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Presentati i manoscritti ritrovati di Don Niccolò Bonanni, maestro di Gaspare Spontini

Presentati i manoscritti ritrovati di Don Niccolò Bonanni, maestro di Gaspare Spontini

Il 30 giugno nella Chiesa di San Lorenzo di Cupramontana il concerto debutto dell’Astral Ensemble di musica antica

JESI – Dall’incontro fra la ricerca di un socio dell’archeoclub Aldo Cerioni e dal maestro Cristiano Delpriori sono stati riportati alla luce antichi manoscritti dell’autore Nicolò Bonanni.

Il materiale si trovava nella biblioteca di Cupramontana, lascito della famiglia Dottori che fra i suoi antenati ebbe Otorino Dottori uno dei più longevi direttori della banda musicale del paese, che diresse dal 1906 al 1950.

Dottori lasciò al figlio Delfo i manoscritti, che all’epoca facevano parte del repertorio della banda e che risulta non siano stati mai più suonati.

Cristiano Delpriori si è adoperato alla trascrizione dei brani, che seppure sbiaditi dal tempo, erano ancora intatti e utili come materiale per poter partire nella ricerca e aprire una finestra sulla musica antica originaria del nostro territorio.

Bonanni nato a Fabriano spese tutta la sua vita a Cupramontana dove fra l’altro, insegnò a suonare Gaspare Spontini.

Questo repertorio inedito verrà suonato nel concerto del 30 giugno presso la Chiesa di San Lorenzo a Cupramontana dall’Astral Ensemble, orchestra di musica antica ideata e diretta dal maestro Cristiano Delpriori sotto la direzione di Astralmusic di Casteplanio.

Il repertorio del concerto è incentrato sulle composizioni dell’autore Bonnani, con un inserimento del maestro Spontini. I brani in esecuzione di genere musica sacra sono: “Sonata solo organo”, “Kirie”, “Tedeum” di Niccolò Bonanni e “Motetto” di Gaspare Spontini.

Il valore aggiunto del concerto è l’uso di strumenti musicali antichi insieme al Coro di musica sacra Vox Poetica di Fermo. Dirige il concerto il M° Giulio Fratini. Presenta la serata il Prof. Paolo Peretti.

Nell’ensemble suoneranno il responsabile del dipartimento di musica antica del Conservatorio di Cagliari Attilio Motzo violinista e due dei suoi migliori allievi. La loro presenza segna l’inizio della collaborazione fra il Conservatorio di Cagliari e l’Accademia artistica Astralmusic Academy.

L’obiettivo di questo concerto è di rivalutare e far conoscere l’autore Bonanni e le sue opere insieme ad un pezzo del nostro patrimonio culturale.

Hanno sostenuto e patrocinato la realizzazione di questo evento partner pubblici e privati;

Archeoclub Cupramontana, Comune di Cupramontana, Comune di Maiolati Spontini, Museo Gaspare Spontini, Fondazione Pergolesi Spontini, Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio di Cagliari, Astralmusic, Banda Musicale di Cupramontana, Proloco di Cupramontana, Parrocchie di Cupramontana.

BONANNI NICOLÒ

(N. 1737 Fabriano – M. 13/07/1821 Cupra Montana)

Sacerdote e, per decenni, maestro di Cappella della Collegiata di S. Leonardo. Eccellente musicista, maestro di Gaspare Spontini, profondo contrappuntista, scrittore di musiche sacre.

Cuprense di adozione, ebbe la soddisfazione di vedere e suonare il nuovo organo costruito per la chiesa da Sebastiano Vici (1755-1830), rinomato organaro di Montecarotto.

La fama di compositore del Bonanni si era diffusa e consolidata già dai primi tempi che era a Cupra Montana.

Nel 1769 fu autore della musica de “La giustizia in terra”, “serenata da cantarsi nella sala del palazzo priorale di Staffolo d’ordine de’ Sig. Gonfaloniere, e Priori per applaudire all’esaltazione al trono pontificio dell’eminentissimo Sig. Cardinal Lorenzo Ganganelli che ha assunto il nome di Clemente XIV”.

Nel libretto è scritto:

“La Musica è del rinomatissimo Sig. Niccolò Bonanni Accademico Filarmonico”

Testimonianza che a Cupra Montana era ancora in vita l’Accademia dei Filarmonici, attestata nel 1601, la più antica accademia del paese.

