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Una stagione sempre più ricca in programma al Teatro della Fortuna di Fano

Una stagione sempre più ricca in programma al Teatro della Fortuna di FanoUna stagione sempre più ricca in programma al Teatro della Fortuna di Fano

Annunciati con largo anticipo gli appuntamenti della rassegna 2017/2018

FANO – FANOTEATRO, stagione della Fondazione Teatro della Fortuna realizzata in collaborazione con AMAT e con il contributo del Comune di Fano, della Regione Marche e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo annuncia con largo anticipo la stagione 2017/2018 che conferma la sua vocazione di luogo privilegiato per la proposta teatrale con un ricco cartellone che da ottobre a marzo offre sette titoli per ventuno serate di spettacolo. Interpreti di grande maturità scenica, testi di spessore, maestri della regia popolano il cartellone del teatro fanese che si conferma tra i più attivi e punto di riferimento del panorama regionale.

L’inaugurazione dall’11 al 13 ottobre è affidata a L’ora di ricevimento, un testo di Stefano Massini, autore fine tra i più apprezzati in Italia e all’estero, nell’interpretazione di Fabrizio Bentivoglio, ironico, intelligente, caustico e sofferente come il suo personaggio, il professore Ardèche che gestisce una classe di undicenni nella problematica banlieue di Tolosa, diretto dalla sapiente regia di Michele Placido. Lo spettacolo debutta a Fano al termine di una residenza di riallestimento.

La prima versione teatrale del capolavoro di Umberto Eco, Il nome della rosa, straordinario best seller che ha vinto il Premio Strega nel 1981 e da cui fu tratta la versione cinematografica diretta da Jean-Jacques Annaud nel 1986 con protagonista Sean Connery, arriva in scena dal 10 al 12 novembre, un omaggio al celebre scrittore firmato ancora da Stefano Massini. Leo Muscato dirige un cast di grandi interpreti – Eugenio Allegri, Giovanni Anzaldo, Giulio Baraldi, Renato Carpentieri, Luigi Diberti, Marco Gobetti, Luca Lazzareschi, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Alfonso Postiglione, Arianna Primavera, Franco Ravera, Marco Zannoni – in un crossover generazionale che non mancherà di animare un testo scritto per la scena ma all’altezza del grande romanzo.

Come stelle nel buio di Igor Esposito in scena il 6, 7 e 8 dicembre racconta la storia di due sorelle che convivono da anni in una villa immersa nel verde della collina di Posillipo. In passato, entrambe, sono state baciate dal successo. La prima, Gina, come bambina prodigio, ballerina e canterina, che però non ha saputo mantenere le aspettative. La seconda, Bianca, come grande attrice di cinema; la cui carriera, all’apice, è stata spezzata da un gravissimo incidente stradale. A interpretare le due protagoniste due straordinarie attrici italiane, Isabella Ferrari e Iaia Forte dirette dalla regia acuta e intelligente di Valerio Binasco.

Giorgio Barberio Corsetti incontra Shakespeare. L’innovatore della scena contemporanea si misura in Re Lear interpretato da Ennio Fantastichini dal 19 al 21 gennaio con il più grande drammaturgo europeo di tutti i tempi. In linea con il suo percorso di sperimentazione, orientato alle nuove tecnologie e alla drammaturgia itinerante, Corsetti si immerge nella scrittura del Bardo a partire dalla ricerca dell’immagine come elemento scenografico e drammaturgico nel tentativo di padroneggiare il futuro nel presente.

Il musical che ha incantato grandi e piccini, ripercorrendo le gesta di uno degli eroi più amati di sempre, Robin Hood, giunge a Fano dal 16 al 18 febbraio. Manuel Frattini torna a vestire i panni dell’impavido eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri, affiancato da Fatima Trotta, giovane attrice rivelazione, nota al grande pubblico come conduttrice di Made in Sud, che svelerà le sue doti di performer nel ruolo di Lady Marian. La versione 2.0 del musical di Beppe Dati, che anche stavolta è autore delle musiche e del libretto, con gli arrangiamenti di Eric Buffat, avrà una nuova regia firmata da Mauro Simone e le coreografie di Gillian Bruce.

