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Leonardo Badioli: “Anche a Senigallia si deve andare alla ricerca dell’ossigeno verde”

Leonardo Badioli: “Anche a Senigallia si deve andare alla ricerca dell’ossigeno verde”

di LEONARDO BADIOLI

SENIGALLIA – Devo innanzitutto correggere un errore commesso da me in una pubblica assemblea: non l’assessore Monachesi, ma il suo collega Gennaro Campanile andò a Roma nel 2013 per ricevere il premio “Un bosco per Kyoto” conferito alla città di Senigallia dall’Accademia Kronos. Lo scambio di persona, tuttavia, non comporta nessun cambiamento di valutazione sull’opportunità del premio e sulla successiva politica ambientale del nostro Comune.

“Un Bosco per Kyoto” è un premio internazionale assegnato ogni anno a personalità scientifiche e politiche che si sono distinte nella difesa dell’ambiente e della qualità dell’aria nel loro Paese. Il riconoscimento viene assegnato a chi ha adottato o pubblicizzato sistemi per il risparmio energetico e per la riduzione di gas serra nell’atmosfera.

Tra i premiati in quell’anno Senigallia era in buona compagnia: ebbero il riconoscimento Evo Morales per avere introdotto nella Costituzione della Bolivia un articolo che riconosce alla natura il diritto di esistere e di essere protetta, il governo della Costa Rica perché nel 2020 sarà il primo paese al mondo a compensare le emissioni di CO2 con l’ossigeno prodotto dalle sue foreste, e l’onorevole Michela Brambilla per l’impegno animalista.

Senigallia era stata premiata quale “ente virtuoso”, per avere seguito “la strada del rispetto dell’ambiente e della mitigazione climatica”. Non so se gli accademici pensassero a “Bosco Mio” come a un esperimento di particolare distinzione.

Il punto d’approdo di una simile lodevole politica – e l’unico che correttamente potrebbe definirsi “per Kyoto” – è stato tuttavia la piantumazione di due vaste aree a nord e a sud della città: quelle che impropriamente oggi vengono chiamate “bosco urbano”.

C’è in particolare un aspetto che appare come volutamente trascurato nella comunicazione pubblica in quella realizzazione: che è toccato alla Società Autostrade provvedere all’impianto di un numero congruo di nuovi alberi: questo in attuazione delle prescrizioni di VIA del progetto della terza corsia sul tratto Cattolica-Porto Sant’Elpidio, in osservanza degli impegni scritti nel Protocollo di Kyoto e sottoscritti dal governo italiano.

Si è trattato in sostanza di una compensazione consistente nel neutralizzare gli effetti delle emissioni connesse con nuove opere stradali attraverso il finanziamento di progetti volti a ridurre la stessa quantità di gas a effetto serra. La stessa Società Autostrade fornisce dati precisi sul modo di calcolare il rapporto tra incremento potenziale delle emissioni da traffico e sua neutralizzazione .

http://www.stradeeautostrade.it/ambiente-e-territorio/la-riforestazione-di-territori-per-ridurre-le-emissioni-di-co2/

L’opera di imboschimento, in buona sostanza, non porta nessun vantaggio rispetto al volume complessivo delle emissioni di CO2, ma solo l’azzeramento degli effetti connessi con la realizzazione di nuovi chilometri autostradali: azione dovuta e non certo iniziativa da cavarne un premio.

Per arrivarci, si rese necessaria una consultazione tra Società Autostrade e Regione Marche circa le aree oggetto di forestazione. I Comuni coinvolti  fornirono i dati necessari alla realizzazione dell’opera. Il fatto poi che il nostro Comune si sia intestata l’opera assegnandole un direttore dei lavori sarebbe in sé di scarsa rilevanza.

Ne assume invece – e forte – se, menando impropriamente vanto per la messa a dimora di seimila piante, l’Amministrazione comunale voglia farsene scudo delle proprie scelte. Allora è meglio dirlo: tanta mano libera negli abbattimenti – dalla pinetina della stazione alla ora assolatissima Piazza del Duomo – non trova compensazione nelle piantumazioni fatte al Ciarnin e alla Cesanella.

Del resto l’autorità comunale non ha mai fatto i conti con la produzione di CO2; tanto è vero che il Piano Strutturale del Verde – che pure sembra essere un buon lavoro – non prevede nessun bilancio delle emissioni. E – si badi bene – un simile bilancio non riguarda solo l’azione di scambio esercitata dalle piante, ma anche quella indiretta di ridurre la calura estiva: senza quelle si ricorre sempre di più a condizionatori d’aria che a loro volta determinano consumi ed emissioni. Ecco perché ogni singolo abbattimento è contrastato e addolora.

Una scarsa chiarezza su questi aspetti non può fare altro che intorbidare e condizionare ogni successiva discussione e considerazione.

 

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