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A 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i Caduti

A 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i Caduti A 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i Caduti

A 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i Caduti

A 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i CadutiA 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i CadutiA 100 anni dalla tragedia del Cappellini a Marina di Montemarciano sarebbe opportuno recuperare il monumento che ricorda i Caduti

MARINA DI MONTEMARCIANO – Nel 1916, durante la prima guerra mondiale, la Regia Marina decise di implementare la propria flotta con due pontoni armati, da utilizzare come batteria galleggiante per la difesa dell’Alto Adriatico. Cosicché i monitori Alfredo Cappellini e Faa’ di Bruno, inizialmente realizzati come semplici pontoni a gru, furono convertiti – fra il 1916 e il 1917 – in pontoni armati e dotati di due cannoni Vickers Armstrong da 381 mm/40 modello 1914 (sistemati in una torretta corrazzata appositamente costruita) e da vari pezzi antiaerei da 76/40mm.
Il 27 ottobre 1917, a seguito della rotta di Caporetto, i due monitori vennero rimorchiati a Venezia, ma il forte vento di scirocco fece arenare il Cappellini tra Caorle e Cortellazzo. Dopo qualche giorno il pontone poté essere disincagliato e condotto a Venezia.
Subito dopo si decise, in seguito alla costituzione della Difesa Marittima di Ancona, di rafforzarla mediante l’invio dei due monitori Faà di Bruno e Cappellini nell’Adriatico centrale.
Il 15 novembre 1917, di mattina, i due monitori lasciarono Venezia trainati dai rimorchiatori Luni (per il Cappellini) e Titano (per il Faà di Bruno) e con la scorta di quattro torpediniere. Inizialmente le condizioni meteomarine apparivano buone, con mare calmo e vento molto debole. Ma successivamente le condizioni del mare divennero proibitive. Il Cappellini andò quindi incontro a seri problemi, iniziando ad imbarcare acqua negli alloggi dell’equipaggio ed in sala macchine per via della struttura non perfettamente stagna dello scafo.
Nella notte tra il 15 ed il 16 novembre il Cappellini continuò ad imbarcare più acqua di quanta non potesse essere espulsa. Successivamente cedettero i boccaporti ed il Cappellini iniziò a traversarsi; il Luni, dopo aver tentato inutilmente di trascinare il monitore verso Ancona, decise di spingerlo verso la costa, lontana meno di due miglia, ma a quel punto i cavi che tenevano in posizione i due pezzi da 381 si ruppero ed i cannoni ruotarono verso sinistra, provocando la definitiva perdita dell’assetto. Alle 13.15, mentre il pontone era ormai fortemente sbandato, il Luni mollò i cavi di rimorchio e fece rotta su Ancona, dopo aver gettato in acqua alcuni salvagenti.
Poco dopo il Cappellini si capovolse e scivolò rapidamente sotto la superficie, tra Marzocca e Marina di Montemarciano. La scialuppa si capovolse in breve tempo e quasi tutti coloro che si trovavano in mare annegarono o – per la maggior parte – morirono assiderati: nella serata del 16 novembre il mare spiaggiò a Marzocca 45 cadaveri, mentre altri corpi furono gettati sul lido di Palombina.
Dell’equipaggio del pontone perirono il comandante Pesce e 68 tra ufficiali, sottufficiali e marinai, mentre solo quattro uomini (il sottocapo cannoniere Fernando Aldrovandi, il cannoniere Filippo Dagnino, il torpediniere Domenico Lorusso ed il marinaio Gennaro Trulli) riuscirono a salvarsi.
I corpi delle vittime vennero sepolti nel cimitero delle Grazie, a Senigallia.
Già un mese dopo l’affondamento, nel dicembre 1917, ebbero inizio le ricerche del relitto del monitore, dal quale si pensava di asportare, per riutilizzarli, i due cannoni da 381 mm. Nell’aprile 1918 due rimorchiatori riuscirono ad individuare i resti dell’unità ed in settembre il Cappellini venne imbragato con tre cavi d’acciaio allo scopo di riportarlo a galla, ma l’operazione dovette essere interrotta per le avverse condizioni meteomarine. Nel primo dopoguerra fu effettuato un nuovo di tentativo di recupero, ma, dopo il suo fallimento, il progetto venne abbandonato.
Il relitto del Cappellini venne poi individuato il 16 agosto 1980 su un fondale di soli 13-16 metri, a 2,3 miglia al traverso di Montemarciano, in posizione capovolta ed in gran parte insabbiato. Il ritrovamento fu effettuato da Enrico Scandurra, noto sub del Lido di Roma.
Nell’estate 2007 la ditta “Micoperi” ha effettuato, per conto della Marina Militare italiana, un nuovo tentativo di recupero del Cappellini, allo scopo di restaurarlo e musealizzarlo, ma i lavori, sebbene giunti a buon punto, sono stati interrotti, prima del recupero dell’unità.
A ricordo del “Cappellini” resta il tratto di lungomare
di Marina di Montemarciano, ad esso intitolato, ed il monumento fatto erigere dall’Amministrazione comunale (è stato inaugurato il 15 novembre 1998), “in onore dell’equipaggio del pontone armato monitor Alfredo Cappellini naufragato al largo di Casebruciate nella notte del 16 novembre 1917. Ed in memoria di tutti i caduti in mare”. Monumento che, attualmente, si trova, purtroppo, in condizioni di semi abbandono. Ed alla vigilia del centesimo anniversario della tragedia sarebbe più che opportuno un suo recupero. O, quantomeno, una sua sistemazione e pulizia.
Nelle foto: il pontone armato Alfredo Cappellini ed il monumento – nel quasi completo abbandono – che ricorda la tragedia, sul lungomare di Marina di Montemarciano

 

 

 

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