Nel 1774 per il matrimonio di Vittorio Rosetti e Florida Matterozzi di Piobbico, compose una “Cantata a due voci” che il Menicucci descrive come “dramma bellissimo”.

Il Bonanni, beneficiato di San Leonardo, oltre a rendere più solenni le funzioni liturgiche di quel tempio, fu benemerito maestro di musica nel paese. In tale qualità ben presto egli intuì le eccezionali capacità e le alte doti artistiche di un ragazzo, figlio di un calzolaio di Maiolati, insegnandogli il suono dell’organo e i primi essenziali elementi della composizione musicale.

Ebbe due grandi benemerenze che devono essere ricordate. Una verso il popolo cuprense: lasciò infatti alla sua morte parte dei beni ad un locale Istituto destinato alla istruzione e alla educazione delle ragazze cuprensi (Scuola Pia per le Fanciulle); l’altra verso l’arte, per essere stato maestro di Gaspare Spontini; lo istruì con grande profitto nelle profonde teorie contrappuntistiche del Martini e del Fux, e gli insegnò a suonare stupendamente l’organo.

Col Ciuffolotti di Jesi cooperò a farlo ricevere nel Conservatorio Napoletano. Bonanni manifestò sempre la convinzione che G. Spontini, allora giovinotto di 15 anni, sarebbe diventato un genio.

Nel 1816 Gaspare Spontini, ormai famoso in tutta Europa, inviò da Parigi, tramite il fratello don Antonio, al suo vecchio maestro un Diploma e una Croce, che tuttavia don Antonio non consegnò in quanto il Bonanni era privo di conoscenza in seguito ad un ictus cerebrale.

Morì a Cupramontana, e non a Loreto come si è scritto da diversi autori, il 13 luglio 1821.

A ricordo dello Spontini e del suo maestro rimane l’epigrafe, posta nel 1883, voluta dal Sindaco Serafino Vecchiarelli e dettata dal Prof. Don Antonio Zanotti, che si trova nella facciata della casa abitata dal Bonanni in via Marianna Ferranti nei pressi di Porta S. Lorenzo.

Dal 1922 a lui è intitolata la locale Banda Musicale.

La Chiesa e il Monastero di San Lorenzo

Sul finire del secolo XII dentro il castello di Massaccio viene costruita una chiesa dedicata a San Lorenzo, officiata dai monaci camaldolesi, succursale di una intitolata a Santa Maria posta fuori dalle mura.

Tra gli ultimi decenni del ‘500 e la prima metà del ‘600 il numero dei conventi italiani crebbe in modo eccessivo. L’incontrollato sviluppo del clero regolare suscitò però la reazione dei vescovi, i quali, preoccupati per la più debole organizzazione secolare, incominciarono ad esercitare pressioni sui pontefici, affinché prendessero i dovuti provvedimenti. Fu così che, dopo alcuni anni di analisi e documentazioni venne emanata nel 1652 da papa Innocenzo X la bolla “Instaurandae regularis disciplinae” che rese effettiva la soppressione dei piccoli conventi.

Fu così che la piccola abbazia di Santa Maria in Serra (Beato Angelo) nel territorio di Massaccio venne soppressa, poiché non aveva un numero sufficiente di religiosi.

L’abate dell’abbazia Padre Sebastiano Torelli non si diede per vinto e nel 1657 ottiene dal nuovo papa Alessandro VII la licenza di fondare un monastero nell’antica prepositura di San Lorenzo dentro le mura castellane.

Il Torelli impiegò tutta la sua eredità per la fondazione del monastero, con essa comprò molte case di privati che sorgevano nei pressi dell’antica chiesa di San Lorenzo e edificò il convento aggregando questi edifici già esistenti; ne risultò un complesso architettonico disgregato e caotico.

Qui nel 1699 fu avviata l’Accademia degli Inariditi, dove si studiavano oltre alle materie letterarie e storiche, la geografia, le scienze, la matematica e l’astronomia.

Nel 1715 il monaco camaldolese Don Sebastiano Flaminio dei Conti Leoni di Massaccio fece donazione di tutte le sue proprietà all’Accademia, venne così costituito un fondo con il quale fu possibile mantenere diversi professori. Il nuovo impianto di studi, venne chiamato in onore del benefattore, “Leoniano” e comincio a funzionare nel 1747 con l’abate D. Mauro Sarti, nativo di Bologna.