Neri Marcorè in Quello che non ho – a FANOTEATRO dal 2 al 4 marzo – coniuga Pasolini e De Andrè con la drammaturgia e regia di Giorgio Gallione. Lo spettacolo offre un affresco teatrale che, utilizzando la forma del teatro canzone, cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro. Ispirazione principale di questo percorso sono le canzoni di De Andrè (in particolare del concept album Le nuvole) e le visioni lucide e beffarde di Pier Paolo Pasolini, apocalittiche, visionarie profezie (contenute nel poema filmico La rabbia) che raccontano di una “nuova orrenda preistoria”, che sta minando politicamente ed eticamente la società contemporanea.

La conclusione di FANOTEATRO dal 16 al 18 marzo è affidata a Non mi hai più detto… ti amo!, una commedia con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia ironica, intelligente, appassionante, cucita addosso ai due protagonisti, istrionici, esilaranti e straordinariamente affiatati diretti da Gabriele Pignotta, anche autore del testo, capaci di ragalare allo spettatore momenti di assoluto divertimento e grandissima emozione.

Rinnovo abbonamenti dal 25 maggio, nuovi abbonamenti dal 29 agosto presso il botteghino del Teatro (tel. 0721 800750).

 

mercoledì, giovedì, venerdì

11, 12, 13 OTTOBRE 2017

RESIDENZA DI RIALLESTIMENTO

L’ORA DI RICEVIMENTO

(banlieue)

Teatro Stabile dell’Umbria

L’ORA DI RICEVIMENTO

(banlieue)

 di Stefano Massini

con Fabrizio Bentivoglio

e Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani

Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori

Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti

regia Michele Placido

scena Marco Rossi

costumi Andrea Cavalletto

musiche originali Luca D’Alberto

voce cantante Federica Vincenti

luci Simone De Angelis

Il professor Ardeche è un insegnante di materie letterarie. Un disilluso, un cinico, uno spietato osservatore e un lucidissimo polemista. Fra le sue passioni svettano Rabelais e il Candide di Voltaire. Peccato che la sua classe si trovi nel cuore dell’esplosiva banlieue di Les Izards, ai margini dell’area metropolitana di Tolosa: un luogo in cui la scuola, al di là di Rabelais e di Voltaire, è una trincea contro ogni forma di degrado. La scolaresca che gli è stata affidata quest’anno è ancora una volta un crogiuolo di culture e razze, con l’incognita sempre in agguato di improvvisi crolli: nella convinzione che il vero trionfo sarebbe portare fino in fondo i suoi allievi senza perderne nessuno per strada, il professor Ardeche riceve le famiglie degli scolari ogni settimana per un’ora, dalle 11 alle 12 del giovedì. Ed è attraverso un incalzante mosaico di brevi colloqui con questa umanità assortita di madri e padri, che prende vita sulla scena l’intero anno scolastico della classe Sesta sezione C, da settembre a giugno. Al pubblico spetta il compito di immaginare i visi e le fattezze dei giovanissimi allievi, ognuno ribattezzato dal professor Ardeche con un ironico soprannome, e ognuno protagonista a suo modo di un frammento dello spettacolo. Sullo sfondo, dietro una grande vetrata, un grande albero da frutto sembra assistere impassibile all’avvicendarsi dei personaggi, al dramma dell’esclusione sociale, ai piccoli incidenti scolastici di questi giovani apprendisti della vita. E il ciclo naturale della perdita delle foglie e della successiva fioritura accompagna lo svolgersi regolare di ogni anno scolastico, suonando quasi come un paradosso davanti a quel mondo, esterno alla scuola, che di anno in anno è sempre più diverso. (Stefano Massini)

Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che il teatro italiano è poco connesso con il mutare dei tempi, tenendo conto delle trasformazioni della società. Si distinguono i testi dello scrittore e drammaturgo Stefano Massini, che ben raccontano l’evoluzione del tessuto sociale non solo italiano, ma europeo. Per questo, dopo l’avventura di 7 minuti, che con lo stesso Massini ho adattato per farne un’opera cinematografica, ho accettato con entusiasmo la proposta del Teatro Stabile dell’Umbria, nella figura di Franco Ruggieri, di essere regista a teatro di un altro lavoro di Massini, L’ora di ricevimento. Leggendo il testo, ho capito subito che tra il precedente 7 minuti e L’ora di ricevimento c’è un lavoro di continuità sui grandi cambiamenti che stanno accadendo nella storia sociale europea, cambiamenti che ci riguardano tutti. L’ora di ricevimento racconta, infatti, con verità e ironia, l’incontro–scontro culturale, sociale e religioso tra le famiglie di una classe di bambini delle periferie delle metropoli europee e un professore attento e partecipe alla crescita culturale dei suoi allievi, ma che, nel percorso dell’anno scolastico cui assistiamo, si trova a mettere in discussione il modello educativo di una classe intellettuale borghese sempre più spiazzata dai cambiamenti epocali della recente storia contemporanea. Per il ruolo del Professore ho voluto come compagno di viaggio Fabrizio Bentivoglio, un artista di rara intensità e sensibilità con cui ho già collaborato in due miei film come regista: Un eroe borghese e Del perduto amore. Con Stefano Massini e con Franco Ruggieri abbiamo subito pensato che Fabrizio fosse l’interprete ideale per questo ruolo raro per la drammaturgia italiana. A completare il cast la Compagnia dei Giovani del Teatro Stabile dell’Umbria che vede tra gli altri il “professorino” di Francesco “Bolo” Rossini, Balkissa Maiga già tra le interpreti di 7 minuti e Marouane Zotti che aveva recitato in Lehman Trilogy di Massini con la regia di Luca Ronconi. La possibilità di contribuire al percorso di crescita di un cast di giovani ha reso ancora più stimolante quest’avventura. Ho sempre pensato a un teatro d’ensemble, in cui gli attori diventino parte del progetto sia nella costruzione dei personaggi, sia facendo ricerche sulle abitudini e i costumi, non solo sul proprio personaggio, ma indagando anche su tutti gli altri. Insomma, devono diventare collaboratori stretti, preziosi, non subendo il ruolo del regista, ma diventando corpo unico con lui, dal primo attore al più giovane. (Michele Placido)

 

venerdì, sabato, domenica

10, 11, 12 NOVEMBRE 2017

IL NOME DELLA ROSA

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Teatro Stabile di Genova

Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale

in accordo con Gianluca Ramazzotti per Artù

IL NOME DELLA ROSA

di Umberto Eco

versione teatrale Stefano Massini

con [in ordine alfabetico]

Eugenio Allegri, Giovanni Anzaldo, Giulio Baraldi

Renato Carpentieri, Luigi Diberti, Marco Gobetti

Luca Lazzareschi, Daniele Marmi, Mauro Parrinello

Alfonso Postiglione, Arianna Primavera, Franco Ravera, Marco Zannoni

regia Leo Muscato

scene Margherita Palli

costumi Silvia Aymonino

luci Alessandro Verazzi

musiche Daniele D’Angelo

video Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii

con il sostegno di FIDEURAM

Il nome della rosa di Umberto Eco è pubblicato da Bompiani

La prima versione teatrale del capolavoro di Umberto Eco è l’omaggio al celebre scrittore firmato da Stefano Massini, tra gli autori teatrali più apprezzati in Italia e all’estero. Leo Muscato dirige un cast di grandi interpreti, in un crossover generazionale che non mancherà di animare un testo scritto per la scena ma all’altezza del grande romanzo.

Il nome della rosa di Umberto Eco, tradotto in 47 lingue, ha vinto il Premio Strega nel 1981, e la sua versione cinematografica è stata diretta da Jean-Jacques Annaud nel 1986, protagonista Sean Connery. La prima trasposizione teatrale di questo straordinario best seller è di Stefano Massini, scrittore e drammaturgo, autore di Lehman Trilogy.

