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L’eccidio di Ostra, Vera Maggini: “Facciamo riposare in pace i nostri morti”

L’eccidio di Ostra, Vera Maggini: “Facciamo riposare in pace i nostri morti”

“Ciò che avverso – ci scrive – è la verità negata, è l’ostinata pretesa di un’equiparazione storica tra il bene e il male, è la sfacciata provocatoria ostentazione di una rivendicata dignità ideale”. “Nell’esprimere la mia riprovazione a quanto avviene ad Ostra ogni anno nella ricorrenza dell’11 luglio, davanti al cippo partigiano, non ho mai qualificato i 5 morti ostrensi quali “spie”, non ho negato loro la pietà umana né tanto meno ho espresso dileggio alla preghiera a loro offerta”

OSTRA – La polemica sull’eccidio di Ostra del 1944 continua. La signora Vera Maggini, attraverso il nostro giornale, replica oggi a quanto scritto a firma dello storico ostrense Giancarlo Barchiesi.
“Leggo, con disappunto ma senza stupore – ci scrive la signora Vera Maggini, sorella di Alessandro, uno dei giovani trucidati a Ostra -, la solerte replica del sig. Barchiesi alla mia lettera inviata alla Sindaca di Ostra.
“Il sopracitato Barchiesi, e chi con lui, continua nel suo ingrato compito di confondere i ricordi strazianti di quei giorni, che coinvolgono sentimenti profondi e umani, con la storia che ha visto la drammaticità di un paese invaso dai nazisti e la tragedia che questo ha comportato.
“Il ventennio fascista trascinò l’Italia verso il tragico destino della guerra, una guerra devastante come tutte le guerre, e la repubblica sociale di Mussolini, asservita agli invasori, inflisse al paese, con stragi ed eccidi, una ferita dolorosissima e profonda.
“La lotta partigiana, la “Resistenza” italiana, ha riscattato il paese dalla vergogna fascista; il sacrificio di tanti uomini e donne hanno reso la dignità, di fronte al mondo, ad un popolo piegato.
“Nell’ esprimere la mia riprovazione a quanto avviene ad Ostra ogni anno nella ricorrenza dell’11 luglio, davanti al cippo partigiano, non ho mai qualificato i 5 morti ostrensi quali “spie”, non ho negato loro la pietà umana né tanto meno ho espresso dileggio alla preghiera a loro offerta.
“Ciò che avverso è la “verità negata”, è l’ostinata pretesa di un’equiparazione storica tra il bene e il male, è la sfacciata provocatoria ostentazione di una rivendicata “dignità ideale”.
“Gli Ideali di Pace, di Libertà, di Giustizia sociale, sono rappresentati da quel cippo Partigiano e da quella “Resistenza” che è madre della nostra Carta Costituzionale.
“Fascismo e antifascismo non è un’allocuzione astratta ma un concetto di azione e di pensiero ben preciso e il ricordo dell’11 luglio, espresso in quel luogo e con quelle modalità, rivela l’inequivocabile volontà di riaffermare un’idea già condannata dalla storia, è l’espressione del rancore dei vinti, è l’operazione subdola di un revisionismo caldeggiato e operante.
“I 5 ostrensi ricoprivano ruoli di responsabilità in quel partito fascista bandito poi dalla Costituzione e praticavano con fanatico vigore l’asservismo ai nazisti invasori.
“I partigiani lottavano ricchi di dignità e di Valori, inseguiti e braccati con spietata violenza.
“Non avrei voluto addentrarmi ma neanche lambire nelle dinamiche di quei lontani tragici giorni: troppo dolorosi e oscuri; ciò che mi premeva ribadire, nella mia lettera al Sindaco, per l’ennesima volta, era il mio dissenso profondo alla, e lo ripeto ancora, provocatoria celebrazione dell’11 luglio proprio di fronte al cippo Partigiano.
“Il sig. Barchiesi, insinuandosi nella vicenda, non fa che inasprirmi l’animo e mi costringe ad una risposta non contemplata né voluta. Termino qua sperando che, almeno i morti, riposino in Pace”. (Vera Maggini)

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