“La spesa del settimo giorno, anche a Senigallia si dovrebbe aprire un dibattito serio”
“La spesa del settimo giorno, anche a Senigallia si dovrebbe aprire un dibattito serio”
Presa di posizione della Lista Civica Senigallia Bene Comune che prende in considerazione i vantaggi economici derivanti dalle aperture domenicali ed i rischi per la nostra umanità
SENIGALLIA – Dalla Lista Civica Senigallia Bene Comune riceviamo: “Ogni tanto emerge nel dibattito politico e sociale il tema delle aperture domenicali dei negozi. È strano vedere come nel giro di pochissimi anni una misura come quella della liberalizzazione delle aperture domenicali sia passata da uno scarso consenso a paradigma dei paladini del mercato.
Sì perché ormai non si valutano più le iniziative in base alla loro opportunità, alla loro utilità sociale o semplicemente per la loro bellezza.
Pensiamo per esempio agli eventi estivi nella nostra Senigallia: Caterraduno, Summerjumboree, Xmaster. Tre iniziative molto diverse tra loro ma se chiediamo ai senigalliesi un giudizio su di esse possiamo star certi che, dopo aver risposto nella maniera più varia per quanto riguarda il merito delle iniziative, a volte senza risparmiare critiche, su un punto tutti concorderanno: “però porta turisti, riempie gli alberghi”.
Non importa se una iniziativa è bella o brutta, opportuna o meno, rispettosa della dignità umana o no. Il metro di giudizio è unicamente quello del mercato. I famigerati mercati di cui sentiamo continuamente parlare in questi mesi. Entità impersonali e spersonalizzanti che hanno preso il dominio della nostra vita. Come se le leggi dell’economia fossero alla stregua delle leggi della fisica a cui non ci possiamo sottrarre. Ma non è così.
Forse, se da tempi immemorabili l’umanità ha istituito un giorno di riposo dal lavoro è perché nella fatica quotidiana di procurarsi il cibo ha sentito il bisogno di elevarsi dalla sua condizione, ha sentito il richiamo a superare la propria natura materiale. Ha detto a sé stessa: Io non sono solo cibo, io non sono solo mercato.
E allora la destituzione organizzata e sistematica della domenica come giorno di riposo dalle attività ordinarie, al di là delle reali esigenze materiali, riguarda proprio questa dimensione esistenziale.
Non importa se aprendo i negozi la domenica si vende di più; importa se possiamo scegliere e ricordare a noi stessi che non siamo schiavi del mercato ma che il mercato è uno strumento che deve essere assoggettato a noi. Del resto tutti noi abbiamo fatto questa esperienza nella nostra famiglia in cui le leggi del mercato sono continuamente violate nel nome della suprema legge della gratuità che caratterizza le relazioni familiari.
Si comprende allora che il dibattito attuale è totalmente deviante. Si parla dei 30.000 posti di lavoro in più nella grande distribuzione organizzata senza contare i 70.000 persi per la chiusura dei piccoli negozi che non hanno retto la concorrenza; si mettono in conflitto i lavoratori dei supermercati con quelli che devono obbligatoriamente lavorare la domenica. Ma tutto ciò non ha senso perché è chiaro che lavori legati al turismo e al divertimento, o a servizi pubblici essenziali vanno garantiti. Qui è in gioco la visione della natura umana stessa. La scelta tra essere Homo sapiens o Homo economicus. Sì ci sarebbe bisogno di sapienza!
Già se i vantaggi economici derivanti dalle aperture domenicali fossero quelli dichiarati dovremmo comunque interrogarci sull’opportunità di mettere a rischio la nostra umanità; ma se poi questi risultati sono oltremodo contraddittori allora proprio non ci siamo. Abbiamo già accennato al saldo negativo dei posti di lavoro ma c’è un dato che fa particolarmente riflettere, ovvero le promozioni domenicali. Se l’apertura domenicale garantisce automaticamente l’aumento delle vendite, perché c’è bisogno di fare sconti sui prodotti acquistati di domenica?
In attesa che l’Homo economicus dia l’ardua risposta, auspichiamo che si apra anche a Senigallia un dibattito serio e pacato che affronti la questione”.
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