SENIGALLIA / Il Musinf ricorda l’artista Mirella Bentivoglio
SENIGALLIA / Il Musinf ricorda l’artista Mirella Bentivoglio
SENIGALLIA – Venerdì sera al Musinf l’incontro dei fotografi per il corso di fotogiornalismo sarà aperto da un minuto di silenzio e dalla proiezione di un video per onorare il ricordo di Mirella Bentivoglio, protagonista di rilievo dell’arte italiana del secondo Novecento. Su invito del prof. Bugatti, era stata fondatrice, con Eugenio Miccini e Chiara Diamantini, della oggi vasta raccolta di poesia visiva e di libri d’artista del Musinf di Senigallia. Di questa raccolta Chiara Diamantini e Alfonso Napolitano hanno recentemente completato le operazioni di fotografia e catalogazione sistematica.
Mirella Bentivoglio è morta a Roma mercoledì scorso. Tra le storiche mostre organizzate da Mirella Bentivoglio risalta Volùmina, il libro oggetto rivisitato dalla donna artista del nostro secolo. Mostra che fu allestita alla Rocca Roveresca nel 1990. “C’è da credere a un rapporto profondo tra la donna e l’alfabeto, e non solo perché per prima ne trasmette la forma ai figli” aveva scritto Mirella Bentivoglio nell’introduzione a “Materializzazione del linguaggio” per la Biennale di Venezia del1978. Poetessa e artista verbovisiva era nata a Klagenfurt (Austria) nel 1922. Figlia di Margherita Cavalli e dello lo scienziato Ernesto Bertarelli, dopo aver trascorso gli anni dell’infanzia a Milano, studiò nella Svizzera tedesca e in Inghilterra fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel 1949 sposò Ludovico Matteo Bentivoglio, professore di diritto spaziale ed esperto presso l’ONU di problemi concernenti lo spazio cosmico. Dal loro matrimonio sono nate tre figlie, Marina (1950), Leonetta (1952) e Ilaria (1960). Nel 1943 pubblicò la sua prima raccolta di poesie Giardino (Scheiwiller), seguita da Calendario (Vallecchi) 1968.
Dopo aver seguito un seminario di studi americani a Salisburgo nel 1959, iniziò a occuparsi di critica d’arte, realizzando un lavoro monografico su Ben Shahn, pubblicato da De Luca nel 1963. Nel ’68 ottenne l’idoneità all’insegnamento di Estetica e Storia dell’arte nelle Accademie italiane. Per prima in Italia, a partire dagli anni Settanta, coinvolse le artiste in mostre internazionali. Aveva scelto fin dagli anni Sessanta l’ambito operativo dell’espressione verbovisiva, inteso come configurazione di lettere e parole. Quindi inteso come Poesia Concreta e coniugazione di immagini e parole. Ha organizzato numerose mostre collettive incentrate su questi temi e il suo lavoro sul femminile nell’arte si è espresso con l’organizzazione di eventi considerati riferimento fondamentale per il tema di genere. Nel 1971 organizzò l’Esposizione Internazionale di Operatrici Visuali al Centro Tool di Milano. Di conseguenza fu invitata a curare la mostra “Materializzazione del linguaggio” per la Biennale di Venezia del ’78. Nel catalogo spiegò come che la donna fosse stata “smaterializzata in passato nella sublimità astratta della sua pubblica immagine, parallela ad una pubblica assenza, essendo privatamente confinata nel contatto quotidiano e esclusivo con le materie”. Aveva chiarito come la donna fosse finita con il porre tutta se stessa in un mondo derealizzato nei meccanismi ripetitivi. Concludendo che “le nuove forme di poesia risultavano la riappropriazione di ciò che, insieme con l’uomo, la donna ha elaborato dalle sedi primarie dell’esistenza”. E’ in tale contesto che il linguaggio, scrittura-spazio e suono-tempo riescono a ricreare l’unità sotto il segno di uno strano ritmo intessuto. Perché una connotazione veramente particolare di queste operazioni femminili è di trasformare il linguaggio in tessile, forse come prova di penetrazione nell’inconscio e dell’incontro della donna con il suo mito. Quello del Il filo delle Parche, di Arianna, di Aracne. Filo di un discorso spezzato, che sembra venire ripreso.
Tra le tantissime mostre organizzate da Mirella Bentivoglio si possono ricordare, oltre al citato Volùmina, Post scriptum. Artiste italiane tra linguaggio e immagine negli anni Sessanta e Settanta (Ferrara, 1998), (S)cripturae. Le scritture segrete: artiste tra linguaggio e immagine, (Padova, 2001) e la recente Poesia visiva, dedicata alla donazione di Mirella Bentivoglio al MART (Rovereto, 2011). Ha inoltre curato varie mostre sulle futuriste italiane nelle arti visive in Italia e all’estero. Nella sua attività teorica ha coniato neologismi come il Librismo, termine varato nel 1990 per indicare spinta a portare nel libro il mondo della comunicazione. E’ stata chiamata ad esporre numerose volte alla Biennale di Venezia, alla Biennale di San Paolo del Brasile, al Centre Pompidou di Parigi, a Documenta, al Moma, a Palazzo Pitti. Le sue opere sono entrate a far parte di collezioni, come quella del Getty Institute di Los Angeles, del Museo della donna di Washington. Numerose sono state le sue esperienze nel campo della performance e della poesia fonetica (Lettura come poesia, Gubbio 1979, Into the blue, Los Angeles 1994, ecc.). La sua ricerca, inizialmente orientata sulla Poesia concreta, è poi diventata Visiva. Memorabili sono Gabbia (Ho) del ’66, Il cuore della consumatrice ubbidiente del ’75, Ti amo del ’70. Il suo lavoro si configura come una riflessione continua sul linguaggio e sugli slittamenti di senso possibili con il gioco di frammentazione e spostamento, come avviene nella cartella Monumento del ’68 (con Annalisa Alloatti). In questa opera l’artista intende smantellare il Monumento attraverso le lettere del suo nome.
Si tratta di una storia costruita con gli elementi alfabetici di quella sola parola. Anagrammando il termine riesce a trovarne altri che contribuiscono a rendere precaria l’identità del codice scrittorio, mettendo sempre in pratica uno sforzo di “segretezza rivelatrice” vicino all’ambito enigmistico, ricco di valore poetico. Anche la tridimensionalità entra nella sua opera con I trucchi della scrittura del ’72 in cui gioca con le parole “Essere sul punto di” in senso spaziale. Il livello sperimentale delle sue opere, approfondito dalla interazione con le immagini, si è mostrato particolarmente interessato a figure archetipiche come l’uovo, simbolo di origine primigenia, che utilizza in diversi contesti e tecniche come nell’Ovo di Gubbio, una grande opera ambientale in pietra del ’76, Operazione Orfeo (L’uovo nella caverna) dell’ 82-85, Da uovo a zero, opera a tecnica mista dell’84, la scultura in legno Hyper Ovum dell’87, il libro-oggetto Il seme del libro dell’82, fino allo Strip tease alchemico (Armature) dell’89, montaggio fotografico da un’azione dello stesso anno. Per la Bibliografia ricordiamo “Mirella Bentivoglio, dalla parola al simbolo”, catalogo mostra a cura di M.G. Tolomeo, R. Barilli, Palazzo delle Esposizioni di Roma,1996 (De Luca), Poesia visiva. La donazione di Mirella Bentivoglio al Mart, catalogo della mostra a cura di D. Ferrari, Mart, Rovereto, 2012 (SilvanaEditoriale).
Nella foto: Mirella Bentivoglio in uno scatto del fotografo Ruggero Passeri
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