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“Nei Canti la parola poetica gioca la sua partita senza riserve”

“Nei Canti la parola poetica gioca la sua partita senza riserve”

Lo ha affermato Vitaliano Angelini a Urbino, durante la presentazione del libro di Paolo Maria Rocco, indicato come “una delle voci poetiche più sicure e pure della poesia italiana”

di AGATA SANNIPOLI

URBINO – Un omaggio a Urbino e un importante riconoscimento all’Autore del libro di poesie “I Canti”: questo il senso delle parole di Vitaliano Angelini nella presentazione del libro di esordio in Poesia di Paolo Maria Rocco. Ma qual è la ragione del connubio che lega Paolo M. Rocco, poeta esordiente, e la Città Ducale dei Montefeltro? Ne ha dato una convincente e bella interpretazione Vitaliano Angelini (pittore e poeta tra i più apprezzati nella ricerca artistica italiana) durante l’ampia e circostanziata presentazione del 15 Giugno scorso al Circolo cittadino urbinate, luogo di per sé carico di storia e della memoria di presenze importanti e determinanti nella ricchissima stagione artistica e culturale della città. «Non si tratta solo del dato oggettivo per cui Paolo Maria Rocco ha vissuto a Urbino per circa trent’anni – ha spiegato Angelini ad un pubblico partecipe – ma di come egli ha vissuto in prima persona e poi elaborato artisticamente il clima di grande fermento intellettuale, in epoca contemporanea, del quale si può tracciare una linea ideale che incontra esperienze quali la rivista di Lettere ed Arti Ad Libitum (che ha agito tra il 1966 e il ’69, e della quale Angelini è stato uno dei redattori insieme, per esempio, al poeta Umberto Piersanti, ndr) e l’emittente radiofonica Controradio (1978-82, della quale sia Angelini che P.M. Rocco sono stati presidenti, ndr), i cui esiti ancor oggi contribuiscono a vivificare una tradizione culturale prestigiosa. Possiamo dire che Paolo Maria Rocco con il suo esordio in Poesia con I Canti si incastona, quindi, nelle migliori esperienze artistiche di Urbino; egli rientra pienamente nel novero dei poeti che si sono formati nel clima urbinate della seconda metà del ‘900».

Riguardo, poi, alla poetica esposta dal libro I Canti (con il quale esordio Paolo M. Rocco ha vinto il Primo premio nel Festival internazionale di Poesia La Piuma di Živodrag Živković, a Zenica, in Bosnia e Herzegovina nel 2016) Angelini – dopo aver ricordato che la Poesia nasce prima della scrittura, in forma orale e commentata dalla musica – ha identificato proprio nelle origini della Poesia la ricerca poetica di Paolo M. Rocco, e ha espresso concetti molto importanti, tali da segnalare all’attenzione di poeti, critici letterari e pubblico il lavoro complessivo nella Poesia di P.M. Rocco, nativo di Napoli e oggi residente a Fano: «La parola poetica nei Canti ha la funzione di rinominare, di dare nuova origine alla conoscenza, all’esperienza e alle emozioni e, in questa direzione, la parola divenendo poesia diventa anche ‘altro’. Ci troviamo – ha continuato Angelini durante la presentazione – di fronte ad una scelta delle parole con le quali vengono trasmessi non tanto i contenuti quanto il loro senso. Si è indiscutibilmente in presenza di una poesia complessa e colta che segna precisi percorsi, determinati dalla saggezza dell’uomo che vive ed ha vissuto in piena consapevolezza il proprio tempo sapendone individuare i valori alti. La parola poetica di Paolo M. Rocco alloga, infatti, al proprio interno e cerca di precisare la genesi di un sapere che si propone non tanto, o solo, come superamento dell’aura del silenzio quanto in funzione di ricongiunzione, travolgimento del distacco che la contraddizione del vivere comporta.

Il senso della precarietà, della caducità dell’esistenza, si pone come fondamento poetico e produce una diversa rappresentazione del vero: è la germinazione di emozioni e di sensazioni che rende densi i versi dei Canti. Una nuova costruzione del reale che, appunto, si costituisce in stato poetico nel quale l’equilibrio tra ricerca letteraria e autenticità umana è arduo da mantenere e, proprio per questo, è toccante poiché suggerisce costantemente sia le ragioni della forma sia quelle della testimonianza. Le parole per il poeta, infatti, assumono una diversa posizione e significanza, egli si trova di fronte ad una dimensione indecifrabile la quale improvvisamente s’illumina come bellezza che maschera le contraddizioni, divenendo impetuosamente enigmatica. I Canti, mi pare di poter dire, ci consentono di verificare non solo un’esperienza poetica particolarmente affascinante per la sua coerenza ma emozionante anche per la vicenda esistenziale. La parola difficilmente si disgiunge da se stessa, dal suo essere, in pratica, significato e significante, e indaga sulle proprie scansioni interne restituendole alla lettura in forma di poesia. Penso, allora, che in queste pagine, ancora una volta, la parola poetica gioca la sua partita senza riserve, e che sia possibile quindi riconoscere nei Canti – per la compiutezza espressiva e la resa formale chiara, limpida, penetrante – una delle voci della poesia urbinate e italiana tra le più sicure e pure».

Questa intensa lettura critica di Vitaliano Angelini è stata accompagnata – ad intervalli prestabiliti – dalla lettura di alcune poesie tratte dai Canti, affidata alla cura attoriale di Marco Florio. Una lettura che ha dato modo al pubblico di individuare il tragitto del percorso poetico di Paolo M. Rocco e, insieme, di ribadire che la recitazione della poesia, la sua trasmissione orale, riesce a condurci in dimensioni nelle quali la parola scandita in versi acquista e restituisce dotandola – come nel caso di P.M. Rocco – di un nuovo e originale senso, anche la magia evocatrice della musica.

Su questo aspetto si è soffermato, in seguito, lo stesso Autore quando, in risposta ad un dialogo con una poetessa presente nel pubblico, ha voluto ricordare quanto Louis Ferdinand Celin diceva a proposito dello stile. Ringraziando, quindi, calorosamente Urbino per averlo ospitato, gli intervenuti, le parole così significative di Vitaliano Angelini e la recitazione di M. Florio, l’Autore ha poi enunciato alcuni aspetti della propria poesia: «Mi onora molto l’essere accostato ad una stagione culturale urbinate così feconda e importante nella lettura di Vitaliano Angelini, laddove si è voluto, con acuta sensibilità e competenza, accostare I Canti anche all’esperienza letteraria novecentesca che ha tradotto in poesia quella crisi di valori etici – e la sua critica – che ha percorso gran parte del Primo e del Secondo Novecento italiano. In questo senso, se si dice di orfismo, se riguardo alle poesie dei Canti si evoca il mito di Orfeo, ci si approssima ad una verità, che ho cercato io stesso di esperire, la cui funzione è quella di ridestare la scintilla di sacro che è in ciascuno di noi».

Nelle foto: da sinistra Paolo M. Rocco, Vitaliano Angelini, Marco Florio

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“I Canti”

BastogiLibri Editore, Roma

ISBN: 978-88-98457-85-4

Euro 13.00

 

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