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Alla Rocca Roveresca Senigallia ha reso omaggio ad un protagonista dei nostri giorni: il fotoreporter Giorgio Pegoli

Alla Rocca Roveresca Senigallia ha reso omaggio ad un protagonista dei nostri giorni: il fotoreporter Giorgio Pegoli

Alla Rocca Roveresca Senigallia ha reso omaggio ad un protagonista dei nostri giorni: il fotografo Giorgio PegoliSENIGALLIA – Giornata di festa per la fotografia senigalliese perché lo splendido allestimento della mostra alla Rocca roveresca, consentito dall’intervento della Fondazione Città di Senigallia e dalla catalogazione complessiva avviata dal presidente Michelangelo Guzzonato, avvince e commuove, dando finalmente al foltissimo pubblico accorso per l’occasione la possibilità di leggere la testimonianza fotogiornalistica di Giorgio Pegoli in un modo completamente nuovo con l’allineamento di stampe in grande formato sia bianco e nero sia a colori.

Il percorso espositivo alla Rocca roveresca illustra in modo chiaro il valore della fotografia umanitaria di  Giorgio Pegoli, internazionalmente segnalata da Favrod, inserendo il fotoreporter senigalliese nella sua raccolta e nei suoi libri storici sul fotogiornalismo. Il sindaco Mangialardi, che ha dato la notizia dell’iniziativa regionale che riconosce Senigallia come città della fotografia, ha spiegato come la mostra omaggio a Giorgio Pegoli apra la stagione delle grandi mostre, che prosegue a fine marzo con l’avvio dell’esposizione a Palazzo del Duca delle opere di Doisneau, cui presenzierà anche Lorenza Bravetta, consigliere per la fotografia del Ministro ai Beni culturali, autrice di una delle testimonianze in catalogo sul grande fotografo francese. Il prof. Bugatti, direttore del Musinf, ringraziando Aristide Salvalai per la bella mostra appena conclusasi a Palazzo del Duca, ha fatto notare l’importanza del lavoro sinergico di valorizzazione della storia della fotografia Senigalliese, impostasi all’attenzione mondiale per la testimonianza del Gruppo Misa di Cavalli, Ferroni e Giacomelli.

Di Giacomelli si è appena chiusa a Mosca, al museo Mamm, la mostra, inaugurata, alla presenza del sindaco Mangialardi e di Katiuscia Biondi Giacomelli, in contemporanea con quella di Cartier Bresson nell’ambito della Biennale della fotografia di Mosca. Michelangelo Guzzonato nel suo intervento alla Rocca roveresca ha segnalato come la Fondazione Città di Senigallia, nel concorrere alla realizzazione della mostra fotografica di Pegoli, in consonanza ed in collaborazione con il Comune di Senigallia, intenda iniziare un percorso funzionale al passaggio della cultura e della tecnica fotografica alle nuove generazioni. Un percorso che comprende la  conservazione, catalogazione e valorizzazione delle raccolte dei maestri della fotografia della scuola del Misa e la proposta del lavoro fotografico di professionisti contemporanei.

A tale proposito il dr. Guzzonato ha spiegato come la mostra di Pegoli in atto alla Rocca, imperniata su un particolare aspetto di Pegoli  fotogiornalista, vuole essere solamente un esempio di come si vorrà sintetizzarne più approfonditamente la sua opera completa, costituita da oltre centomila scatti fotografici. La digitalizzazione, l’informatizzazione, con studio per temi e l’analisi dei singoli temi anche attraverso l’edizione di appositi volumi, rappresenteranno futuri impegni che metteranno a disposizione dei giovani fotografi materiale didattico. Ciò in un progetto didattico che prevede la ristrutturazione polivalente a museo-scuola di fotografia dell’attuale sede del Musinf, che diverrà così sede espositiva oltre che museale, ma soprattutto scuola di fotografia per chi vorrà apprendere i segreti di questa disciplina assunta a forma artistica da non molti decenni. E in questa sede, che verrà adeguatamente attrezzata per la didattica, si potranno proporre incontri didattici, avvalendosi della collaborazione di grandi fotografi nazionali ed internazionali. La totale informatizzazione del sistema infine potrà permettere la più completa fruizione del patrimonio artistico conservato e delle nuove acquisizioni.

Lo scopo quindi è quello di focalizzare l’attenzione su “Senigallia Città della fotografia“ al tempo stesso, favorendo l’apprendimento di questa forma di comunicazione che, sempre più, assume l’aspetto di forma comunicativa prevalente. L’Assessore alla cultura Simonetta Bucari ha sottolineato come la programmazione della mostra di Giorgio Pegoli  alla Rocca roveresca sia avvenuta su richiesta e nell’ambito delle iniziative della Scuola di Pace di Senigallia con lo scopo di farne meglio conoscere l’esperienza umanitaria di fotoreporer e di utilizzarne tematicamente e didatticamente il messaggio. Come si sa  infatti Giorgio Pegoli è  molto conosciuto per essere stato autore di migliaia di scatti dedicati ai più deboli, alle donne, ai bambini.

Si tratta di scatti realizzati dentro i drammatici  scenari di guerra che hanno tormentato la seconda metà del Novecento. La caratteristica che ha dato a Pegoli una diffusa notorietà è quella di aver dedicato tutta la sua attenzione alla documentazione fotografica di un’umanità incolpevolmente sofferente per le terribili conseguenze degli eventi bellici. Costantemente  il senso della fotografia di Pegoli è stato quello di una incondizionata condanna della guerra. Il suo si manifesta come un messaggio da trasmettersi attraverso la pubblicazione delle fotografie sui i giornali per i quali ha lavorato. Un messaggio che, come la critica ha riconosciuto, è stato affidato specificamente alla comunicazione di massa, ad essa poi finalizzando il linguaggio fotografico. Linguaggio che mira dunque ad essere semplice ed immediatamente comprensibile. Ma anche un linguaggio mai soffocato dall’estemporaneità funzionale.

“Ciò  perché” ha concluso l’Assessore Bucari “l’aspirazione di Giorgio Pegoli è fondamentalmente quella di sottrarre al silenzio delle cronache le sofferenze delle vittime. E’ quindi quella di dare loro voce, presenza, protagonismo per la luce degli occhi di un bambino o di una bambina, per la grazia del sorriso di una giovane donna, per la composta nobile immagine di un’anziana, la cui umanità è travolta, ma non annullata,  dal vortice della violenza.

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