La regia dello spettacolo è affidata a Leo Muscato, che per il Teatro Stabile di Torino ha diretto Come vi piace. Muscato, che alterna regie di prosa a quelle liriche, ha trovato nel romanzo di Eco una sfida appassionante e, nei suoi Appunti per una messa in scena, scrive:

«Dietro ad un racconto avvincente e trascinante, il romanzo di Umberto Eco nasconde una storia dagli infiniti livelli di lettura; un incrocio di segni dove ognuno ne nasconde un altro.

La struttura stessa del romanzo è di forte matrice teatrale. Vi è un prologo, una scansione temporale in sette giorni, e la suddivisione di ogni singola giornate in otto capitoli, che corrispondono alle ore liturgiche del convento (Mattutino, Laudi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri, Compieta). Ogni capitolo è introdotto da un sottotitolo utile a orientare il lettore, che in questo modo sa già cosa accade prima ancora di leggerlo; quindi la sua attenzione non è focalizzata da cosa accadrà, ma dal come. Questa modalità, a noi teatranti ricorda i cartelli di brechtiana memoria e lo straniamento che ha caratterizzato la sua drammaturgia.

La scena si apre sul finire del XIV secolo. Un vecchio frate benedettino, Adso da Melk, è intento a scrivere delle memorie in cui narra alcuni terribili avvenimenti di cui è stato testimone in gioventù. Nel nostro spettacolo, questo io narrante diventa una figura quasi kantoriana, sempre presente in scena, in stretta relazione con i fatti che lui stesso racconta, accaduti molti anni prima in un’abbazia dell’Italia settentrionale. Sotto i suoi (e i nostri) occhi si materializza un se stesso giovane, poco più che adolescente, intento a seguire gli insegnamenti di un dotto frate francescano, che nel passato era stato anche inquisitore: Guglielmo da Baskerville.

Siamo nel momento culminante della lotta tra Chiesa e Impero, che travaglia l’Europa da diversi secoli e Guglielmo da Baskerville è stato chiamato per compiere una missione, il cui fine ultimo sembra ignoto anche a lui. Su uno sfondo storico-politico-teologico, si dipana un racconto dal ritmo serrato in cui l’azione principale sembra essere la risoluzione di un giallo.

Conosciamo altri memorabili personaggi usciti dalla penna di Eco, alcuni inventati, altri realmente esistiti: l’anziano frate cieco Jorge da Burgos, il profondo conoscitore dei segreti dell’abbazia; Bernardo Gui, il terribile inquisitore dell’ordine domenicano; l’ansioso e prudentissimo Abate Abbone; il cellario Remigio da Varagine un francescano in odor d’eresia che si nasconde in quel convento e si finge benedettino; il suo fedele servitore Salvatore, un frate considerato scemo, che parla una strana lingua mista di latino, volgare, francese, tedesco e inglese; la fragile ragazza di cui s’innamora il giovane Adso; Alinardo da Grottafferrata, il più anziano di tutti, la cui demenza senile risulterà decisiva per la soluzione degli enigmi, e tanti altri ancora.

Abbiamo immaginato uno spettacolo in cui la dimensione del ricordo del vecchio Adso, potesse diventare la struttura portante dell’intero impianto scenico. Questo è concepito come una scatola magica in continua trasformazione che possa evocare i diversi luoghi dell’azione: una biblioteca, una cappella, una cella, una cucina, un ossario, una mensa, ecc.

Delle musiche originali, frammiste a canti gregoriani eseguiti a cappella dagli stessi interpreti, contribuiranno a creare dei luoghi di astrazione in cui la parola possa farsi materia per una fruizione antinaturalistica della vicenda narrata, e alimentare nello spettatore una dimensione percettiva che lo porti a dimenticarsi, per un paio d’ore, il meraviglioso film di Jean-Jacques Annaud.

Se è vero che al centro dell’opera di Eco vi è la feroce lotta fra chi si crede in possesso della verità e agisce con tutti i mezzi per difenderla, e chi al contrario concepisce la verità come la libera conquista dell’intelletto umano, è altrettanto vero che non è la fede a essere messa in discussione, ma due modi di viverla differenti. Uno guarda all’esterno, l’altro all’interno; uno è serioso, l’altro fortemente ironico. Anche per questo, se ne saremo capaci, proveremo a raccontare questa storia con una lieve leggerezza che possa qua e là sollecitare il riso, con buona pace del vecchio frate Jorge».

