Senigallia e gli alberi abbattuti (o da abbattere), Badioli: “E pensare che una volta i Verdi si attaccavano ai rami pur di non farli capitozzare”
Senigallia e gli alberi abbattuti (o da abbattere), Badioli: “E pensare che una volta i Verdi si attaccavano ai rami pur di non farli capitozzare”
di LEONARDO BADIOLI
SENIGALLIA – Ma chi se ne frega degli alberi. Non servono a niente. Sporcano. Perdono le foglie e dopo tocca pulire. E se anche non perdono le foglie, tappano grondaie e caditorie; in mancanza anche di questo, muovono l’asfalto e coprono comunque il panorama.
E poi ospitano i parassiti e ci si fermano i merli, i quali si sa cosa fanno cadere dall’alto. Inoltre attirano i fulmini. Le macchine ci vanno a sbattere. Le pigne cadono in testa. Se gli alberi non sono da frutta non rendono niente; una volta tagliati, almeno recuperi la legna.
Ne hanno buttati giù 64 in Piazza del Duomo? Ah, ma adesso la piazza è molto bella. 56 al lungomare del Cesano? Ah, ma vedrai che marciapiede dopo! E tutti quelli del lungomisa? Tra poco butteranno giù anche quelli della stazione. Ma restano numeri comunque piccoli: due anni fa a Milano ne hanno buttati giù 573 in un colpo solo.
E pensare che una volta i Verdi si attaccavano ai rami pur di non farli capitozzare – non dico buttare giù la pianta. Una volta se un sindaco buttava giù gli alberi gli assegnavano il Premio Attila. Per fortuna anche i Verdi hanno fatto il loro tempo, poveracci, erano così sempliciotti! I pochi rimasti, a quanto pare, si sono fatti più ragionevoli. Liberi da quei preconcetti, gli amministratori di oggi buttano giù interi viali. Ma lo fanno a fin di bene, perché sono talmente ammalorati gli alberi che buttano già loro, che non serve nemmeno una certificazione. Poi, all’improvviso, succede che un albero cada a Marzocca senza determina del dirigente. Beh, a volte la natura fa da sé.
In qualche occasione il taglio dei viali viene fatto di notte, ma anche qui il motivo è da capire, perché il sindaco Mangialardi non è uno cui piace comparire; e se a volte si vanta di avere tagliato quattro piante, è solo perché oggi siamo tutti più liberi e disinibiti. Ma anche questo ha un senso, perché stiamo constatando, finalmente, che questa città non ha più bisogno di verde. Da quando il suo sindaco ha aderito al patto dei sindaci, quello che dovrebbe servire alla mitigazione e all’adattamento delle città ai cambiamenti climatici, ci possiamo permettere anche di buttare giù tutto; perché tanto è la politica che conta.
Un po’ goffamente il nostro Mangialardi ha anche tentato di dire che Senigallia ha due nuovi parchi alberati, quelli che sono connessi alla mitigazione degli effetti inquinanti della terza corsia dell’autostrada, quindi a saldo zero. Ma state pure tranquilli: molte di quelle piante non arriveranno a maturità piena; e poi qualcosa toccherà concedere: è tanto fatica governare tutti!
Può darsi che prima o poi qualcuno dell’opposizione chieda un bilancio energetico dopo gli abbattimenti. Per esempio sapere di quanti gradi aumenterà la temperatura o a quanta anidride carbonica ci dovremo adattare per ogni albero abbattuto. Lo strumento c’è: si chiama “gas analyzer” e si trova in commercio. Serve a valutare la quantità di ossigeno che emette una data specie, e dunque gli effetti compensativi che ne derivano rispetto al riscaldamento globale.
Ma chi se ne frega del riscaldamento globale. Quello che conta è togliere gli alberi di mezzo: si corrono meno rischi e non si spendono più i soldi per le potature. Piuttosto una cosa dovrebbe preoccupare chi pensa di diventare il nuovo sindaco della città: cosa gli resterà da governare quando tutto è stato fatto così bene dal suo predecessore?
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P.S.) Nel caso il lettore non colga l’ironia, un albero sulla testa se lo merita
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