“Come misura di un pane come misura di un cuore” a Bologna una mostra dedicata al grande artista Edgardo Mannucci
“Come misura di un pane come misura di un cuore” a Bologna una mostra dedicata al grande artista Edgardo Mannucci
BOLOGNA – “Come misura di un pane Come misura di un cuore”, titolo della mostra, è un verso col quale Emilio Villa, il grande poeta e critico, negli anni Sessanta coglie la sostanza del lavoro di Edgardo Mannucci. Con questa citazione Enrico Mascelloni conclude il bellissimo testo in catalogo per la mostra che inaugura la stagione 2019-2020.
Edgardo Mannucci è stato uno dei grandi protagonisti della rivoluzione dell’arte informale italiana del dopoguerra, accanto a Burri, Fontana, Colla e Capogrossi. Dal suo già maturo figurativismo sulla lezione di Arturo Martini, Mannucci, dopo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, comprende come i conti col passato siano conclusi e che invece con l’avvento dell’era nucleare si deve aprire una nuova stagione dell’arte.
Mannucci, tornato dalla prigionia bellica e abbandonata la classica figurazione, inizia a sperimentare la forza dei metalli sottoposti al fuoco della fiamma ossidrica, inventando forme del tutto originali, suggerite si da processi fisici e chimici, ma governate nell’equilibrio dei ritmi compositivi dalla propria intelligenza creativa: dalla spirale al groviglio, dalle traiettorie avvolgenti di filo, di tubo o di nastro metallico, ai lacerti di materia rappresa realizzati utilizzando scorie di fusioni di bronzo e ai nuclei, per i quali usa polle di vetro di Murano (quello stesso che Fontana utilizzava spezzato per i suoi dipinti del ciclo “pietre” o Baj inseriva nei suoi “ultracorpi” ).
Con Mannucci la scultura acquista una dimensione di librazione spaziale, senza volume e senza peso, come ritroviamo nel lavoro di Calder e successivamente in quello di Melotti e nelle ricerche di Munari. Mannucci scriveva a metà degli anni Settanta nel suo “Lettere ad un amico”: “Questa organizzazione meccanica, industriale, che sconfina con l’automazione, ha scacciato l’uomo della scena della vita riducendolo ad ombra della macchina da lui creata. Se questi non trova un sistema diverso, la sua fine non sarà lontana”.
EDGARDO MANNUCCI nasce a Fabriano nel 1904 e già negli anni della scuola elementare inizia ad apprendere i rudimenti della scultura nella bottega di marmista del padre. Terminati gli studi ed il servizio militare nel 1927 si trasferisce a Roma frequentando studi di affermati scultori. Negli anni romani conosce e frequenta Fazzini, Burri, Cagli, Mirko e Afro Basaldella e si avvicina, pur non prendendovi parte, al gruppo “Origine”, formato da Burri, Colla e Capogrossi.
Nel 1951 partecipa alla fondamentale mostra “Arte astratta e concreta in Italia” alla Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma e successivamente a Quadriennali, a varie Biennali di Venezia, oltre alle importanti personali alla galleria Attico ed alla galleria L’Obelisco.
Nel corso degli anni ’70 e ‘80 intensifica l’attività espositiva in Italia ed all’estero, attività che termina con la partecipazione alla XI Quadriennale di Roma con le ultime opere del ciclo “Idea”. Muore il 21 novembre 1986 nella sua abitazione di Arcevia.
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INAUGURAZIONE: 19 ottobre 2019 ore 18.00
FINISSAGE: 31 dicembre 2019
INDIRIZZO: Galleria Spazia – Via dell’Inferno, 5 – Bologna
ORARIO DI APERTURA: dalle 15.30 alle 19.30 Chiuso lunedì e festivi – mattina su appuntamento
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