Ad interpretare Il nome della rosa un cast di grandi interpreti: Luca Lazzareschi (nel ruolo di Guglielmo da Baskerville), Luigi Diberti (il vecchio Adso), Renato Carpentieri (Jorge da Burgos), Eugenio Allegri (Ubertino da Casale, francescano e Bernardo Gui, inquisitore). Con loro in scena: Giovanni Anzaldo (il giovane Adso), Giulio Baraldi (Severino da Sant’ Emmerano, l’erborista), Marco Gobetti (Malachia da Hildesheim, il bibliotecario e Alinardo da Grottaferrata, monaco centenario), Daniele Marmi (Bencio, copista), Mauro Parrinello (Berengario da Arundel, l’aiuto-bibliotecario), Alfonso Postiglione (Salvatore), Arianna Primavera (una ragazza), Franco Ravera (Remigio da Varagine, cellario), Marco Zannoni (abate).

 

mercoledì, giovedì, venerdì

6, 7, 8 DICEMBRE 2017

COME STELLE NEL BUIO

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

COME STELLE NEL BUIO

di Igor Esposito

con Isabella Ferrari, Iaia Forte

regia Valerio Binasco

Come stelle nel buio racconta la storia di due sorelle che convivono da anni in una villa immersa nel verde della collina di Posillipo. In passato, entrambe, sono state baciate dal successo. La prima, Gina, come bambina prodigio: ballerina e canterina, che però non ha saputo mantenere le aspettative. La seconda, Bianca, come grande attrice di cinema; la cui carriera, all’apice, è stata spezzata da un gravissimo incidente stradale che l’ha costretta a passare il resto dei suoi giorni su una sedia a rotelle. E così, ora, Bianca vive immersa nella malinconia, ricordando il suo glorioso passato fatto di film, interviste e tappeti rossi. Gina, invece, è sprofondata nell’alcolismo; delira e sfoga la sua frustrazione maltrattando la sorella, mentre progetta, in un crescendo di follia, di ritornare in scena come quando era bambina. Ma, ormai, le luci della ribalta si sono spente per sempre e quello che resta sono i volti di due stelle nel buio della vanità; dove, in un tenebroso chiaroscuro, con tinte da noir, si confondono vittima e carnefice, mentre la vita scorre, ironica e grottesca, senza assoluzione né salvezza. Forse, solo quando il sipario dei giorni sta ormai per calare, in riva al mare, le due sorelle si lasciano cullare da un’inedita tenerezza e, riconoscendosi in tutta la loro umana debolezza, si perdonano, capendo che la vita sarebbe stata diversa se non fosse stata bruciata dall’odio e dal rancore.


venerdì, sabato, domenica

19, 20, 21 GENNAIO 2018

RE LEAR

Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Teatro Biondo – Stabile di Palermo

RE LEAR

 di William Shakespeare

con Ennio Fantastichini [nel ruolo di Re Lear]

