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“Salviamo il mare Adriatico”: i pescatori di Fano lanciano l’allarme

“Salviamo il mare Adriatico”: i pescatori di Fano lanciano l’allarme

In tanti si sono rivolti in questi giorni alla parlamentare marchigiana Lara Ricciatti (Art.1 Mdp – Leu)

FANO – Sono preoccupati i pescatori fanesi, ma anche consapevoli. Consapevoli che anch’essi possono, per parte loro, contribuire a ridurre l’inquinamento del mare, un problema che li tocca da vicino e per risolvere il quale vorrebbero attrezzarsi al meglio. Per questo si sono rivolti in tanti alla deputata marchigiana Lara Ricciatti, loro concittadina, che ha reso noto oggi, tramite la propria pagina Facebook, i contenuti di una delle tante lettere ricevute in questi mesi.

Scrive infatti la vicecapogruppo alla Camera di Articolo 1 MDP – Liberi e Uguali: “Mi arriva dai marinai fanesi l’ennesima lettera che chiede aiuto alle Istituzioni. Sono denunce, che mi giungono da parte dei pescatori, relative all’inquinamento da plastiche che vengono disperse in mare, in particolare derivanti dalle attività di allevamento mitili. Lamentano come la dispersione di queste calze in plastica, utilizzate per la miticoltura, rappresenti un’ampia quantità dei rifiuti spiaggiati a riva e come quotidianamente queste si intreccino alle loro reti. Invocano una regolamentazione per l’utilizzo di questi impianti, con norme di carico e scarico del materiale, e ancor più domandano misure per la riconversione di questi sistemi con impianti simili a quelli introdotti in Nuova Zelanda e in Australia e già testati in Italia in regioni come il Veneto. Ossia con calze di rete non più in plastica, bensì in cotone, canapa o mater-bi. È alla politica che chiedono risposte, auspicando l’impegno di risorse FEAMP, ossia dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e per la Pesca, per la riconversione in impianti free-plastic. Un impegno in questa direzione, dicono, permetterebbe alla nostra regione di essere all’avanguardia nel raggiungimento degli obiettivi tematici per l’ambiente. Possiamo dargli forse torto? Io penso proprio di no!”

L’invasione e l’abbandono delle cosiddette “reste”, le reti di plastica utilizzate negli allevamenti di cozze e vongole, è sicuramente un fenomeno non solo locale, più volte denunciato anche dalla stampa nazionale che, per questa “plastisfera”, ha riportato le preoccupazioni dell’European Food Safety Authority sul pericolo di nanoplastiche nei cibi (una porzione di 225 grammi di cozze potrebbe contenere 7 microgrammi di microplastica) nonché i più recenti dati di Legambiente, secondo cui il 6% dei rifiuti in mare sono appunto legati al settore pesca, in particolare reti e calze da mitili.

Proprio le Marche purtroppo, dall’ultimo bilancio di Goletta Verde sullo stato dei mari italiani, sono state indicate tra le cinque regioni più inquinate con Liguria, Lazio, Campania e Calabria. E non stupisce che su questo tema i pescatori fanesi si siano rivolti alla concittadina Ricciatti, da sempre attenta alle tematiche del mare e dell’ambiente (non da ultima quella nel merito dell’installazione della nuova piattaforma ipotizzata al largo di Pesaro), per altro esponente di una coalizione come Liberi e Uguali che, in consonanza con i propri ideali, proprio ieri ha annunciato l’ingresso tra le proprie fila di Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente subito dimessasi dall’incarico.

 

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