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A Senigallia scendono in campo anche gli ambientalisti: “Abbiamo davvero bisogno di moto in spiaggia?”

A Senigallia scendono in campo anche gli ambientalisti: “Abbiamo davvero bisogno di moto in spiaggia?”

SENIGALLIA – Dal Gruppo Società e Ambiente riceviamo: “Dal 12 al 20 gennaio si è svolta sulla spiaggia di Senigallia, sul lungomare Mameli, la manifestazione sportiva Beach cross Senigallia. Per l’evento un’enorme pista da motocross è stata allestita sulla spiaggia, a ridosso dell’ecosistema dunale.

“La prima questione che ci preoccupa è di tipo conservazionistico e, dunque, pratico. La presenza di moto e l’impiego di mezzi pesanti in spiaggia alterano inevitabilmente un ecosistema fragile e prezioso, che ospita specie animali e vegetali protette.

“Questo habitat avrebbe naturalmente il diritto di essere lasciato in pace per la sua intrinseca bellezza, ma, se vogliamo guardare al lato utilitaristico, è bene ricordare che le dune e la vegetazione che vi cresce sono fondamentali per contrastare l’erosione della spiaggia, risorsa imprescindibile per questa città. Una volta distrutte le dune si ricostruiscono in tempi molto lunghi, tanto che la loro scomparsa può essere considerata irreversibile.

“Altro elemento da non sottovalutare – si legge sempre nell’intervento degli ambientalisti senigalliesi – è l’aspetto geologico: sbancamenti e rimescolamenti della sabbia compattata da piogge e mareggiate rischia di innestare, in questo periodo, rilevanti fenomeni di erosione eolica con conseguenze negative per il litorale.

“Gli organizzatori hanno rassicurato che “la manifestazione si è svolta seguendo tutti i regolamenti e norme previste per questo tipo di manifestazioni, delimitando le dune per salvaguardare flora e fauna presente”. Dando per scontato il rispetto per le norme, ci sembra tuttavia impossibile che un evento di questo tipo, che prevede l’impiego di mezzi pesanti, la movimentazione di quintali di sabbia e l’utilizzo di mezzi a motore che producono inquinamento ambientale e acustico, non arrechi alcun disturbo all’ambiente.

“C’è però un’altra questione, più immateriale, ma altrettanto importante, crediamo, che riguarda il modo di concepire la spiaggia e, più in generale, gli spazi naturali. Abbiamo l’impressione che si abbia quasi paura degli spazi vuoti, non addomesticati, e ci sia la tendenza costante a volerli riempire, come se silenzio e solitudine, e i pensieri che potrebbero scaturire, debbano necessariamente essere nemici da combattere”.

“La spiaggia era, di fatto, l’unico spazio superstite senza asfalto, motori e gas di scarico, ma si è sentito la necessità di portarli fin là. Non compendiamo questi tentativi di spettacolarizzazione della spiaggia (come se davvero fosse possibile renderla più bella), che forse celano solo l’incapacità di fruirne in maniera più semplice e intima.

“Considerato, infine, che attualmente nell’aria fluttuano 409,44 ppm (parti per milione) di CO2 e che l’emergenza rappresentata dai cambiamenti climatici è sotto gli occhi di tutti, continuare ad utilizzare mezzi alimentati a combustibili fossili – conclude la nota – come strumento di promozione turistica ci sembra, quantomeno, anacronistico”.

 

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