Michele Di Mauro, Roberto Rustioni, Francesco Villano,

Francesca Ciocchetti, Sara Putignano, Silvia D’Amico, Mariano Pirrello,

Gabriele Portoghese, Andrea Di Casa

e altri interpreti in via di definizione

regia Giorgio Barberio Corsetti

scene e costumi Francesco Esposito

Giorgio Barberio Corsetti incontra Shakespeare. L’innovatore della scena contemporanea si misura con il più grande drammaturgo europeo di tutti i tempi, riletto o combattuto, recitato, danzato, musicato. Così, la scrittura diventa scena tramutandosi in visioni e linguaggi, dove il teatro è virtualità per meglio muoversi tra gli inganni e i trabocchetti di una vita irreale. In linea con il suo percorso di sperimentazione, orientato alle nuove tecnologie e alla drammaturgia itinerante, Corsetti si immerge nella scrittura del bardo a partire dalla ricerca dell’immagine come elemento scenografico e drammaturgico nel tentativo di padroneggiare il futuro nel presente. Una sinfonia infernale, in crescendo fino all’apice della demenza e del caos: la distruzione finale, con i superstiti che raccolgono le spoglie. Il tempo di questo Lear è adesso, in un mondo fluttuante dove l’economia e la finanza slittano da una crisi all’altra. Lear vuole ritrovare la giovinezza perduta, abbandonare le cure del regno, il peso delle responsabilità, poter vagare con i suoi cavalieri da un palazzo all’altro e occuparsi solo del proprio piacere. Allo stesso tempo, vuole essere amato, perché pensa che il sentimento delle figlie sia una garanzia, un investimento che gli permetterà di vivere spensierato in una seconda giovinezza. Il Re Lear è una tragedia di padri e figli. Lear e le sue figlie, Gloucester ed i suoi figli. I padri fraintendono i figli, i figli tradiscono i padri. Oppure li salvano: paternità e eredità, trasmissione ed usurpazione, passaggio di potere ridotto ai termini essenziali.

 

venerdì, sabato, domenica

16, 17, 18 FEBBRAIO 2018

ROBIN HOOD

il musical

Tunnel – Medina Produzioni

ROBIN HOOD

il musical

di Beppe Dati

con Manuel Frattini

regia Mauro Simone

coreografie Gillian Bruce

Tunnel e Medina Produzioni riportano in scena, a partire da ottobre 2017, il musical che ha incantato grandi e piccini, ripercorrendo le gesta di uno degli eroi più amati di sempre: Robin Hood.

Manuel Frattini torna a vestire i panni dell’impavido eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri, affiancato da Fatima Trotta, giovane attrice rivelazione, nota al grande pubblico come conduttrice di Made in Sud, che svelerà le sue doti di performer nel ruolo di Lady Marian. La versione 2.0 del musical di Beppe Dati, che anche stavolta è autore delle musiche e del libretto, con gli arrangiamenti di Eric Buffat, avrà una nuova regia firmata da Mauro Simone e le coreografie di Gillian Bruce.

Robin Hood il musical narra le avventure del coraggioso ladro gentiluomo e di tutti i personaggi che animano la foresta di Sherwood: Robin e Lady Marian, il simpatico Little John, fidato amico di Robin che lo accompagna in tutte le sue avventure; Lady Belt, amica del cuore e confidente di Marian; l’improbabile e disonesto Principe Giovanni e il suo perfido consigliere Sir Snake; l’affettuoso e generoso Fra Tuck e, ancora, gli amici di Robin, avventori, banditi, arcieri, dame, ancelle e servitori, saranno protagonisti di questa leggenda senza tempo che vuole raccontare come un uomo può diventare un eroe. Ambizione, coraggio, amore e avventura, in un grande musical originale per tutta la famiglia.

 

venerdì, sabato, domenica

2, 3, 4 MARZO 2018

QUELLO CHE NON HO

canzoni di Fabrizio De Andrè

Teatro dell’Archivolto

QUELLO CHE NON HO

canzoni di Fabrizio De Andrè

con Neri Marcorè

Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini voci e chitarre

drammaturgia e regia Giorgio Gallione

arrangiamenti musicali Paolo Silvestri

collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa

scene e costumi Guido Fiorato

luci Aldo Mantovani

un ringraziamento a Stefano Benni, Massimo Bubola

Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Michele Serra e Fondazione De Andrè

dedicato a Pier Paolo Pasolini

 Quello che non ho è un affresco teatrale che, utilizzando la forma del teatro canzone, cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro. Ispirazione principale di questo percorso sono le canzoni di De Andrè (in particolare del concept album “Le nuvole”) e le visioni lucide e beffarde di Pier Paolo Pasolini, apocalittiche, visionarie profezie (contenute nel poema filmico “La rabbia”) che raccontano di una “nuova orrenda preistoria”, che sta minando politicamente ed eticamente la società contemporanea. Ci serviremo per questo di storie emblematiche, quasi parabole del presente, che raccontano (anche in forma satirica) nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. Storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, di ribellione, di guerra, di illegalità, rileggendole col filtro grottesco, ghignante e aristofanesco, che De Andrè ha utilizzato ne Le nuvole.

