Una jesina in Africa per aiutare l’agroalimentare della Namibia
Una jesina in Africa per aiutare l’agroalimentare della Namibia
La dottoressa Roberta Orletti, chimico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Marche Umbria, si racconta al Soroptimist di Ancona
ANCONA – C’è un po’ della nostra regione in Namibia, stato dell’Africa meridionale con il quale l’Italia ha stretto un accordo di collaborazione per elevare i controlli sulla sicurezza alimentare. Proprio dalle Marche, lo scorso anno, è partita Roberta Orletti, chimico jesino dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Marche Umbria. Un’esperienza lavorativa, ma anche di vita, che la scienziata ha potuto raccontare ospite ieri sera, mercoledì 12 aprile, alla riunione del Soroptimist Club di Ancona. «Una serata di grande interesse dedicata a una donna che ha messo le proprie competenze professionali al servizio dello sviluppo scientifico e relazionale dei diversi Paesi – ha detto Antonietta Daniele, presidente del Soroptimist dorico – un esempio in linea con i principi fondatori del nostro Club». La Orletti, parlando della Namibia, ha descritto «un paese molto tranquillo, senza conflitti interni e con un governo stabile e questo nonostante fino agli anni ’90 sia stata una provincia del Sudafrica con tanto di apartheid in vigore». Oggi la nazione africana è diventata un grande allevatore di carne, soprattutto bovina. Con l’export verso l’Unione Europea già realtà da diversi anni, nel corso del 2016 è arrivato l’ok anche dagli dagli Stati Uniti.
È proprio per allineare gli standard di sicurezza con gli importatori occidentali che è nata la collaborazione tra il nostro Ministero della Salute e il loro Ministero dell’Agricoltura. «La qualità della carne è molto alta – prosegue la Orletti – gli animali si muovono liberi in grandi pascoli. Hanno anche laboratori ma mancano le competenze. Da qui parte il nostro lavoro e non mancano training in Italia per i loro operatori». Il progetto ha visto collaborare l’Istituto Zooprofilattico delle Marche e dell’Umbria con quello dell’Abruzzo e del Molise. Lavorare lontani da casa per quasi un anno (da gennaio a Natale 2016) non è stato facile. «Soprattutto all’inizio – ha concluso la jesina – perché mi sono trovata al cospetto di una cultura differente, con regole di vita differenti anche se poi, alla fine, sono rimasta positivamente colpita dai rapporti umani, sinceri e leali, che regolano questa comunità. In Italia difficilmente li riscontriamo. Di contro la Namibia è un paese in cui vivono forti contraddizioni. C’è molta disparità tra chi è ricco e chi vive in condizioni di estrema povertà. Le risorse minerarie sono gestite da multinazionali straniere mentre i grandi allevamenti sono di proprietà dei discendenti bianchi dei vecchi coloni».
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