Athos Sanchini, un artista che dà forma a voli e sogni
Athos Sanchini, un artista che dà forma a voli e sogni
Fino al 21 gennaio Casa Raffaello, a Urbino, ospita una nuova personale del grande incisore contemporaneo (oggi settantenne), allievo di Maestri della Scuola del Libro, autore anche di significative opere per poeti e intellettuali del suo Novecento
di MARIA LENTI
URBINO – Athos Sanchini, dalle prime incisioni – anni Sessanta, appena diplomato – alle ultime: la seconda personale nella sua città offre il lavoro continuo, minuzioso, incessante di un artista (oggi settantenne) che, attraverso tecniche diverse (acquaforte, acquaforte e acquatinta, vernice molle e acquatinta, maniera sale-acquaforte e acquatinta, acquaforte e maniera pittorica) per una resa raffinatamente soggettiva e sui generis, riconoscibile da subito dunque, dà forma a voli e sogni, svincolati da rovelli raziocinanti, a paesaggi anche astrali, ad apparizioni.
Il nero prevale, di primo acchito, sul rosso, sul blu, sul giallo, sul fucsia, sugli aerei celesti. Un pensiero intuìto, una determinazione, un concentrato materico si libera e si scioglie in altro, in una apparizione appunto tanto astratta quanto vissuta nei turbamenti (Pensiero azzurro, 2016) e nodi (Altri mondi, 2001) e grovigli (Al Vento, 2003), dall’oscurità alla luce (Luci, 1998; La grande luce, 2010), dalla sofferenza alla leggerezza (Volo Fucsia, 2006; Volo Bleu, 2017), a uno squarcio nel buio (Scenografia magica, 2010; Meteora, 2016; Meteora, 2016-2017), cominciando da persone vaganti dentro il rosato di un’alba (Materia e Forma – Personaggi, 1971). E, ancora, vissuta nei voli (Volo rosso, Volo 2°, entrambi del 1993) la cui luminosità è controcanto del nero, del suo smarrimento e pena coscienziali.
Se, nella risultante, il colore si fa liberatorio, più arduo risalire alla spinta iniziale della composizione. Via via appaiono i fondi neri e le coperture, quasi a dire un principio e una fine, ma, a ricercarne e marcarne i capi, principio e fine possono rovesciarsi nel loro opposto dando vita ad altra sensazione. Intrinseca in ogni incisione, tale modalità tende dall’incognito a sviluppare la verità empirica di un’apparizione, dell’aprirsi cioè, nelle maglie costrittive del non sapere, della consapevolezza passata attraverso l’emozione e giunta a una sorta di compimento però sempre in progress.
In questo tragitto si scopre, pur indefinito nei suoi meandri, e si cattura il gioco dipanato tra capo e coda; si scorge vagare, tornare, correre da un punto in altro punto, emergere dai lacci una linea poetica e di poiesis.
D’altronde Athos Sanchini, allievo di Maestri della Scuola del Libro di Urbino, a sua volta docente anche all’estero, per esempio alla Fondazione Mirò di Palma di Maiorca, è autore di incisioni per poeti e intellettuali del suo Novecento – qualche nome: Bo, Bonnefoy, De Signoribus, Luzi, Alvaro Valentini, Volponi –, per paesaggi conterranei (Terra di Marca), chiamati da “La luna”, Associazione culturale e artistica di Casette d’Ete (FM) fondata con altri dall’incisore urbinate una ventina d’anni fa. Presenze di questo lavoro, cartelle a tiratura limitata, in bacheche nella mostra in corso; più ampiamente, in esposizioni a Fermo, Urbino, Saragozza, Urbania, Feltre, Pienza, Rovereto, Bagnacavallo, Ascoli Piceno, Riccione, Corridonia, Udine, ecc.
La poiesis sfila chiarore. Ed è apparizione come probabile uscita dal tunnel (Vortice, 2017), possibile salvezza (Senza titolo, 2017), sperato fiato di sollievo affiorato da un approdo schietto (Paesaggio marchigiano, 2010) .
Il percorso dall’indistinto alla luce balugina, abisso scampato alle spalle, il suo contrario. Come accade nella vita e nell’animo di chi, sensibile ad avvenimenti e vicende, attento al sussulto del proprio animo, si trova indifeso di fronte ai precipizi originati da incidenze differenti.
Il rischio nella dinamica esistenziale si situa tra l’individuazione, pur lontana, del varco e il suo raggiungimento. Si possono richiamare i gangli dolorosi e dolenti del cammino analitico del profondo. In arte, più particolarmente e all’esterno come ricezione di essa, vi si rintraccia un viaggio ogni volta in itinere, di ricerca persistente: nelle tenebre, necessità-desiderio di “riveder le stelle”. Si sa, lo stato di grazia non è concesso una volta per sempre Tutt’altro (Nebulosa, 2016-2017). L’andare riprende (Il Viaggio, 2016), verso un altrove (Senza titolo, 2017)
Nelle foto: alcune opere di Athos Sanchini; in alto Paesaggio marchigiano, del 2016
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Athos Sanchini, Apparizioni
Casa Raffaello, 21 dicembre 2017-21 gennaio 2018
Accademia Raffaello di Urbino – Associazione culturale “La Luna”
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(Catalogo a cura di Emanuele Bertoni – poesia di Eugenio De Signoribus – Nota critica di Nunzio Giustozzi – Testo di Enrico Capodaglio.)
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