Come può un artista, un intellettuale, raccontare a chi non l’ha vissuto cosa è stato il nostro tempo? Una volta chiesero a un direttore d’orchestra, Furtwangler: “Quanto dura il concerto di Mozart che lei dirigerà stasera?” E il direttore rispose: “Per lei dura quarantadue minuti… per chi ama la musica dura da 300 anni! Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri, parole. Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi di Leonardo “seguiamo la fantasia esatta”, di Mozart “siamo allievi del mondo”, di Rameau “trovo sacro il disordine che è in me”, di Monet “voglio un colore che tutti li contenga”, di Fabrizio De Andrè “vado alla ricerca di una goccia di splendore”, fino alle utopiche provocazioni di Pasolini “è venuta ormai l’ora di trasformarsi in contestazione vivente”.

Così viaggiando “in direzione ostinata e contraria” si favoleggia del Sesto continente, un’enorme Atlantide di rifiuti di plastica (grande 2 volte e mezzo l’Italia) che galleggia al largo delle Hawaii; di evoluti roditori, nuovi padroni del mondo, che inaugurano il regno di Emmenthal (…dopo Neanderthal); di surreali, realissime interrogazioni parlamentari che lamentano la scomparsa di Clarabella (?!) dai gadget dell’acqua minerale; di guerre civili causate dal coltan, minerale indispensabile per far funzionare telefonini e playstation, di economia in “decrescita felice” che propone la pizza da un euro (una normale margherita, grande però come un euro…), costruendo così un mosaico variegato di storie (anche in forma di canzone) che si muove tra satira, racconto e suggestione poetica.

Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con Quello che non ho siamo di fronte a un anomalo, reinventato esempio di teatro canzone (sostenuto e arricchito in scena da tre chitarristi/cantanti dal talento virtuosistico) che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato (De Andrè e Pasolini) prova a costruire una visione personale dell’oggi. Un tempo nuovo e in parte inesplorato in cerca di idee e ideali.

Le canzoni di Fabrizio De Andrè presenti nello spettacolo sono:

Se ti tagliassero a pezzetti (De Andrè _ Bubola); Una storia sbagliata (De Andrè – Bubola); Ottocento (De Andrè – Pagani); Don Raffaè (De Andrè – Pagani- Bubola); Quello che non ho (De Andrè – Bubola); Khorakhanè (A forza di essere vento) (De Andrè – Fossati); Smisurata preghiera (De Andrè – Fossati); Dolcenera (De Andrè – Fossati); Volta la carta (De Andrè – Bubola); Canzone per l’estate (De Andrè – De Gregori).

 

venerdì, sabato, domenica

16, 17, 18 MARZO 2018

NON MI HAI PIÙ DETTO… TI AMO!

Milleluci Entertainment

NON MI HAI PIÙ DETTO… TI AMO!

testo e regia Gabriele Pignotta

con Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia

Una commedia ironica, intelligente, appassionante, cucita addosso a due protagonisti perfetti, istrionici, esilaranti e straordinariamente affiatati. Un progetto produttivo ambizioso, un allestimento di altissimo livello che saprà regalare allo spettatore momenti di assoluto divertimento e di grandissima emozione.

