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L’importanza dei vaccini: da Pesaro l’appello del professor Roberto Burioni

L’importanza dei vaccini: da Pesaro l’appello del professor Roberto Burioni

Alla Festa del Partito democratico si è parlato anche del caso di Senigallia: “Un’ostetrica malata – ha detto il virologo – è un grosso guaio”

L’importanza dei vaccini: da Pesaro l’appello del professor Roberto Burioni L’importanza dei vaccini: da Pesaro l’appello del professor Roberto Burioni

di PAOLO MONTANARI

PESARO – Si sapeva che il professor Roberto Burioni, ricercatore pesarese, virologo di fama internazionale, docente universitario e anche scrittore di successo, sarebbe andato a finire nella fossa dei leoni. E ci è voluto il coraggio, una scommessa vinta dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ad invitare Burioni, alla Festa dell’Unità tematica nazionale sugli Enti Locali, in un pomeriggio piovoso, ma che ha visto il pubblico delle grandi occasioni a piazzale Collenuccio.

Dicevamo parafrasando la fossa dei leoni, perché Pesaro, città di provincia che nella storia ha più volte assunto una posizione di bastian contrario, in questo momento è tra le città italiane a più basso indice di utilizzazione dei vaccini.

Basti ricordare la grande manifestazione nazionale di alcuni mesi fa al Miralfiore dove migliaia di persone, famiglie intere con bambini, hanno dimostrato contro l’uso indiscriminato dei vaccini.

E nella serata del popolo del Pd, soprattutto donne con bambini, hanno dimostrato e fischiato uno scienziato, quasi che internet e Facebook sfidasse i risultati scientifici. Ma il relativismo e il pressapochismo della nostra società porta a questi risultati.

Invece di fare un dibattito scientifico serio e costruttivo a che cosa sono serviti i fischi e (circa l’8%) una minoranza che si è alzata dalla sedia in senso di dissenso e protesta.

Tanto che lo stesso Burioni ha detto, “non è uno sgarbo nei miei confronti, ma verso il Pd che forse prende qualche voto in meno. Ma purtroppo siamo in Italia e tutti vogliono essere competenti su tutto”.

Ed è proprio su questo punto che ha voluto insistere Burioni, da molti anni ricercatore nella Grande Mela, nei più importanti laboratori. Il fondamentalismo dell’Olanda è disprezzabile in senso scientifico per le morti che provocano proprio in quelle ristrette cerchie sociali che rifiutano i vaccini. Ma la leggerezza italiana disarma i ricercatori e gli amministratori e quei politici seri che fanno appunto polis, servizio ai cittadini e salvaguardano  la loro salute.

E’ possibile, ha sottolineato, anche con passione Burioni, che i dati scientifici che affermano che l’uso dei vaccini  debellano malattie come la poliomelite, le epatiti, non devono essere prese in considerazione dalla società? Oggi domina l’effetto gregge informatico, per cui l’amico e l’amico dell’amico aderiscono a pregiudizi che non si basano su dati scientifici. Ed in questa rete possono cadere anche alcuni medici, che è meglio cambiare subito.

Pensiamo a qualche vaccino che fa scomparire il tumore. Non è meglio spendere un euro per il vaccino che spese farmaceutiche e strutture ospedaliere che fanno crescere anche il debito pubblico nazionale?

Purtroppo vi è una non conoscenza della materia e spesso i genitori sono indifesi. E vi è stato un abbassamento della guardia. Il caso dell’infermiera con il morbillo all’Ospedale di Senigallia docet. E’ vero che i vaccini del passato avevano meno efficacia, ma adesso, con la ricerca scientifica che ogni giorno scopre qualcosa di nuovo, come si possono creare questi muri di pregiudizio?

Ha fatto bene il segretario del Pd Matteo Renzi a sostenere la campagna a favore dei vaccini. Ora la campagna di educazione e comunicazione si deve spostare nelle scuole, dove spesso vi sono molte resistenze senza sapere che persone non vaccinate possono contaminare altri bambini.

