Dal ristorante Antico Furlo di Acqualagna una decisa difesa del vero tartufo italiano
Dal ristorante Antico Furlo di Acqualagna una decisa difesa del vero tartufo italiano
di GIUSEPPE CRISTINI*
ACQUALAGNA – Il ristorante Antico Furlo di Acqualagna si racconta al femminile. Il tartufo raccontato dalla femminilità di Roberta titolare del ristorante, insieme al marito Alberto Melagrana, unita alla finezza in sala della figlia Giorgia. Entrambe si raccontano e ci raccontano il pianeta tartufo visto dalle due ragazze, di questo antico ristorante in zona Passo Furlo, dove il Duce aveva la sua stanza e dove pranzava sempre, nei suoi viaggi a Roma.
Una volta all’anno vado a degustare il tartufo bianco, appena cavato in zona e dove respiro la naturalità e il profumo della riserva naturale del Furlo, una tra le più belle e affascinanti d’Italia.
Il tartufo ci dicono le due Lady, è un elemento che può arricchire la cucina, c’è molto da valorizzare nel piatto; il tartufo dà valore alla preparazione gastronomica e toglie i grassi; il nero lo posso proporre in mille modi, ma devi conoscerlo, il bianco lo “lamelli” profondamente sul piatto e tanto basta; ma quest’anno è super caro.
E chiedo loro che cosa ne pensano, delle varie fiere del tartufo (quella di Acqualagna è appena iniziata e terminerà il 12 novembre), “è un’occasione per far conoscere i luoghi e i tartufi, ma le vedo molto commerciali e poco culturali e professionali; la comunicazione attorno alle feste deve crescere e deve essere più accurata, va cambiata l’immagine della festa ci dice Roberta, quella di Acqualagna da 52 anni è rimasta sempre la stessa .
Tra i grandi piatti al tartufo che preferisco ci dice Giorgia sicuramente tagliatelle al tartufo bianco pregiato “tutta la vita” ; mi sazia la mente oltre al palato e potrei stare tre giorni senza mangiare altro; mentre Roberta aggiunge che i cappelletti in brodo con noce moscata e tartufo bianco sono straordinari, se li presento asciutti, posso “grattugiare” anche il nero pregiato
Dal nostro colloquio fuoriesce, che i giovani oggi non conoscono il tartufo, perche’ si è abusato troppo con i succedanei; il tartufo fresco va spiegato e raccontato, i succedanei coprono tutto.
Con il tartufo aggiungo io, il ristornate non guadagna, ma è una partita di giro con il cavatore, ma rappresenta un forte richiamo di classicità gastronomica per questa terra di naturale ospitalità. Ma l’ospitalità aggiunge Giorgia, va curata ogni giorno, e solo le aziende serie curano l’accoglienza, con un sorriso e con i gesti, tutto ciò offre la dimensione di un locale e della cultura di quel luogo.
Infine Alberto Melagrana chef/patron, guarda al futuro, “molti giovani sono confusi quando compongono il piatto; Moreno Cedroni mi disse una volta, serve la voglia di osare ma anche di togliere un ingrediente piuttosto che aggiungerlo”.
In questa annata difficile per il tartufo bianco che io chiamo “l’annata della carestia del tartufo “ veramente bisogna unire le forze tra i cuochi e far crescer la cucina, farsi aiutare anche da tartufi meno nobili ma freschi, per le preparazioni di salse per le preparazioni di basi utili a costruire il piatto, poi con pochissimi grammi lo arricchisci nel finale.
Bisogna naturalmente parlare di tartufo italiano di qualità, perché se mi presentano, una bella tagliatella cotta in brodo di gallina, con burro di Malga e parmigiano reggiano 30 mesi, con tartufo bianco; non mi interessa, se quel tartufo viene dal Molise piuttosto che dal Monferrato piuttosto che dal Collio o da Pergola, a me va bene lo stesso, purché sia buono e purché sia tartufo italiano di qualità.
Il futuro non è nel difendere il provincialismo di questa o quella fiera, o di questa o quella città del tartufo (che pur restano importanti ), ma nella difesa del Tartufo italiano di qualità, dall’aggressione di tartufi stranieri, soprattutto quelli cinesi o dell’Est Europa, che godono di una fiscalità quasi a zero, mentre in Italia il commerciante paga una forte tassazione all’origine e combatte una lotta impari.
Su questo la politica italiana sbaglia e danneggia tutto un patrimonio straordinario e forte, fatto di millenni di storia che l’Italia vanta e rappresenta e che ci viene riconosciuta in tutto il mondo.
Facciamolo prima che sia troppo tardi, prima che “i buoi siano fuoriusciti dalla stalla”, vedremo se la politica romana avrà “le palle” per seguire con intelligenza, il “patrimonio tartufo italiano”, o se come al solito si pensa solo a beghe di palazzo.
*Narratore del gusto e della bellezza
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