La precarietà dell’impianto compositivo del vecchio monastero e la necessità di nuovi spazi per l’accademia rese subito evidente la necessità di provvedere ad una riprogettazione dell’intero edificio secondo più validi criteri di funzionalità e decoro architettonico.

Dopo una prima proposta di un certo Fra Giuseppe, che non venne adottata nonostante quest’ultimo propose due soluzioni, l’incarico venne affidato nel 1770 a Mattia Capponi che aveva mantenuto costanti rapporti con la città natale e soprattutto con i monaci camaldolesi presso i quali aveva condotto i primi studi.

L’iter progettuale per la ricostruzione del nuovo monastero è ampiamente documentato dagli elaborati originali che ci illustrano anche le varie fasi dei lavori, gli ostacoli e le problematiche derivate dal fatto di dover costruire un nuovo edificio in un luogo già edificato e senza ostacolare il normale corso degli studi dell’accademia.

La Chiesa è un tempio di grandiose dimensioni con una spaziosità e insieme gentilezze di linee che ne fanno un vero gioiello di architettura neoclassica: l’intero complesso è collocato nel nucleo storico di Cupramontana, all’interno delle mura, e la chiesa ha l’ingresso principale sulle mura stesse; da qui si accede ad uno spazio a navata unica con quattro altari laterali lungo i lati, presbiterio ed abside semicircolare a compimento dell’asse longitudinale della chiesa. L’edificio è a croce latina e rimase incompiuto in alcune decorazioni interne e nel portale, che è stato realizzato recentemente. L’articolazione spaziale è resa dalla moltitudine di paraste e colonne lisce con capitelli corinzi, addossate alle pareti longitudinali, proprio nella funzione di accentuare volumetricamente il susseguirsi di vuoti e di pieni, ovvero, delle cappelle entro lo spessore del muro tra l’una e l’altra specchiatura con la conseguente creazione di un ritmo che rende l’interno di San Lorenzo uno fra i maggiori esempi dell’architettura di Mattia Capponi. L’ultima stretta campata prima del presbiterio è caratterizzata, sui muri perimetrali a sinistra, da una porta di accesso ad altri spazi del convento e, a destra, da una porta che si apre sulla via che fiancheggia la chiesa. Il presbiterio è rialzato da un semplice gradino e senza balaustra, come nei canoni delle chiese abbaziali: è ampio e proporzionato; a destra e a sinistra, in alto, su due balconi, trovano alloggio l’organo e la cantoria.

La copertura interna è a volta a botte, segnata da costoloni che, partendo dall’architrave continuo posto circa a metà altezza, dividono la volta in specchiature quadrangolari, le quali ripetono il passo degli spazi pieni e vuoti lungo i lati della navata. Il catino absidale è contraddistinto, oltre che dai costoloni, anche da una decorazione molto fitta di rosoni a motivi floreali, contenuti entro losanghe di varia forma e dimensione. Il linguaggio architettonico è quello neoclassico di colonne, capitelli, architravi, cornici dentellate, ma allo stesso tempo si avverte il contributo dello stile barocco, attraverso l’uso, anche a fini decorativi, degli stessi elementi architettonici di stampo classicheggiante, come ad esempio le decorazioni floreali, i profili concavo-convessi di certe nicchie, il gusto per il dettaglio.

I fronti esterni, in mattoni quelli laterali, in pietra quello principale, riproducono la stessa articolazione volumetrica dell’interno. Lungo i muri perimetrali risaltano le nicchie profonde delle finestre, tali da conferire un forte senso plastico all’edificio; sul fronte principale, rialzato rispetto al piano stradale da una scalinata, il gioco volumetrico è, invece, affidato al ripetersi di paraste addossate, che disegnano un profilo spezzato per tutto il prospetto. Questo stesso profilo è ripreso e accentuato dall’architrave posto a metà altezza, al di sopra del quale il fronte termina con una sorta di profilo a capanna, dove le parti laterali sono rese molto sinteticamente da volute, mentre il corpo centrale si conclude con un timpano. Tra le paraste e le tante specchiature che risultano dal susseguirsi di linee forza-orizzontali e verticali, si collocano il portale di ingresso, anche questo con timpano triangolare nella funzione di architrave e, in asse, la grande finestra con balaustrini e timpano a profilo curvilineo, secondo il gusto tipicamente rinascimentale dell’alternanza dei frontoni.

 

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