Tutto è partito dalla famosa sentenza del tribunale di Rimini che sentenziò come vi era un effetto collaterale fra vaccinazione e autismo. Poi scientificamente si è dimostrato il contrario.

E’ possibile che un bambino nelle Marche pochi mesi fa sia morto di otite quando la mortalità frequente, per questa patologia, risale agli anni Trenta. Questo perché un medico omeopata decide di non trattare con terapie ospedaliere il piccolo paziente. Burioni oltre ad essere un tifoso laziale ama molto leggere e tenere un proprio sito in cui delle volte strapazza i suoi lettori, perché lo scienziato deve essere rigido e applicare le regole.

Dopo questo successo da star nei Festival dell’Unità ed in televisione, suonerà per lui la sirena della vita in politica. La sua risposta è un ni. E questo è… tutto un programma.

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Ecco quanto scrive, in un post su Facebook, il professor Roberto Burioni, sul caso dell’ostetrica del reparto di Ostetricia dell’Ospedale di Senigallia che ha contratto il morbillo.

“Un’ostetrica malata è un grosso guaio”

di ROBERTO BURIONI*

Una ostetrica dell’ospedale di Senigallia, a pochi passi da dove mi trovo, si è ammalata di morbillo. Questo è un grosso guaio. Vediamo insieme il perché.

Prima di tutto, il morbillo è una infezione molto contagiosa. Questo non solo perché chi la contrae diffonde il virus in maniera estremamente efficace, ma soprattutto perché il virus viene emesso dalla persona anche nei giorni PRECEDENTI alla malattia. In altre parole, questa ostetrica si è ammalata nel weekend dopo Ferragosto: nei giorni precedenti – pur non sentendosi male – era altamente infettiva e quindi in grado trasmettere l’infezione alle persone che ha incontrato. In concreto, chi è ammalato di morbillo infetta oltre il 90% delle persone suscettibili con cui entra in contatto.

Ma con chi è entrata in contatto? Qui viene la seconda parte del problema.

Un’ostetrica ha solitamente a che fare con donne gravide. Il morbillo, contratto durante la gravidanza, è una eventualità grave che può portare a conseguenze drammatiche per il feto. Se una delle donne gravide con cui è entrata in contatto ha contratto l’infezione, in questo momento, insieme al bimbo che porta in grembo, è in serio pericolo.

Capite che è una situazione davvero poco desiderabile, e la cosa più grave è che è facilmente evitabile. L’ostetrica non era stata vaccinata: se lo fosse stata non avrebbe potuto contrarre il morbillo e non avrebbe potuto trasmetterlo alle donne gravide. Ma tra le donne gravide rischiano solo quelle non vaccinate: chi è immunizzata è protetta e non corre alcun rischio.

Insomma, la lezione che si può trarre da questo grave fatto di cronaca è che non basta vaccinare i bambini (anche se gli adulti suscettibili sono stati bambini non vaccinati): bisogna pensare anche agli adulti.

Chi lavora in un ospedale è da un lato più esposto al contagio, dall’altro è a contatto con popolazioni più vulnerabili: DEVE VACCINARSI.

Non c’è scritto in nessuna legge ma il personale senso di responsabilità deve indurre il sanitario a questa scelta per proteggersi lui stesso e per proteggere i pazienti. Non basta: quando una donna si avvicina all’età fertile deve mettersi in regola con le vaccinazioni, perché un morbillo, una rosolia o una varicella possono trasformare nove mesi di felice attesa in un incubo terribile ed evitabile con una semplice, innocua ed efficacissima vaccinazione.

Ovvio che se l’ostetrica e le mamme sono vaccinate da bambine, il problema non esiste.

*Ricercatore, virologo di fama internazionale, docente universitario e scrittore

 

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