Vera Maggini al sindaco di Ostra: “Provo profondo disagio nel veder rinnovare ogni anno l’oltraggio al Cippo dei Partigiani”
Vera Maggini al sindaco di Ostra: “Provo profondo disagio nel veder rinnovare ogni anno l’oltraggio al Cippo dei Partigiani”
OSTRA – La signora Vera Maggini, sorella di Alessandro, a cui Ancona ha intitolato una strada e una scuola, uno dei giovani trucidati nel 1944, ha scritto al sindaco di Ostra Federica Fanesi.
Questo il testo della lettera:
“Alla sindaca di Ostra Federica Fanesi
“Gentilissima signora sindaca,
sono Vera Maggini, sorella di Alessandro, uno dei tre Martiri Partigiani fucilati nella sua città il 6 febbraio 1944.
“Ciò che mi spinge a scriverle è la volontà di esprimere, sempre, comunque, e a tutti, il disagio profondo che provo ogni anno nel veder rinnovare l’oltraggio al cippo dei Partigiani, oltraggio ostentato e perpetrato nell’indifferenza alla storia e alla costituzione italiana.
“Il luogo destinato al cippo ai Partigiani è un punto simbolico lungo le mura della città e la scelta di celebrare il ricordo dei 5 morti ostrensi dell’11 luglio 1944, con dovizia di bandiere italiane e sfoggio di un’equivoca croce celtica assurta a fregio nazista, proprio di fronte al simbolo della Resistenza, è un affronto inaccettabile, che ferisce e preoccupa.
“Ogni morte lascia dietro di sé una scia di dolore, ogni madre piange il figlio strappato e in ogni cuore c’è un seme pietoso, ma la tragedia italiana va rispettata riconoscendone e valutandone le responsabilità.
“Quella lapide scolpita, quei tre nomi incisi, quel muro spezzato rappresentano il riscatto dalla vergogna del fascismo; quel cippo è lì ad emulare la Pace e a condannare la guerra, quel cippo onora gli Italiani migliori. Quel cippo è di tutti Noi.
“Gentile Sindaca, non ho il piacere di conoscerla personalmente e certamente l’occasione non mancherà, ma oggi, tuttavia, mi rivolgo a Lei nella speranza che voglia comprendermi.
“Ostra per me, ogni 6 febbraio: una piazza drammaticamente fredda, spesso con la pioggia o la neve; mia Madre anziana e poi vecchia, il capo avvolto nel fazzoletto nero, il volto contratto nel pianto mai finito; e ancora i tanti compagni, mai dimentichi, radunati e saliti lassù da Jesi, da Senigallia, da Osimo…. da Ancona.
“Un baldacchino sotto il portico del palazzo comunale, un compagno a ricordare con dolore quelle perdite, a ribadire la gratitudine e a riaffermare i Valori della Resistenza. Sempre con un sindaco ostile.
“Poi sempre meno compagni, assottigliati dall’ineluttabilità del tempo, ma con un Sindaco partecipe (Cioccolanti) che ci ha aperto le porte del comune, che ha coinvolto le scolaresche, che ha condiviso la commemorazione facendoci sentire meno “pellegrini”.
“Ma ancora un parroco ostile che umilia la Storia. Ancora tante finestre chiuse.
“Un agire che mi ferisce e mi addolora e che, cosa ancora più grave, mi costringe nell’angolo del rancore e mi aliena la consolazione del perdono.
“In altro luogo, con scopo sincero e senza tanta ostentata scenografia, si può pregare e si possono piangere i morti ostrensi nella loro disgraziata sorte.
“Mi scuso per il tempo che avrà sottratto ai suoi impegni per leggere questa mia ma è prevalso in me il rigore morale che mi impone di non restare mai silente di fronte all’oltraggio alla Memoria.
“La ringrazio infinitamente per l’attenzione concessami e, in attesa di conoscerla personalmente il prossimo 6 febbraio, la saluto distintamente”. (Vera Maggini)
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