione di comunità sistemiche col metodo della complessità. L’Onda non è e non sarà mai interessata direttamente alla rappresentanza. Non vanta e non cerca parentele politiche né avversari politici da combattere. Dove non sa, chiede. Accetta nel caso di avere torto sapendo che la ragione si forma sul confronto libero da interessi di parte – ndr) riceviamo:

“La giunta municipale di Senigallia ha deliberato la proposta di riqualificazione dell’area dello stadio da realizzarsi attraverso lo strumento del project-financing,.

Sì, questo lo sappiamo tutti.

Per coglierne compiutamente il senso sarà magari utile acquisire migliori conoscenze su cos’è un project-financing.

Prego.

Nella definizione, project-financing è una tecnica di finanziamento di opere pubbliche.

Funziona così: l’amministrazione pubblica indice una gara per la realizzazione di una determinata infrastruttura. Gli interessati – detti promotori o sponsor – raccolgono altri soggetti disposti a prendere parte all’iniziativa. Chi vince la gara costituisce una società – detta project-company – la quale, anche con somme raccolte presso finanziatori, realizza l’opera.

In contropartita dell’impegno economico assunto dai promotori, l’Amministrazione Pubblica si impegna a concedere loro la gestione dell’impianto per un certo numero di anni, con la possibilità di rientrare del capitale investito e ottenere un utile. Trascorso il tempo, la gestione torna nelle mani dell’ente pubblico.

Ci pare di conoscere questa modalità.

Sì, certo. Così come è bene tenere a mente che questo strumento, introdotto 25 anni fa dalla Legge 109/94 (Merloni) e annunciato come rimedio universale dei mali infrastrutturali italiani, ha finora tradito le aspettative.

Ah sì? Per quali cause?

Per cause generali e per cause specifiche.

Difetti di origine, innanzitutto: il project-financing non è stato introdotto per evoluzione dei sistemi di partecipazione pubblico-privata, ma allo scopo di rimediare alla incapacità dell’amministrazione pubblica di gestire la spesa in conto capitale (quella necessaria a realizzare e fare funzionare le infrastrutture); proprio questa incapacità ha fatto crescere   enormemente e irreversibilmente la spesa corrente, (quella necessaria a finanziare il debito e mantenere la burocrazia); il che ha aperto la strada a decenni di saccheggi delle casse pubbliche, effettuati con ogni scusa possibile. E che questa sia il peccato originale lo dimostra l’assoluta sproporzione fra i costi delle opere in Italia e quelle e quelle negli altri paesi europei, che spendono almeno sei volte meno di noi, a fronte di un costo del lavoro notevolmente più elevato del nostro. Ciò ha fatto in modo che lo strumento “project-financing” abbia dato finora apprezzabili risultati in paesi più attenti, e meno apprezzabili nel nostro.

Ah, beh. E in cosa consisterebbe questa incapacità della pubblica amministrazione italiana di spendere bene i soldi per realizzare opere, magari con la sussidiarietà del privato?

Lasciamo stare i possibili fattori devianti e limitiamoci agli aspetti tecnici in regime di piena legalità: tra le cause specifiche dell’insuccesso riconosciamo con maggiore evidenza questi tre difetti: l’attenzione dei proponenti è generalmente rivolta più verso il costruttore che non verso il gestore, sul quale si impernia il successo della operazione stessa; i progetti preliminari per l’individuazione del promotore sono di bassa qualità, per mancanza di soldi a copertura di una fase a rischio dove ancora non si sa se l’opera verrà realizzata; non si è ancora affrontata seriamente nei termini più generali la questione degli “studi di fattibilità”, vero effettivo fattore di successo nella programmazione di opere pubbliche.

Simili questioni al momento sono solo oggetto di convegni, assieme a miracolistici schemi di convenzione universale. Ecco dunque perché questo strumento, da quando è stato introdotto, non ha mai  adempiuto  alla funzione per cui era stato creato.

Le stesse cose secondo voi ricorrono anche a Senigallia?

Vediamolo insieme. Stiamo parlando del progetto di riqualificazione dell’area dello Stadio, no?, che la Giunta Comunale di Senigallia ha approvato, da realizzarsi appunto con project-financing: andiamo a controllare se vi ricorrono gli stessi difetti che sono stati alla base di altri consimili interventi, tali da renderli in effetti fallimentari.

Cominciamo dal primo dei tre. Chiediamoci allora: è il supermercato che serve allo stadio o è lo stadio che serve al supermercato? Una mano lava l’altra? Siamo sicuri, infine, che le due cose, singole o affiancate, servano veramente alla città?

Una volta impostata questa domanda siamo già a buon punto: è un primo passo per entrare utilmente negli aspetti economico-finanziari, nella valutazione costi-benefici, nel conto economico e nei flussi di cassa previsionali, nel discorso della matrice dei rischi – tutte cose che, se non sono a portata di tutti, lo sono di molti; e che è giusto pretendere come trasparenza dell’analisi finanziaria che il Comune deve garantire.

Sì, ma intanto a questa vostra domanda: “a chi serve cosa” qual è la risposta?

Beh, ci sono mutui agevolati per rimettere a posto gli stadi… ma permetteteci di rispondere più compiutamente la prossima volta. Non perdeteci di vista”.

 

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