La famiglia è ancora il cardine della società  e il nostro punto di riferimento assoluto ? Come si stanno evolvendo le nostre famiglie  alla luce delle trasformazioni sociali, politiche ed economiche  in atto? E’ questo il tema attualissimo sul quale nasce e si sviluppa questa ironica e sorprendente  “piece” teatrale.  In sintesi si tratta della storia di una famiglia italiana contemporanea ,costretta ad affrontare  un  cambiamento traumatico improvviso che, alla fine di un percorso umano difficile ed intenso , si ritroverà completamente trasformata e  forse più preparata a sopravvivere. Lorella Cuccarini, al culmine della sua maturazione artistica,  accetta la sfida di  interpretare straordinariamente il ruolo che le è più congeniale, quello di una madre, Serena, che trova la forza  di mettersi in discussione. In seguito ad un imprevedibile, ma forse “salvifico” incidente di percorso infatti, questa super-mamma e moglie perfetta, che porta sulle sue spalle tutta l’organizzazione e la responsabilità della famiglia, capisce che forse questo ruolo non è più funzionale alla sua felicità e  con grande coraggio decide  di  recuperare se stessa e il suo essere donna rimettendo completamente in gioco l’equilibrio su cui poggia l’intera famiglia.  Suo marito Giulio (un ineguagliabile Giampiero Ingrassia)  inizialmente   destabilizzato da questo repentino cambiamento,  troverà la forza di reagire, riscoprendo finalmente  il suo ruolo di padre e di “genitore” per  troppo tempo delegato passivamente alla moglie. Anche i due figli (Tiziana e Matteo), due ragazzi di vent’anni, andranno incontro ad  una crisi profonda esattamente come i loro genitori, ma quando tutto sembra portare verso la più amara delle disgregazioni familiari,  ognuno  riuscirà a   trovare delle risorse interiori inaspettate che porteranno la famiglia a ricomporsi con un avvincente finale a sorpresa!  La lezione che tutti avremo imparato è che forse oggi  la  famiglia per sopravvivere ai cambiamenti, deve essere anche lo spazio per l’individuo  e non solo per il ruolo (madre, padre, figlio).

RINNOVO ABBONAMENTI

da giovedì 25 maggio a domenica 25 giugno

diritto di prelazione riservato agli abbonati della passata stagione teatrale con conferma turno e posto

da lunedì 26 giugno a mercoledì 5 luglio

diritto di prelazione riservato agli abbonati della passata stagione teatrale con possibilità di cambi turno e/o posto

NUOVI ABBONAMENTI

da martedì 29 agosto a sabato 30 settembre

ogni persona può acquistare e rinnovare, in una sola volta, non più di quattro abbonamenti.

L’abbonamento è al portatore e può essere ceduto ad altra persona.

Per conservare il posto della passata stagione è necessario confermare l’abbonamento entro il 25 giugno.

Entro il 5 luglio è invece possibile usufruire del diritto di prelazione per il cambio di turno e/o posto.

BOTTEGHINO TEATRO DELLA FORTUNA[Piazza XX Settembre n. 1 tel. 0721 800750]

in campagna abbonamenti tutti i giorni con orario 17.30 – 19.30; merc, sab e dom anche 10.30 – 12.30

ABBONAMENTO [ 7 SPETTACOLI]

settore A € 165    settore B € 130     settore C € 100

Speciale Giovani

settore B € 100    settore C € 70

*riservato ai giovani fino a 26 anni

Speciale Scuola

settore B € 75    settore C € 65

Speciale BCC Fano

settore A  € 148    settore B € 117    settore C € 90

 VENDITA BIGLIETTI

da mercoledì 4 ottobre vendita biglietti per tutti gli spettacoli

BOTTEGHINO TEATRO DELLA FORTUNA

per la vendita dei biglietti dal merc al sab dalle ore 17.30 alle ore 19.30; il merc e il sab anche dalle ore 10.30 alle ore 12.30. Nei giorni di spettacolo feriali con orario 10.30 – 12.30 e dalle 17.30 ad inizio rappresentazione; nei giorni di spettacolo festivi con orario 10.30 – 12.30 e dalle 15 ad inizio rappresentazione.

BIGLIETTI

settore A € 25 € 20 ridotto*    settore B € 20 € 15 ridotto*

settore C € 15 € 10 ridotto*    settore D € 10 € 8 ridotto*

*riservato ai giovani fino a 26 anni

Speciale BCC

settore A € 22    settore B € 18    settore C € 13    settore D € 9

Speciale Scuola

settore B € 13   settore C € 10    settore D € 8

PAGAMENTI

abbonamenti e biglietti possono essere pagati per contanti, con carta di credito e bancomat.

VENDITA ON-LINE

www.amatmarche.net

www.vivaticket.it

 INIZIO SPETTACOLI

feriali ore 21

festivi ore 17

INFO

Botteghino Teatro della Fortuna tel. 0721 800750

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